IL CASO IL GENOCIDIO E LA SHOAH Quella settima torcia per gli altri o locausti
mercoledì 26 aprile 1995 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV GLI uni nerovestiti, come nella solenne tradizione armena, e
con la croce levata; gli altri con le T-shirt colorate lunghe fino
alle ginocchia e l'orecchino d'ordinanza nelle scuole superiori di
Tel Aviv: alla vigilia del Giorno dell'Olocausto che si celebra
domani come ogni anno dalla fondazione dello Stato d'Israele, sono
due gruppi, tanto distanti, ma inconsapevolmente alleati in una lotta
per modificare il segno della memoria dello sterminio degli ebrei
finora dominante in Israele. La scuola superiore di Sami Shitrit, un
preside che compie oggi 35 anni, è il liceo Kedma: i ragazzi della
scuola appartengono al quartiere di Ha Tikvà , a Sud di Tel Aviv, un
luogo popolare e molto vivo, tutt'altro che sofisticato o
intellettualistico. La scuola è nuova e in via di espansione,
rispecchia l'immaginario di una possibile Israele da tempo di pace.
Domani tutte le scuole, con canti, letture, e l'accensione di sei
torce in memoria dei Sei Milioni ricordano la Shoah. Insieme ragazzi
e professori aspetteranno la sirena che immobilizza tutta Israele in
un'ideale catena della memoria con gli ebrei sterminati dai nazisti.
Ma la scuola di Shitrit accenderà , dopo le sei torce, una settima
fiamma:
Sarà per ricordare al mondo e a noi stessi - spiega Shitrit - tutte
le altre sofferenze, tutti gli altri genocidi. Il Ruanda, gli
zingari, gli armeni, i cambogiani. Gli ebrei non detengono il primato
o l'esclusiva della Shoah; e nessuno, purtroppo, è immune, neppure
oggi, dal subirla. Shitrit, con la sua decisione, ha fatto
scalpore:
un'altra torcia come di una
dell'Olocausto.
dell'esperienza ebraica, ormai corrucciati e molto stanchi di
riproporre sempre senza successo la loro incompresa vicenda, gli
armeni che vivono a Gerusalemme. Il 24 aprile è stato l'ottantesimo
anniversario dello sterminio perpetrato dall'Impero Ottomano ai loro
danni. I turchi uccisero un numero di armeni che varia fra i 600 mila
e il milione e mezzo nei più atroci dei modi; bambini e donne
vennero brutalizzati e sterminati senza pietà , i pogrom divennero
un'abitudine dell'esercito turco, e l'accanimento si fece terribile
durante il grande spostamento di massa compiuto con la forza dal
confine russo. La comunità armeno-gerusalemitana (gli armeni sono
cristiani) trovò tra le mura della città antica, dove tuttora
risiede, un rifugio su cui torreggia il grande monastero di San
Giovanni. Dentro, fra cupole e silenzi (il quartiere è chiuso ai
turisti), gli armeni conservano la memoria viva e anche le foto di
stupri di massa, di teste spiccate in serie per gioco dai soldati
turchi, di corpi smembrati. In una parola, di quello che loro
chiamano un e che Israele non ha mai riconosciuto come
tale. In questa vigilia del giorno della Shoah gli armeni hanno
protestato sfilando davanti all'ufficio del primo ministro Rabin:
premier ha rifiutato di promuovere un programma di studio nelle
scuole sullo sterminio degli armeni - dice la professoressa Georgette
Avakian, uno dei notabili armeni animatori della comunità -, se il
mondo a suo tempo non avesse rifiutato la nostra causa, forse più
tardi lo sterminio degli ebrei non avrebbe avuto luogo. Dal
ministero di Rubinstein si sostiene che tutto verrà fatto per
promuovere nelle scuole lo studio volontario della strage degli
armeni; ma che lo sterminio degli ebrei fu pianificato,
indiscriminato, e portato avanti sistematicamente: vicende diverse
rispetto alla pur terribile sorte degli armeni. Triste gara, che
finisce in politica:
della Gerusalemme antica - dice la Avakian - e siamo una comunità
cristiana così importante che Israele non può non tenerne conto.
Eppure Rabin ha voluto dimenticarci anche in occasione del trattato
di pace della Giordania, quando chiamò in causa uno per uno tutte le
minoranze che vivono in terra d'Israele. Fiamma Nirenstein