IL CASO LO SPETTRO DI HEBRONGATE Lo scivolone di Netanyahu
martedì 4 marzo 1997 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV A volte si sogna di volare, di essere portati in trionfo, di
ricevere un tesoro in regalo. Poi, ci si sveglia, e mestamente si
prepara il solito caffè . È quello che è successo a Bibi Netanyahu:
è stato un malinconico giorno dopo quello che il leader israeliano
ha trascorso all'indomani dell'assemblea del suo partito, il Likud.
Un incontro di massa, che doveva dimostrare al pubblico locale e
internazionale quanto il primo ministro nonostante la sorte avversa
sia ancora ben in sella. Invece, ieri, nessun giornale israeliano è
uscito senza gridare in prima pagina allo scandalo per il cattivo
gusto e il tronfio protagonismo di un leader che invece avrebbe molti
buoni motivi per darsi, proprio in questo momento, un contegno da
statista al di sopra delle beghe. Anche la televisione, persino il
canale nazionale, persino i compagni di partito di Netanyahu, tutti
si sono detti costernati e stupefatti dell'assemblea del giorno
avanti. Ormai da più di un mese Netanyahu è sotto il torchio della
stampa e anche della giustizia per una brutta storia: secondo una
che ha dato la notizia al telegiornale del primo
canale, il primo ministro avrebbe venduto allo Shas, il partito
religioso sefardita, la carica (pietra angolare dello stato di
diritto) di Avvocato dello Stato a un certo Baron in cambio del voto
per lo sgombero di Hebron. Ormai è diventato il famoso scambio
Baron-Hebron. Con lui, implicati nello scandalo, due personaggi poco
simpatici al pubblico israeliano, perfino del Likud: il primo è
Yvette Lieberman, il suo segretario, un vero Rasputin, un misterioso
russo che pare possedere ambo le del cuore del suo leader,
uno che lo difende e lo comanda fino alla morte, uno scherano col
volto da circasso. L'altro è il ministro della Giustizia Tzachi
Hanegbi, un duro con la voce quieta e l'aria da bullo, figlio della
grande pasionaria dei Territori Geula Cohen. I due sono inquisiti e
interrogati dalla polizia come Bibi per lo scandalo Baron-Hebron: e
quindi non ha fatto un bell'effetto al pubblico israeliano che il
primo ministro, entrato nella sala di Tel Aviv tra i canti di molti
suoi nerboruti attivisti che intonavano un eroico ritornello:
abbatteranno dopo aver preso il microfono alle 8 precise, in tempo
per il tg, abbia citato e ringraziato soltanto quei suoi due compagni
di sventura, dimenticando che esiste un partito, un governo, dei
ministri che sono i suoi compagni di strada, personaggi di primo
piano come Ariel Sharon, o come il ministro del Tesoro Dan Meridor o
come Yitzhak Mordechai, il suo ministro della Difesa, che giocano
oggi un ruolo di primo piano. Netanyahu il suo microfono non l'ha
più lasciato per un'ora consecutiva; tutti gli interventi erano
stati programmati al minuto, e quando Benny Begin, il ministro
dimissionario, il suo grande oppositore, il figlio del grande Menahem
è riuscito a parlare per qualche minuto, mal gliene incolse: le sue
parole di biasimo sono state accolte con grida di Boged] ,
Traditore] , proprio come un tempo la massa del Likud gridava a
Peres, e prima ancora a Rabin. Dunque, l'unico oppositore è stato
messo a tacere con la forza, mentre il discorso di Neta nyahu, tutto
accordato sui toni del tema più popolare e forte, Gerusalemme, è
stato osannato molto al di là della capacità di sopportazione della
stampa e della tv locale sempre assetate di opposizione alla maniera
americana, che non hanno mancato di bastonare il primo ministro. Le
reazioni sono dure anche dentro il Likud. Il ministro del Tesoro, Dan
Meridor, si è detto
l'intero meeting era sotto il segno dell'inchiesta giudiziaria e non
trattava i problemi del governo e del partito. Questo - ha aggiunto
Meridor - non si confà a un partito democratico perché si configura
come una lotta contro il sistema giudiziario. Il deputato Uzi
Landau, una figura morale della destra del Likud, ha definito
l'assemblea . Un altro rappresentante del
Likud, senza complimenti: . Ariel Sharon,
quando il suo primo ministro ha citato e , si è
preso il pancione in mano, ed è scoppiato in una grande risata. Ma
il pubblico applaudiva, e Netanyahu non se n'è accorto. Con questa
assemblea così esageratamente retorica Netanyahu rischia di rovinare
il tentativo di restituire al Likud un ideale: Gerusalemme. Dopo che
ha stretto la mano ad Arafat, dopo che ha sostituito Hebron, dopo che
ha firmato l'Accordo di Oslo, è la sua ultima carta per raccogliere
intorno a sé i frammenti dispersi del suo partito. Che però , in
queste ore, si sente tradito, almeno fra i suoi leader più
importanti. Fiamma Nirenstein