IL CASO LA CROCIATA INTEGRALISTA Soprusi e angherie dei musulmani per cacciare i palestinesi Betlemme, la fuga dei cristiani Il Natale d ella paura nella città di Gesù
giovedì 15 dicembre 1994 La Stampa 0 commenti
BETLEMME
non piace. Non andrò alla Messa di mezzanotte alla chiesa della
Natività . E sarò contento di non andarci. È sera. In un convento
del circondario betlemita così parla, pallido, un prete cattolico in
questa vigilia natalizia. Insieme con lui, tutti rigidamente
clandestini, uno sparuto gruppo di coraggiosi palestinesi cristiani
che hanno deciso di incontrare la giornalista italiana. In fondo in
Italia c’è il Papa, chissà che una mano amichevole non venga a
salvarli: È così frustrante che il Salvatore non venga in nostro
aiuto. Il prete allarga stupito le braccia. Che cosa succede vicino
alla grotta del bue e dell’asinello, nella cittadina che diede i
natali a Cristo?
cristiani saranno messi al bando. Nell’anniversario del bimillennio
della nascita di Gesù , nel Duemila, questo luogo sarà interamente
musulmano. La Mezzaluna avrà preso il posto della Croce; nel 1948 la
popolazione era interamente cristiana. Il triangolo Betlemme, Beit
Zahur e Beit Jalla risuonava di campane. In quell’anno i nostri
fratelli musulmano-palestinesi, durante la guerra con gli israeliani,
si riversarono a frotte da noi. Li accogliemmo con grande
generosità : erano scalzi e nudi, senza casa, senza scuole, senza
lavoro. Abbiamo spartito con loro ogni cosa. Non ci hanno dato in
cambio nessuna gratitudine; al contrario. Da allora è stata solo
un’escalation di violenza anticristiana, di aggressioni quotidiane. I
cristiani sono ridotti oggi al 30% della popolazione e non passa
giorno senza che qualcuno scelga di andarsene. Ci sono più cittadini
di Beit Jalla in Cile che a Beit Jalla stessa. Da trentamila
cristiani a Betlemme negli Anni Cinquanta, siamo arrivati a ottomila.
E a Gerusalemme sta accadendo la stessa cosa: dei 45 mila cristiani
nel 1946, oggi ne sono rimasti 11 mila, e molti stanno preparando le
valigie. Nel freddo del convento siedono, oltre al prete, una donna
colta, una professionista di circa 50 anni; un pubblico ufficiale; un
uomo coinvolto nell’autodifesa politica delle comunità
palestino-cristiane e altri, che restano più silenziosi. Tutti sono
patrioti palestinesi, tutti aborrono l’occupazione israeliana e sono
stati parte attiva dell’Intifada.
il simbolo della nostra tragedia: la chiesa è piena di turisti, di
stranieri; la polizia israeliana ci fruga ad ogni passo e ci
interroga cento volte prima di lasciarci avvicinare alla chiesa.
Allora, ci ritiriamo nelle chiesette e nei conventi fuori dal centro.
E là , nelle strade periferiche, si scatena il peggio. I musulmani
mettono le loro musiche a tutto volume per impedirci di pregare, ci
minacciano fisicamente, talvolta ci assalgono, sfottono le nostre
donne, ci insultano. Dal 1948 la comunità musulmana ha ricevuto il
99% di tutti gli aiuti economici destinati ai rifugiati da parte
degli Stati arabi e di varie organizzazioni. Il tasso di natalità
dei musulmani, inoltre, infinitamente più elevato di quello dei
cristiani, li ha moltiplicati numericamente. La crescita
dell’integralismo islamico, poi, specie negli ultimi tempi, li ha
portati a sentire come cosa molto più urgente la musulmanizzazione
delle zone a presenza cristiana:
è nato qui. Per loro questa è zona di conquista e qui, come
altrove, dev’essere seguita l’indicazione di costruire una moschea al
posto di ogni chiesa. La pressione, dunque, si è fatta enorme: e da
quando il Vaticano ha riconosciuto lo Stato d’Israele, si sente molto
forte l’accusa ai cristiani di essere né più né meno che dei
traditori; un’accusa condita da altri rimproveri retrospettivi su una
pretesa (e nient’affatto reale) tiepida partecipazione all’Intifada.
La pressione numerica (seguiamo passo passo il racconto dei nostri
interlocutori), politica ed economica è molto peggiorata ed esaltata
dalla crescita di Hamas. Giovani barbuti visitano di frequente le
case dei cristiani intimando loro di andarsene con le buone o con le
cattive. Minacciano i bambini, bruciano le macchine.
edilizie fondiarie sono state sempre il punto d’arrivo della
prepotenza musulmana, vengono da noi con tanti soldi in contanti che
non sappiamo davvero da dove escano, e insieme premono con minacce,
con il lancio di rifiuti, con furti, vandalismi. Prima o poi riescono
ad espellerci perché la nostra vita quotidiana diviene rapidamente
impossibile. A Betlemme, ormai, il mercato della frutta e della
verdura è in mano musulmana; il mercato dei ricordini cristiani,
quelli fatti di legno di olivo, altrettanto. Le scuole, un tempo
interamente cristiane, utilizzano ormai testi in prevalenza
musulmani. Quindi, per esempio, tutta la storia della Chiesa in Terra
Santa è vista come uno scempio ed un’aggressione, e ormai i nostri
figli la imparano così . Le donne, i cui costumi sono molto più
emancipati di quelli delle donne musulmane, sono continuo oggetto di
aggressioni e insinuazioni sociali. Gli affari dei cristiani vengono
sistematicamente boicottati:
lavoro dalle 6 di mattina a mezzanotte. Era coperto da un nome in
apparenza non cristiano. Appena la sua identità religiosa è venuta
alla luce, è rimasto interamente senza lavoro; inoltre, se hai un
negozio con una vetrina, ben presto vi troverai sopra appiccicati dei
versetti del Corano, e guai a toglierli. E se il negozio rende, prima
o poi sei costretto a venderlo a loro. Di continuo, poi, subiamo
furti nei conventi, come a Cremisan, dov’è rimasta la scritta
”L’islam è la risposta”; profanazione di cimiteri, come a Beit
Jalla; scempi vari come il furto e il rogo di una statua della
Madonna in un convento di suore. Uno dei crucci più grandi dei
cristiani è legato all’attrazione che il gruppo più potente suscita
su quello più misero.
potevano più sopravvivere. Anche nei posti pubblici, infatti, sono
stati creati dai musulmani dei meccanismi che consentono l’accesso al
lavoro solo dei loro correligionari. E inoltre, poiché la legge
islamica punisce con la morte la conversione e il matrimonio con un
partner di religione diversa, e le nostre donne sono numericamente un
po’ più degli uomini, di fatto abbiamo una serie di conversioni
femminili molto preoccupante. Naturalmente i cristiani non parlano,
sia per paura delle rappresaglie, sia per non rompere l’unità
palestinese in un momento delicato. Ma da quando il processo di pace
è in atto, per loro è iniziata la vera guerra: a Gerusalemme la
polizia ha scoperto che gruppi di cristiani preparano la resistenza
armata antislamica.
viventi in un mare di pietre morte, testimoni sofferenti della
presenza del Messia sulla Terra Santa. Siamo i suoi rappresentanti
presso la mangiatoia. Ma il mondo resta sordo. Non vede che, giorno
dopo giorno, qui si vive una resistenza eroica. Alla fine, qui
resteranno solo le pietre morte, nel luogo della nascita di Gesù .
Fiamma Nirenstein