IL CASO. Ben Gurion proclamava il nuovo Stato: ma alcuni dei suoi fed eli preparavano il golpe Israele, la congiura rossa Dall'utopia del kibbu tz all'amore per Stalin
lunedì 14 luglio 1997 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME CHI l'avrebbe mai detto che dentro il cuore del sionismo
più appassionato, fra i suoi leader politici e i suoi generali,
nella casa stessa di David Ben Gurion che aveva appena proclamato lo
Stato di Israele già si preparava fra i suoi uomini la rivoluzione
bolscevica? Che con tutto quello che Stalin aveva fatto agli ebrei,
il giornale del movimento dei kibbutz Al Hamishmar nel giorno della
sua morte (nel 1953, a quattro anni dallo Stato e a un minuto
dall'invenzione antisemita comunista della
ebrei) lo avrebbe pianto col titolo ? Chi
l'avrebbe detto che il capo dei servizi segreti Isser Harel avrebbe
chiesto e ottenuto da Ben Gurion di spiare, coi microfoni nascosti
nelle scrivanie, i leader politici e militari che fino a un giorno
prima erano stati gli indispensabili sodali della fondazione di
Israele? E la più grossa, comunque, è questa: novanta ufficiali di
quelli che avevano partecipato alla guerra del '48, la grande Guerra
d'Indipendenza degli ebrei, si unirono in un'organizzazione
clandestina armata filo-sovietica e rivoluzionaria. Di questi, undici
successivamente divennero generali e uno ministro, e tuttora vengono
onorati come padri di Israele. Chi sono?
rivelare. A che serve? È già abbastanza scioccante raccontare la
grande follia di personaggi peraltro così eroici e anche
personalmente calorosi e simpatici. Così risponde il professor
Zè ev Tzahor, storico in cattedra all'Università di Beersheba,
autore di un libro-scoop per ora uscito solo in ebraico col titolo
(Hazan, una biografia). Per la prima volta un
esterno è stato autorizzato a utilizzare a fondo l'archivio del
movimento giovanile di sinistra, la Hashomer Hatzair. Ne vengono
fuori queste rivelazioni stupefacenti. Chi era Yà acov Hazan? A detta
di chi lo ricorda bene un incantatore di folle, un uomo meraviglioso,
fondatore del movimento dei kibbutz, onesto e colto, amico intimo di
Ben Gurion e di Golda Meir, un fratello e un padre oltreché un
leader assoluto (ma non prepotente come Ben Gurion) di quel tipo di
umanità che giunse dai ghetti dell'Europa orientale negli Anni 20 e
30 decisa a rivoltare il mondo, e anzitutto il mondo interiore degli
ebrei. Basta dunque col ghetto, basta con la lingua yiddish, basta
con tutti i costumi religiosi e tradizionali simboli dell'oppressione
che nella testa dei halutzim (i pionieri) dei kibbutz, facevano
tutt'uno con i costumi borghesi. I giovani della Hashomer erano tutti
socialisti, sionisti, contadini, intellettuali e soldati, membri dei
kibbutz e rivoluzionari nei costumi. Hazan, che era nato da una
famiglia sionista e religiosa, ebbe però tutta la vita, fino alla
vecchiaia, due mogli. Shulamith Bat Dori, attrice bellissima, morta a
80 anni; e Berta, da cui ebbe dei figli soltanto perché il kibbutz
gliene dette il permesso; Berta gli è sopravvissuta solo per due
mesi, nel 1992. Le loro lettere testimoniano la sofferenza di una
scelta tanto rivoluzionaria quanto innaturale. La coppia secondo loro
doveva essere smantellata per forza: vita collettiva, amore
collettivo. Ma, Tzahor racconta, più che di un amore si trattò di
un'amicizia, sempre contenuta, puritana, mai sensuale, semmai un po'
triste. Hazan era rimasto orfano di padre a sei anni. A quattordici
comunicò alla madre di non essere religioso ed ella lo pregò di non
diventare mai aggressivo verso l'ebraismo. Così fu. Tuttavia Hazan
bevve col latte dell'organizzazione giovanile il modello bolscevico.
Questo modello si riversò tutto intero nel Mapam, il partito di
tutti i primi leader, e di quasi tutti quanti i combattenti. Su
dodici brigate che si batterono nella Guerra d'Indipendenza nel '48
nove erano del Mapam. Uno dei capi era Rabin. Ben Gurion e Hazan
venivano dallo stesso retroterra, ma Ben Gurion riuscì a staccarsi
da Lenin (che aveva visto a Mosca nel 1923) e poi da Stalin perché
presto capì che il totalitarismo non faceva per il suo nuovo Stato.
E neppure il giacobinismo. In più la visione cameratesca-laica e
anche elitistica del kibbutz era troppo limitativa in politica del
rapporto con un flusso di immigrazione che ormai arrivava da ogni
parte, e a cui del bolscevismo importava ben poco. Fu per questo che
dichiarò :
sionista. Hazan non era un estremista nell'anima, ma era molto
romantico, e umanamente più attaccato di Ben Gurion all'idea
dell'uomo nuovo. Insomma, non era un vero politico. Perciò non
riuscì ad accettare che nel '49 il capo potesse fare un'alleanza
politica nel governo con i religiosi. Da qui nacque un'opposizione e
anche un disgusto così militante che Hazan nel corso della prima
seduta del Parlamento cui naturalmente era giunto come deputato dal
suo kibbutz in sandali e camicia bianca, dichiarò fra le urla degli
astanti: È
proibito gettare il bambino con l'acqua sporca. Però il suo
distacco, la sua critica, si intravedevano sempre di più nelle
serate in cui egli teneva i suoi discorsi sognanti sul rapporto fra
vita collettiva e libertà intorno al fuoco o nella sala da pranzo
del kibbutz. Tanto che i giovani si staccarono dal mite socialista e
si unirono a personaggi molto più duri e più estremi anche se
provenivano dalla stessa famiglia: Moshe Sheh e Meir Yaari. E si
armarono sottraendo le armi allo stesso esercito. A cosa dovevano
servire loro le armi? Ma a far la rivoluzione come in Russia. Le loro
assunzioni erano queste: Menahem Begin, il leader della destra,
avrebbe ben presto fatto la rivoluzione fascista; subito, comunque,
sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale e bisognava essere pronti
ad aiutare l'Armata Rossa che sarebbe sopraggiunta dal Caucaso;
infine, le navi americane della sesta flotta avrebbero lasciato
l'attracco italiano per dirigere su Haifa, e quindi (come fu fatto
effettivamente) bisognava approntare dei bei missili acquatici per
batterla. Israel Harel, il capo del Mossad, chiese dunque a Ben
Gurion di poter piazzare i microfoni nel tavolo di Yaari (come se
Togliatti avesse spiato Di Vittorio). E così fu. Da questa fonte ed
altre vennero fuori parecchi segreti. Per esempio, si venne a sapere
di frequenti incontri di Sneh, un altro padre fondatore di primo
piano, con diplomatici russi molto importanti, e delle sue
rivelazioni sui progetti politici israeliani. Per esempio, sugli
accordi in corso con i siriani per spartirsi le alture del Golan:
purtroppo l'accordo non andò mai in porto, forse proprio per le
rivelazioni di Sneh ai russi. Quello che fece saltare la congiura
bolscevica, però , fu un episodio politico avvenuto nel 1952 in
Cecoslovacchia: un comunista israeliano di provata fede, sempre parte
della famiglia del Mapam, Mordechai Oren, fu arrestato dai cechi e
accusato dai russi di essere una spia americana. Nel Mapam, fra i
suoi cari amici, scoppiò il dubbio disperato: credere all'Urss (che
non mente mai, e che poi lo tenne in prigione per cinque anni) o a
Oren, che tutti conoscevano come un autentico sincero rivoluzionario?
Tutti i leader del Mapam, dal loro kibbutz dovettero pronunciarsi
pubblicamente. La divisione che nacque fra chi preferì credere
all'uomo e chi all'infallibilità del partito, aprì la strada alla
vera crisi definitiva del bolscevismo israeliano. E così piano piano
anche le armi sparirono o vennero restituite. Ci furono kibbutz che
si spaccarono fisicamente in due. Alcuni espulsero intellettuali che
fino a oggi sono rimasti spaesati, di estrema sinistra; altri invece
disillusi se ne andarono per integrarsi nelle città senza guardarsi
indietro. Hazan, mentre Yaari e Sneh affondavano col loro progetto
rivoluzionario, dichiarò urbi et orbi di essere
marxista, ma più di tutto sionista. Oren tuttavia quando tornò dal
carcere cecoslovacco si dichiarò più comunista che mai. E quando
nel '53 Stalin morì , giusto in tempo perché la sua invenzione
antisemita della non desse luogo a una
persecuzione sistematica, tutti i membri del Mapam, nessuno escluso,
piansero. Piangevano, dice Tzahor, innanzitutto su se stessi.
, scrisse Hazan alla fine
dell'avventura.
realtà . Alcuni di noi caddero più a fondo nel dogma, e furono
quelli cui non fu porta la mano amichevole del gruppo. I figli di
quel gruppo così solidale, così pazzoide, e così eroico nello
stesso tempo, ovvero i vari Shimon Peres, Teddy Kollek, e persino
Yzchach Rabin, dice Tzahor, mai e poi mai ebbero il calore amichevole
e la simpatia di quei mezzi stalinisti tutti pazzi. Fiamma Nirenstein