IL CASO DESAPARECIDO A TEHERAN Ron Arad è scomparso da otto anni, Ger usalemme chiede agli ayatollah di liberarlo subito La tv israeliana telefona ai carcerieri iraniani, che lo cercano
venerdì 3 marzo 1995 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV PRONTO, qui è la prigione.
israeliano, mi chiamo Menashe Amir.... .
della tv israeliana. Vorrei chiedere una cortesia.
in parsi una voce fonda e gentile - ma sappia che qui sono le 11, il
direttore è a casa, posso passarle il direttore di notte, io sono
solo una guardia....
se da voi, nella vostra prigione, a Teheran, è detenuto un pilota
israeliano di circa 30 anni.... .
forse....
dovrei passarle qualcun altro... Ora guardo le liste... Come si
chiama questo israeliano?. E sulle frasi dette in persiano, dallo
schermo televisivo del programma di grande ascolto Sichà veidà di
Nissim Mishal è volato nell'etere il nome più amato dagli
israeliani, volato da Gerusalemme dentro la più cupa fra le prigioni
dell'integralismo islamico, a Teheran, dove forse, davvero, è
sepolto da tanti anni il ragazzo caduto nel Sud del Libano col suo
aereo: il pilota Ron Arad. Chi? .
pazienza, ora controlliamo.... Menashe Amir e gli altri si sorridono
stupefatti per la riuscita di questa festa mediologica, per
l'inattesa gentilezza quasi affettuosa degli aguzzini integralisti di
Teheran. Forse, dice Amir, il carceriere (che alla fine, sembrerebbe
a malincuore, attacca il telefono perché proprio non ne sa niente)
non ha tanto ben capito che parlava con un israeliano. Non sa che
dall'odiata metropoli sionista-imperialista patria del Satana
occidentale si può fare un prefisso di teleselezione (dall'Iran non
si può ) e piombare fin dentro la galera più oscura del regime, e
poi magari trasmettere il tutto in televisione con un semplice
passaggio sempre interno al campo della comunicazione di massa, dal
telefono alla tv, e mettere i piedi nel piatto del cupo segreto della
sorte di Arad. Israele ha sognato per un attimo che Arad ricomparisse
là per là con la sua lunghissima barba da prigioniero, come appare
nell'ultima foto recapitata dagli Hezbollah e come lo si è visto in
questi giorni di nuovo e di nuovo sui giornali mentre le rivelazioni
tedesche (nemesi del ciclo distruzione-redenzione) arrivavano sul
tavolo di Rabin a denunciare la presenza di Arad nel carcere di
Teheran ancora vivo almeno un anno fa. Israele così oggi sogna di
nuovo di poter riavere questo suo figlio carissimo, odierno simbolo
dell'ideologia fondante dello Stato d'Israele per cui, dopo lo
scempio dei Sei Milioni, ogni goccia di sangue ebraico è preziosa,
ogni israeliano ha diritto per sempre a non essere abbandonato a una
sorte di sofferenza e di persecuzione. È stato uno smacco continuo
per i governi che si sono succeduti non essere riusciti a recuperare
Ron Arad, non aver saputo offrire un'adeguata ricompensa ai suoi
secondini, primi gli Hezbollah, poi forse gli iraniani. Da 8 anni gli
appelli della bella moglie e della madre, le veglie accompagnate dai
racconti degli amici che lo descrivono, lo ripercorrono, lo chiamano,
testimoniano un'attenzione devota e continua per quel giovane che
forse ormai è morto. Ma quanto sono gentili gli iraniani, hanno
commentato un po' in imbarazzo tutti i partecipanti alla trasmissione
televisiva. Naturale, ha detto Amir che è di origine persiana, come
si vede bene dagli occhi a mandorla e dal sorriso inquietante:
padre mi ha sempre detto che non odiano affatto gli israeliani. Solo
il loro regime li odia. Di Ron Arad in realtà l'Iran non farà mai
oggetto di mercanteggiamento con Israele: il regime di Teheran lo
tiene come in freezer, il pilota israeliano è il gran pegno della
forza degli Hezbollah, solo loro hanno diritto di trattare la sua
vita, solo a loro il regime di Teheran lo può consegnare. Israele
guarda il teleschermo, spera, aspetta, sente tutte le edizioni dei
telegiornali e dei giornali radio. Sai, ho sognato Ron Arad, dicono i
bambini la mattina alla maestra. Saltava il filo spinato e correva
libero come nonno quando lasciò la Polonia, il ghetto. Fiamma
Nirenstein