IL CASO LA MOGLIE DEL TERRORISTA Una Damasco amara per
domenica 11 giugno 1995 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV UNA donna palestinese a Gerusalemme con il chador in testa,
37 anni, occhi brillanti, di nome Fathia Shakaki. Un uomo con la
barba color della pece, Fathi Shakaki, suo marito, il terrorista più
ricercato del Medio Oriente, ovvero il segretario generale della
Jihad islamica, residente a Damasco. Li avvolge una vicenda assai
simbolica: Israele, la Siria, il vento della pace e quello della
guerra fanno da sfondo alla loro vicenda umana. Osserviamola prima da
Gerusalemme: la polizia israeliana in questi giorni, nei quartieri
Est della città dove vive Fathia, scopre ben cinque organizzazioni
che fanno capo ad Hamas e alla Jihad, ciascuna specializzata in un
particolare lavoro: attentati con ordigni esplosivi, confezioni delle
bombe, aggressioni col pugnale, raccolta di documenti israeliani che
servono a creare false identità per i congiurati, propaganda anti-
israeliana e propaganda anti-Arafat. Negli ultimi giorni ci sono
stati 45 arresti. Negli ultimi sei mesi 4 mila: le squadre
antiterrorismo hanno lavorato duro. Ma mai lo Shabbach (i servizi di
sicurezza israeliani) avevano fatto un colpo così ben azzeccato,
trascinando allo scoperto gran parte delle organizzazioni dei
terroristi, uccidendone uno dei capi. Dall'altra parte, mentre gli
arresti a Gerusalemme Est rappresentano la promessa politica ai
cittadini israeliani che comunque la sicurezza verrà salvaguardata,
quali siano le scelte pacifiste del governo, Rabin e Peres hanno
fatto grandi passi: hanno stabilito coi palestinesi di Arafat il
passaggio di tutti i poteri civili nei Territori occupati, hanno
cominciato a pianificare le elezioni. Intanto con la Siria il lavorio
è intenso. Il giornale arabo stampato a Londra
ha rivelato che da più di un anno alti ufficiali dei due Stati si
incontravano in segreto. Warren Christopher è arrivato, ormai la
stretta di mano fra Rabin e Assad non è più fantascienza. Così ,
mentre gli abitanti del Golan tremano, e gran parte di Israele teme
che la pace sia un capestro per la sicurezza, Rabin e Peres chiedono
alla polizia di darci dentro, per rassicurare l'israeliano.
Immaginiamo la giovane donna con il chador e gli occhi brillanti
nelle strade ombrose, vocianti di Gerusalemme, invase in questi
giorni dalla polizia. Fathia Shakaki non fa nessun mistero del suo
odio per Israele, ma da tempo conduce una sua guerra per mantenerne
la cittadinanza: lei dice che è suo diritto risiedere in Palestina,
anche e soprattutto se suo marito fa di mestiere il capoterrorista.
Gerusalemme, secondo lei, è soprattutto sua e di suo marito, e di
nuovo in questi giorni gli arresti stuprano la città . Fathia Shakaki
dunque si è appellata alla Corte Suprema di Giustizia per tenersi la
cittadinanza che lei ritiene un suo diritto. Ma la Corte Suprema,
benché famosa per le sue imparziali e talvolta scandalosamente
innovative decisioni, stavolta è stata dura: la moglie del
segretario della Jihad deve andarsene via, e non nel suo ruolo di
moglie, ha detto, ma perché scelse autonomamente di seguire il
marito in Siria nel 1988 e vi dette alla luce tre figli. Ora Fathia
ha solo due o tre settimane per partire verso la casa di Damasco che
lei e suo marito possiedono, e che è stata una delle prove
giudiziali del suo distacco dalla patria d'origine. Dunque, mentre
Gerusalemme Est è sottosopra per gli arresti dei suoi amici, Fathia
deve preparare le valigie. Partirà per Damasco. Ma a Damasco non
l'aspetta il solito marito, il capo forte e indiscusso della Jihad.
In questi giorni infatti Fathi Shakaki vive uno stato d'animo assai
particolare, forse d'ansia, forse persino di paura: il quartier
generale della Jihad è infatti sottosopra e sembra stia per
spaccarsi in due proprio per la posizione del suo segretario
generale. Fathi Shakaki è stato infatti accusato da Abdul Aziz Auda,
direttore generale del movimento, di
e di errori politici che finora erano stati messi da parte. Shakaki,
in sostanza, avrebbe sostenuto una pesante posizione di destra,
ovvero avrebbe avuto contatti segreti con Yasser Arafat; avrebbe poi
addirittura trattato il rilascio dello sceicco Abdullah Al- shami in
cambio della consegna di armi all'autorità palestinese. L'accordo
includerebbe anche un impegno a non istigare e a non portare avanti
nessuna azione militare contro Israele che passi da Gaza. Queste
promesse Shakaki le avrebbe fatte senza consultare l'ala militare del
movimento e, quel che è peggio, sostenendo la sua svolta con azioni
violente contro i suoi compagni di Jihad: infatti avrebbe fatto
rapire, torturare e anche tenere reclusi in prigionia i suoi
oppositori dell'ala dura. Paradossi mediorientali: dunque mentre
Shakaki combatte a suo modo una strana guerra per la pace, sua moglie
viene espulsa da Gerusalemme proprio da quegli stessi israeliani che
in qualche modo si stanno in questi giorni avvantaggiando delle sue
posizioni per mandare avanti il processo di pace. Così Fathia
viaggia verso Damasco, una Damasco che ormai ce l'ha col marito,
forse persino lo odia. Fiamma Nirenstein