IL CASO. A Gerusalemme dibattiti e una rassegna sulla setta che prod usse i Rotoli del Mar Morto Israele stregato dagli Esseni Alla scoperta dei legami col primo cristianesimo
giovedì 8 gennaio 1998 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
GESÙ era, dicono gli storici, un buon ebreo osservante.
Ma che tipo
di ebreo, in un periodo di sette e di spaccature all'interno del
popolo d'Israele? Nuovi mattoni, in queste settimane, vengono
aggiunti alla ricostruzione storico- religiosa di un Gesù di
derivazione essena, o comunque legato all'idea di un cristianesimo
che deve molto agli ispirati amanuensi dei Rotoli del Mar Morto.
Giallo deserto il fianco della montagna, azzurro piatto il cielo,
verde sale il mare, collocato nel punto più basso del mondo.
Così , tra l'infernale e il paradisiaco, a chi ha voglia di
arrampicarsi come il pastorello arabo che nel 1947 scoprì nelle
grotte sul monte i Rotoli biblici di Qumran, appare la casa degli
Esseni. Dal 150 a. C. fino al 70 d. C., anno della caduta
del grande Tempio di Gerusalemme, questa setta ebraica si ritirò
nella purità del deserto a pregare e a scrivere copiando e
componendo sacri testi per combattere con l'ascesi e la cultura la
profanazione della santità del creato. Questa era culminata,
secondo loro, nella corruzione del Tempio stesso, un edificio di
marmo e di legno di sandalo senza pari nell'antichità , immenso e
bellissimo, ma venduto ai mercanti e ai politici.
In questi giorni in Israele si è aperta una discussione sul
legame fra Gesù e la cultura e il modo di vivere degli Esseni.
Solo due settimane fa una conferenza dello storico David Citran
della Hebrew University di Gerusalemme, seguita da un dibattito, ha
riaperto la riflessione che ha coinvolto anche uno studioso di
primo piano dei Rotoli come Magen Broshi, il titolare del settore
del Museo d'Israele in cui sono esposte le meravigliose pergamene.
Questo tesoro di cultura, accumulato in undici grotte dove i Rotoli
hanno dormito duemila anni entro i loro recipienti di terracotta,
ha sempre rappresentato un pomo della discordia fra ebrei e
cristiani.
I titoli stessi degli studi di parte cristiana usciti in questi
cinquant'anni la dicono lunga: Dove stu diò Gesù : un monastero
esseno sulle rive di Qumran di J. Lancaster Harding; I Rotoli e il
Nuovo Testamento, un'antologia curata da K. Stendhal; Paolo e
Qumran di J. Murphy Ò Connor; Giovanni a Qumran di J.
Charlesworth. A fronte di questi libri, esistono naturalmente
biblioteche di testi d'ispirazione totalmente ebraica sugli asceti
del Mar Morto.
È la prima volta, in questi giorni, che un lungo articolo di un
giornalista di primo piano come Danny Rubinstein festeggia in un
certo senso sul quotidiano Haa retz l'attuale dibattito su Gesù . E
questo ha rivificato le visite alla mostra del Museo d'Israele di
Gerusalemme che ci fa vedere come vivevano la loro vita quotidiana
gli Esseni. Anche solo guardando si capisce che il clima spirituale
di Qumran è stato di grande importanza per il cristianesimo e per
Gesù Cristo personalmente. Questa è anche la convinzione di
Broshi, sebbene Citran, invece, insista sulla totale giudaicità
della setta. Con Citran si sono schierati grandi nomi del calibro
di Yzhar Ber e Yeoshua Efron, che identificano addirittura gli
Esseni con una setta protocristiana.
Gli Esseni vivevano in estrema povertà e con un'ideologia di
ascetismo praticata soprattutto nella vita comunitaria, per loro
molto importante. Mentre non possedevano abitazioni private, i
luoghi del pasto comune erano grandi così come erano grandi e
molto dignitosi quelli dello studio comune e della comune
preghiera. Il pasto, come da loro era santificato, era considerato
una sostituzione dei sacrifici che si facevano al Tempio di
Gerusalemme, una visione ripresa più tardi dai cristiani. Erano
autosufficienti nella produzione del cibo, coltivavano e
allevavano, avevano un'idea del far "fruttare i talenti" che
senz'altro ritroviamo nei Vangeli. Broshi fa anche riferimento
all'idea calvinista della militanza fra i "figli della luce", come
si chiamavano fra di loro gli Esseni, tramite un comportamento
d'impegno attivo e produttivo a gloria di Dio, ma anche a
miglioramento della vita terrena. L'atteggiamento che sarebbe il
padre del produttivismo capitalista. Gli Esseni, come più tardi
anche Gesù Cristo, non ammettevano la poligamia, che invece
all'epoca era praticata fra gli ebrei. Al mattino, all'ora del
pasto comune, in genere prima di ogni azione comunitaria,
s'immergevano nelle acque del Miqve, il bagno rituale, di cui si
sono ritrovati a Qumran numerosi esempi, e che poi è stato ripreso
nella cultura cristiana, a mò di battesimo purificatore. Gli
Esseni erano anche convinti della divisione del mondo fra "figli
delle tenebre" e "figli della luce". E proprio "figli della luce"
Gesù chiama i suoi, secondo il Vangelo di Luca. Gesù usa anche
molto per i suoi seguaci l'aggettivo "innocenti", che si ritrova
nei testi Esseni. Per gli Esseni, al contrario che per l'ebraismo
classico, l'uomo vive e agisce secondo una predestinata volontà
divina. È , insomma, un "predestinato", come più tardi affermò
Paolo, in particolare nella Epistola ai Ro mani, e sempre Paolo
torna sovente all'espressione "nuovi figli della luce".
Ovviamente, se qualcuno avesse detto a un esseno che il suo modo
di essere ebreo preparava la strada a una religione che di fatto,
per tanti secoli, si è opposta all'ebraismo, si sarebbe infuriato
e l'avrebbe negato. Quanto a Gesù , anche di lui si sa che non
volle mai essere nient'altro che un buon ebreo.
Fiamma Nirenstein