IL CASO. L'epopea dei nostri connazionali emigrati nella Terra Promes sa: un libro di Angelo Pezzana Italiani di Israele figli di un sogno
giovedì 24 aprile 1997 La Stampa 0 commenti
COSA pensa, come vive, come se la cava un italiano in Israele?
Quest'anno a Ge rusalemme (Corbaccio), da domani in libreria, è il
viaggio personale di Angelo Pezzana dentro cent'anni di sionismo
proprio come lo avreste vissuto voi se aveste scelto (naturalmente
essendo oltre che italiani, ebrei) di fare l'aliah, ovvero la grande
nella terra dei padri, in Israele, dopo duemila anni.
Quest'anno a Ge rusalemme è l'epopea di 26 vite di ebrei italiani
dai 92 ai 20 anni, diversissimi l'uno dall'altro, ma tutti quanti
accomunati da una realtà : Israele, una scelta compiuta seguendo un
sogno. E qual è questo sogno?
esattamente 50 anni fa al primo congresso sionista, a Basilea: il
sionismo. Ovvero, come riparare a un'ingiustizia storica
bimillenaria, come riconquistare un'identità intera creduta ormai
perduta o trasformata per sempre in identità parziale. Una specie di
miracolo. Qualcuno obietterebbe che questa rivoluzione così ben
riuscita ha penalizzato la popolazione araba...
aggressioni da parte palestinese: altrimenti questa è l'unica
rivoluzione che non ha brutalizzato, convertito, disprezzato... Non
una pallottola è stata sparata se non per autodifesa. Come sono
dunque questi suoi ebrei italiani?
come si chiamano in Israele, sono persone che attraverso mille
difficoltà hanno potuto finalmente proclamare: qui io sono a casa
mia] E a quale prezzo] Questi 26 protagonisti vanno dalla signora
Laura Dror Freiman di 91 anni che si ricorda quando Begin,
scheletrico, brutto giovane e già sdentato, si nascose a casa sua
arrivando dalla Russia; si ricorda di come la polizia cercasse lei e
suo marito, seguaci di Jabotinskj dopo l'esplosione del King David; e
via via si arriva a Aron Fais, uno studente di biologia che ha 22
anni.... Tutte storie straordinarie?
in tutte c'è qualcosa di particolare. Incontriamo Recanati, un
colono italiano di Tekoa, un livornese gentile e colto molto
moderato, che ha scoperto una lettura della Torah per cui, senza
distaccare le parole, si può leggere in controluce la trama tutta
intera della storia degli ebrei. Pensi che la parola shoah
(olocausto) segue immediatamente il nome Eichmann] Incontriamo anche
Michael Levy, un sionista molto più distaccato e disincantato, che
ha fatto della Fiat la macchina più venduta in Israele. Incontriamo
tanti uomini di kibbutz, come Berti Eckart che al rabbinato di Roma
ha preferito la cura dei pulcini nel kibbutz religioso di Yavne; o
Yehuda Algranati, un fiorentino, decano di un meraviglioso kibbutz di
mare che è stato anche diplomatico in Italia; e c'è Yoel De Malach,
un grande scienziato che ha insegnato ai frutti del deserto a
crescere più belli e dolci che in Toscana. Il suo sistema di
irrigazione nel Negev ha vinto il premio Israele. Vive in un kibbutz
nell'estremo Sud, sulla sabbia, ed è fiero che la sua scelta
sionista sia quella più nella tradizione dei primi pionieri, ovvero
non su territori già abitati, ma dove non si incontra neppure un
palestinese.... Come sono gli italiani politica mente?
David Cassuto, la cui mamma, miracolosamente reduce da Ausch witz, fu
poi uccisa in un'imboscata a Gerusalemme, non odia affatto i
palestinesi. Gli italiani restano insomma italiani, difficilmente
sono fanatici, difficilmente sono arrabbiati.... Cos'hanno di
diverso dagli al tri israeliani?
compreso l'esercito, fanno tutto molto bene. Ma nella vita di tutti i
giorni restano molto radicati a questa parte del Mediterraneo. Per
esempio Sergio Molco, emigrato da Livorno, ristoratore, nonostante
sia diventato un vero religioso, dedica nel suo racconto vere parole
d'amore al cibo kasher italiano. Il cibo, la casa, i vestiti, il
gusto, e soprattutto un tratto di umana cortesia in un Paese sempre
molto teso. Insomma l'italiano non diventa mai un sabra, un
israeliano di poche parole e molta durezza?
sabra di origini italiane forse domani saranno così . Ma gli
immigrati restano saggi, delicati qualunque cosa anche terribile sia
loro accaduta in questo Paese che non perdona. Per esempio, mi ha
colpito molto il racconto privo di retorica e ricco di serenità di
personaggi come Aldo Ascarelli o Laura Dror Freiman, persone che
hanno perduto i loro figli, il fiore della loro vita. E nonostante
tanto dolore, considerano questo, pacatamente, il prezzo terribile
pagato alla vita stessa del popolo ebraico. Fiamma Nirenstein
