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IL CASO IL MINISTRO DELL’INTERNO Maroni: mai più manifestazioni così L’appello ai centri sociali: emarginate da soli i violenti

martedì 13 settembre 1994 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME DURISSIMO, appena sceso da un elicottero israeliano che gli ha fatto sfiorare le montagne del Libano, il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, alla sua seconda giornata israeliana, annuncia che la sua linea sarà : , cala giù il fendente, ancora trafelato, accaldato e, anzi, come dice, disidratato, indietro. A nessuno sarà mai più concesso fare manifestazioni cui si interviene mascherati o armati. Non ci sarà nessuna tolleranza. Il capo della polizia (e Fernando Masone, seduto in un angolo, annuisce con vigore) ha già ricevuto ordine di registrare le procedure perché la legge sia d’ora in poi applicata inflessibilmente. siano gli stessi centri sociali ad isolarli. Maroni, che è stato un giovane di sinistra e di movimento da poco, dato che ha solo 39 anni, non accetta neppure per un attimo l’idea che, nella ribellione dei giorni scorsi, si nasconda un problema politico-sociale simile a quello che lo portò in piazza insieme a centinaia di migliaia di giovani negli Anni Settanta: il movimento di quel periodo. Allora, dietro al movimento c’erano dei valori, adesso c’è solo il disvalore della violenza. La contestazione di una classe politica è certamente legittima, ma una persona che riesce a contestare solo col volto mascherato e con un bastone in mano, non ha molto da dire. Maroni ci tiene a ripetere che, anche se lui è giovane, parla degli inizi degli Anni Settanta, e non degli anni di piombo: tornino, e non torneranno. Non possiamo consentire che una banda di teppisti porti indietro l’Italia di quindici anni. Poi una piccola polemica interna alla maggioranza, con La Russa (An): davvero che qualcuno offrirà una sponda politica a questi poveretti. Fossi D’Alema o anche Bertinotti mi guarderei bene dal farmi rappresentare da chi va in piazza nascondendo il volto e con la spranga. Il capo della polizia non sembra preoccupato: sono, i mezzi anche, mormora uscendo dal bar per correre anche lui con Maroni a prepararsi per la serata con il ministro della Giustizia, David Gilai. Domani, con l’incontro con il primo ministro Rabin, visto che il ministero degli Esteri, Shimon Perez, e il ministro della Polizia, Moshe Shahal, li ha già tutti incontrati, Maroni avrà fatto il pieno: governo israeliano aveva annunciato di tenere il nuovo governo italiano è finito del tutto. Perez mi ha parlato di molti argomenti, e sempre con grande amichevolezza: ha sottolineato che i rapporti con l’Italia sono in sviluppo, e ha detto anche che il vecchio atteggiamento è superato. E mi ha anche raccontato delle loro difficoltà nel garantire la sicurezza rispetto al conflitto interno che si fa e si farà sempre più forte da quando il processo di pace è in marcia. Chiesa della Natività di Betlemme, Santo Sepolcro, Muro del pianto, kibbutz di frontiera, esercitazioni della polizia antiterrorismo: Roberto Maroni ha visto proprio tutto. È una visita organizzata da una diplomazia svelta, informale, una diplomazia da ”pronti, via”, proprio come sono io. Lui, piccolo, compatto, un po’ timido e un po’ invece tutto proteso nell’indossare la sua nuova corona, ha cercato insistentemente tuttavia un po’ di solitudine in quello sconcertante bazar della fede che è il Santo Sepolcro. Ma fra copti, greco- ortodossi, cattolici che si spartiscono la pietra del Sepolcro di Gesù Cristo, la roccia della vera Croce, la collina del pianto della Madonna, non ce l’ha proprio fatta: viene, semmai mi sono sentito più coinvolto a Betlemme, dove la chiesa risuonava di uno strano canto. Ma il ministro dell’Interno sembra essersi divertito soprattutto in elicottero, quando volava sull’Alta Galilea. Però , una volta sbarcato, quando a mò di dimostrazione il pulmino che lo trasportava è stato stoppato con i mitra puntati da una pattuglia di confine, si è un po’ stupito: . Ancora mezza giornata in Israele e, poi, a noi Leoncavallo. Fiamma Nirenstein

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