IL CASO LA CITTÀ CONTESA Dura sentenza del catasto Il Muro degli ebre i è arabo
venerdì 21 novembre 1997 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV
OGNI sasso a Gerusalemme può fare scoppiare una guerra. Figuriamoci
se si tratta di sassi che formano una muraglia dello spessore di
cinque metri, di dimensioni ciclopiche, e formano il monumento più
sacro di tutto l'ebraismo: il Muro del Pianto, ovvero ciò che è
rimasto del Grande tempio, il più grandioso rudere della cinta che
Erode aveva fatto costruire nel primo secolo per ingrandire la
spianata del Tempio, cuore del giudaismo. Il Kotel, il muro
occidentale che Tito si racconta risparmiasse volontariamente
dall'incendio del 70 d.C., e che è rimasto l'unico elemento fisico
di raccolta degli ebrei per duemila anni ora, un po' incautamente
forse, è messo in discussione da un avvocato israeliano, Shmuel
Berkowitz, un personaggio molto noto, a suo tempo consulente di
Moshe Dayan per i Luoghi Santi. È uscito infatti con una notizia
che cerca invano di nascondersi dentro un librone sullo stato
legale dei Luoghi Santi nella capitale d'Israele, uscito proprio
ieri a cura del Jerusalem Institute for Israel Studies.
Prima della Guerra dei Sei Giorni nel 1967 il Muro del Pianto era,
come tutta la Città Vecchia, sotto la giurisdizione della
Giordania. Nel '67, forse per l'emozione di trovarsi finalmente
padroni del luogo più sognato dagli ebrei di tutto il mondo, il
governo israeliano commise una strana leggerezza. Prima si
impossessò della zona antistante il Muro e lasciò in mano
musulmana, ovvero sotto la custodia del Waqf - l'organizzazione che
sovrintende a tutti i Luoghi Santi musulmani - la grande spianata
delle moschee che sovrasta il Muro. E fin qui, tutto bene: gli
ebrei cercavano di costruire uno status quo religioso che non
offendesse troppo i musulmani. Ma Berkowitz ha scoperto che,
secondo il catasto, quel muro, che di fatto è il confine e il
sostegno fisico della spianata, nessuno si è ricordato a suo tempo
di espropriarlo: così di fatto appartiene al Waqf. E oggi il Waqf
è stato lasciato da re Hussein progressivamente sempre di più in
mano palestinese. Ergo: il Muro del Pianto come proprietà nuda e
cruda si troverebbe nelle mani dei palestinesi.
Strano destino, per essere il luogo più santo dell'ebraismo.
Spietato, Berkowitz insiste che solo per caso una piccola parte del
Muro larga un metro fu espropriata, e oggi è di diritto ebraica.
Naturalmente, quando il tabulato cittadino viene compulsato e
suggerisce una così pesante vicenda, subito corrono in soccorso
una quantità di carte d'archivio che ogni religione tiene in
deposito per il momento buono. Così è uscito fuori che i
palestinesi già da tempo, in base a un documento siriano che data
di 150 anni, erano sicuri di essere i proprietari del Muro del
Pianto. Ora il Mufti di Gerusalemme ha già dichiarato che per lui
il Muro, è chiaro, è ed è sempre stato palestinese, anche
perché lo considera una delle grandi muraglie che contengono la
Spianata delle Moschee. C'è del buono nel fatto che per il Mufti
non ci sia nessuna questione sul Muro del Pianto, e che lui seguiti
a considerarlo alla stessa stregua di ieri: significa infatti che
la nuova scoperta non darà luogo ad un'azione politica di
rivendicazione. Nello stesso modo si comporta il governo Netanyahu:
il consigliere del primo ministro David Bar Ilan ha detto che la
storia "non è tanto importante, e che nessuno ha intenzione di
fare nulla al Muro. Sembra che si tratti solo di un cavillo
burocratico".
È un po' comico (come lo sono tutte le storie in cui
l'archeologia religiosa crea grandi, sapientissimi, ma
irresponsabili dibattiti che rapidamente si trasferiscono dalla
carta nelle piazze, fino al sangue) che l'intento principale di
Berkowitz non fosse affatto quello di mostrare gli eventuali
diritti dei palestinesi sul Muro del Pianto ma dimostrare che due
luoghi sacri all'Islam e a Gerusalemme - la roccia identificata
oggi con la Moschea di Omar, dove Maometto prima di ascendere al
cielo legò il suo cavallo Al Buraq, e la porta da cui passò il
Profeta per andare alla Spianata - sono stati spostati in questa
parte di Gerusalemme soltanto all'inizio del XIX secolo. Prima i
musulmani ritenevano che questi due luoghi si trovassero a Sud, ma
quando gli ebrei cominciarono a venire insistentemente a pregare al
Muro del Pianto costruirono la moschea proprio dentro il Monte del
Tempio. Dunque, dice Berkowitz, il Muro del Pianto non è mai stato
neppure lontanamente un luogo santo per i musulmani. Però
appartiene a loro, che ci vuoi fare?
Fiamma Nirenstein
