IL CASO. La città compie tremila anni: martedì le elezioni del sindac o decideranno il suo futuro Gerusalemme si gioca l’ anima Mosaico di et nie in pericolo o definitiva unità ? Il rampante Olmert sfida Kollek, mitico
domenica 31 ottobre 1993 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME MANCA ormai poco (due anni) al trimillennio di
Gerusalemme. Perché mai una città che compie tremila anni dovrebbe
stupirsi di avere un sindaco di 83 anni, e che la governa da 26?
Gerusalemme in questi giorni che precedono le elezioni del 2
novembre è piuttosto assorta nella domanda escatologica sul suo
futuro, che sempre ricorda un po’ quello del mondo intero. Sarà una
città , secondo la concezione di Teddy Kollek, il vecchio sindaco,
di molte etnie, religioni, culture vicine ma lontane, un vero puzzle
pronto anche forse a spaccarsi politicamente? Oppure, secondo l’
idea dello sfidante, un crogiuolo dove si tenta di fondere tutte le
storie insieme, e quindi forse destinato per sempre all’ unità
politica? Oggi è questa la grande partita che si gioca fra un
ottantatreenne monumentale e un quarantottenne rampante, ed è una
gara senza esclusione di colpi. Teddy è stanco, Teddy ha avuto tre
operazioni difficili in due anni, Teddy si addormenta quasi sempre
durante le riunioni ed è costretto a rispondere in continuazione a
umilianti punzecchiature giornalistiche riguardanti la sua forza
fisica, il numero di ore che può lavorare. Ma lui apparentemente se
ne infischia: ribatte che è l’ unico sindaco con tre telefoni
diretti sul tavolo, da cui risponde di persona alle richieste dei
cittadini; ribatte che lui lavora dodici ore al giorno, che affronta
con le sue proprie mani le aggressioni dei cittadini infuriati che
vogliono picchiarlo e di quelli innamorati che vogliono baciarlo:
non nel pensare o nel decidere. Corro per sindaco perché
Gerusalemme attraversa il suo momento cruciale dopo il 1967. Come
posso, io, assentarmi dal processo di pace, dalla mia città ? .
Le elezioni saranno martedì prossimo, 2 novembre; fino a qualche
tempo fa era semplicemente pazzesco bestemmiare il nome di Kollek,
l’ uomo che ha tenuto insieme il perverso mosaico di minoranze l’
una contro l’ altra armata immaginando che qualcuno potesse
sostituire il signor Gerusalemme, il vecchio ragazzo ashkenazita che
a vent’ anni, nella sua Vienna, trattò con Eichmann la liberazione
di tremila giovani ebrei. Ma ultimamente Ehud Olmert, quarantottenne
del Likud (il partito moderato, quello, per intendersi, di Shamir,
mentre Kollek appartiene alla sinistra) già per due volte ministro
audace e riformatore, ragazzo prodigio, di tratto sveglio e colore
rossiccio, sembra minacciarlo da presso. Così dicono i sondaggi che
li vedono ormai testa a testa. Alle elezioni di Gerusalemme si vota
in due volte, una per il sindaco, e una per la lista politica dei
candidati consiglieri. La lista laborista di Kollek,
Gerusalemme, ha controllato almeno 16 seggi dei 31 del Consiglio.
I partiti religiosi ne hanno 10 almeno, più quelli del Likud che
ammontano a quattro o cinque... Ma sembra, dai sondaggi, che
Olmert possa portare il Likud a prendere sette seggi, anche con l’
aiuto del suo vice, David Cassuto, un architetto carismatico
religioso (porta la kippà ) che si presenta con la qualifica di
indipendente, presidente della Comunità italiana in Israele.
ho fatto ad avere il coraggio di sfidare Teddy? Olmert parla con
la ruvidezza israeliana . Prima di tutto non sono un ruki, un
novellino; da vent’ anni sono sulla breccia, ho incontrato quasi
tutti i leader del mondo, anche il vostro Andreotti. La cosa più
difficile non è scontrarsi con Teddy, che è un uomo come tutti gli
altri, ma con il suo mito, con l’ immagine che lui è stato
bravissimo a costruire. Perché Teddy è soprattutto un grande uomo
di pubbliche relazioni e un grande attivista di fund raising. Questo
sì : ha trovato nel mondo tanta simpatia e tanti, tanti soldi per
Gerusalemme. Ma quel che ha fatto dentro Gerusalemme... è un’
altra cosa. Guardi quante sono le chiacchiere di Kollek sugli arabi
sulla possibilità di convivere insieme, le tre religioni, le
etnie; e poi si faccia una passeggiata vicino alla Porta di Damasco
Se va a Gerusalemme Est troverà infatti servizi pessimi, strade
disselciate, scuole disastrate. Ha investito solo il 4 per cento del
bilancio per una popolazione che raggiunge il 20 per cento. Eppure,
passa per il grande amico degli arabi. È un esempio della sua
bravura nel vendersi. Kollek, in realtà , ha un buon rapporto
con la parte araba della popolazione: nel 1983, uno dei seggi della
sua coalizione fu preso con il voto arabo. Fu più avanti, con l’
acuirsi del conflitto e con l’ avvento dell’ Intifada che gli arabi
smisero di andare a votare. Ultimamente Teddy ha marciato con gli
arabi contro gli israeliani che avevano occupato alcune case nel
quartiere antico di Silwan. Adesso il vecchio sindaco spera di nuovo
di avere gli arabi dalla sua; e pare che alcuni notabili locali
abbiano già raccomandato di non astenersi dal voto. Così come
alcuni leader religiosi di quelli più ortodossi, in genere distanti
e anche antagonisti rispetto alla manifestazione della vita civile,
hanno dato indicazione di votare Olmert. Insomma, Gerusalemme tutta
freme di fronte a queste elezioni decisive. La partita che si gioca
infatti, è ben più grossa del consueto: se così non fosse,
Teddy non avrebbe lasciato che si sbattessero i suoi 83 anni su
tutti i manifesti della città , non avrebbe subito la tortura di
essere messo in questione per qualcosa contro cui non è possibile
far niente; né avrebbe attaccato Olmert senza tregua, accusandolo
di bassezze, furti e malcostume politico come fa un novellino alle
prime armi della politica. Invece non c’ è angolo di Gerusalemme da
cui i due antagonisti non gridino il reciproco odio. E la nervosità
degli attivisti porta a scontri frequenti, rabbiosi e anche
fisici. Gerusalemme è al bivio del processo di pace. È anzi il
suo osso duro, la mela d’ oro a cui tutti tendono. Gli israeliani la
considerano dal 1967 la capitale unica e indivisibile del loro
Stato; l’ Olp ne reclama una parte e gli integralisti musulmani la
vogliono tutta; la componente cristiana avanza a sua volta le
richieste e il sogno papale, a stento confessato, dell’
internazionalizzazione. Qui si giocherà la partita del futuro. Il
rischio che Gerusalemme Est si stacchi dalla parte Ovest della
città per diventare la capitale dello Stato palestinese è lo
spauracchio che gioca a favore di Olmert:
città veramente unica, indissolubile, ripensandone l’ urbanistica,
promuovendo opere pubbliche, rifacendo le strade in modo che l’
unità non sia solo sulla carta, così si esprime il candidato del
Likud. Diversa è sempre stata l’ idea di Kollek che intende
mantenere le differenze, il mosaico cittadino con la sua
suddivisione in zone e quartieri. Certamente Kollek è consapevole
che questo comporta un rischio di futura divisione per la città ,
ma la sua idea di integrazione delle diverse parti rimane tuttavia
pragmaticamente pluralistica. Dal 1967, quando la città venne
riunificata dopo la Guerra dei Sei Giorni, Kollek è andato
ripetendo che
vivranno meglio la loro vita come la vogliono, in mezzo ai loro
simili, mentre il governo cittadino deve limitarsi ad assicurare a
tutti i servizi in maniera più paritaria possibile. È Kollek
stesso ad aver detto più volte, non molto tempo fa, che solo un
pazzo avrebbe potuto votare per un sindaco della sua età , dice
Olmert.
così grande personaggio, da un partito, solo perché alla sua
ombra, ombra di una grande quercia, non è potuto crescere nessun
altro albero.
momento di grande stanchezza, dopo una malattia. Ma ora sto bene e
mi sembra di poter ancora essere utile a Gerusalemme. Certo, più
utile di Olmert il cui passato è oscurato dalle accuse di
corruzione e anche, che è peggio, da un certo sospetto di
inconsistenza. Teddy se ne va da solo per le strade, senza
attivisti e senza guardie del corpo. La gente vuole toccarlo, vuole
parlargli. Il vecchio leone ostenta tutto il suo stile
bengurionista, con la camicia bianca dal collo aperto, sopra il
colletto della giacca; Olmert, invece, marcia in stile americano,
con una cerchia di molti ragazzi sulla cui t shirt è impresso il
suo nome. Il suo gruppo è di buon umore nonostante il grande nemico
che si trova di fronte. La sfida del futuro rende infatti i
gerusalemitani più cauti. E poi, quasi tutti i grandi amori, come
quello fra Kollek e Gerusalemme, un giorno, purtroppo, finiscono.
Fiamma Nirenstein
