IL CASO PICCOLA PACE A GERUSALEMME La cupola cadeva a pezzi tra le ri picche di cattolici, greci, siriaci, armeni, etiopi e copti Tregua fra cristian i sul Santo Sepolcro Dopo secoli di risse 6 confessioni rivali si accordano per il restauro
domenica 7 aprile 1996 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV VIA i mercanti dal tempio: Gerusalemme ne ha viste tante con
le sue cupole bianche e grigie sotto il sole di Pasqua, le sue pietre
contese a centimetri per la gloria dell'Eccelso. Doveva vedere
finalmente anche questa: una tregua nella lotta che fa a pezzi da
centinaia di anni il Santo Sepolcro, conteso fra sei fedi cristiane.
Finalmente si stanno smantellando i ponteggi della cupola minore,
metallo nero sulla calce bianca, una grande croce scintillante in
vetta, e si comincia a restaurare l'interno della cupola grande,
quella che copre proprio la tomba da cui Gesù Cristo è risorto.
Greco-ortodossi, cattolici guidati dai francescani, la millenaria
custodia di Terrasanta, armeni, copti, etiopi, siriaci. Ai primi tre
è andata la porzione maggiore del tempio; agli altri, un angolo, un
paio di seggiole, una cripta; ai poveri etiopi soltanto il tetto su
cui pregare sognando (ma solo sognando) di scendere una volta in
basso. La storia della Chiesa è fatta di candelabri tirati in testa
solo perché un greco-ortodosso spolverava una croce cattolica, di
spintoni fra gruppi di preti e di fedeli che s'incrociavano durante
una processione interna alla chiesa per sbaglio o anche per malizia;
di antichi documenti legali rubati o falsificati. Prima dell'avvento
del sultano turco, i francescani erano i padroni indisturbati del
Santo Sepolcro e di quasi tutti gli altri beni della Chiesa in
Terrasanta. Poi i greco-elleni buttarono nel fuoco gran parte delle
carte che comprovavano i diritti cattolici, e cominciarono ad
allargarsi quanto più poterono sui possedimenti francescani. Fu una
lotta nel corso del XVI e XVII secolo fatta a colpi di spada e di
scudi d'oro sullo sfondo delle guerre turco-europee. I greco-elleni
tirarono fuori anche un testamento falso di Maometto che regalava
loro tutti i santuari cattolici. Intanto sopravvennero le varie altre
comunità cristiane reclamando la protezione temporale di questo o di
quello, e che fosse data loro almeno una fettina del Santo Sepolcro.
Nel 1808 gli armeni, poiché non erano soddisfatti, dettero fuoco a
tutto l'edificio: da allora chiunque ha tentato di restaurare un
pezzo del Santo Sepolcro bruciato e ce l'ha fatta, di fatto se n'è
impossessato. Da qui l'immobilismo che è sfociato nell'intoccabile
status quo del 1852. Le chiavi, visto che i cristiani seguitavano a
combattersi fra di loro, furono affidate a una famiglia musulmana che
tuttora apre il santuario di mattina e lo serra quando viene la
notte. E una scaletta a pioli di legno, appoggiata a un cornicione,
è là da ben 150 anni, perché nessuna fede ha dato all'altra il
permesso di spostarla.
Terrasanta, padre Claudio Baratto, francescano, di fatto portavoce
della Chiesa cattolica-latina in Terrasanta - stiamo per iniziare,
d'accordo con i greci-ortodossi, il restauro della cupola grande il
cui mosaico dev'essere sostituito. È stata finalmente approvata una
raffigurazione di luci e ispirazioni celesti, molto astratta e bella,
che dovrà soddisfare i gusti di tutti. E poi finalmente speriamo di
sistemare la facciata, che casca a pezzi, e l'insieme delle strutture
murarie, che non stanno affatto bene di salute. Il direttore tedesco
dell'istituzione benefica che finanzia il restauro, Helmut Konitza,
da sei anni in Israele, sempre immerso in qualche udienza presso un
capo religioso o l'altro, sospira:
vale milioni di dollari - dice Konitza - ma guai se una di esse mette
mano al portafoglio. L'altra si sente subito deprivata del suo
potere. Così cerchiamo sempre disperatamente fondi privati, enormi e
faticosi. Padre Baratto, animato dalla buona volontà e anche dalla
memoria di quando ha dormito per anni asserragliato persino di notte
dentro il Santo Sepolcro, dice che questo monumento è uno dei più
santi e dei più cari a tutta la cristianità :
cristianità che qui va accolta e rispettata, dall'a alla zeta e
aggiunge speranzoso che è tempo di rimettere in piedi anche la
torre. Non c'è nulla qui, proprio nulla, che le divisioni e le
invidie non abbiano eroso fino in fondo. Fiamma Nirenstein
