IL CAPODANNO EBRAICO BUON ROSH HA SHANA
sabato 11 settembre 1999 La Stampa 0 commenti
                
Fiamma Nirenstein 
PUÒ sembrare un po’ imbarazzante per la quasi maggioranza 
dell’ umanità , ma 
gli ebrei il loro Millennium Bug lo hanno già avuto 3760 anni fa. Ed 
era per 
loro già l’ anno 3760 quando i cristiani approdarono al loro primo 
giorno 
dell’ anno 1. In buona sostanza, gli ebrei ieri sera hanno festeggiato 
con la 
festa di Rosh ha Shana, un capodanno che dura due giorni, l’ avvento 
dell’ anno 5760. 
Ed è particolarmente istruttivo notarlo in questo periodo così 
duemilacentrico, in cui dalla mistica al turismo, dall’ esoterismo al 
miglior 
pacchetto di festeggiamenti, tutto è puntato alla notte del 31 
dicembre, ora 
zero. E invece, così come i cristiani contano dalla nascita di Gesù , 
i 
musulmani contano dall’ Egira, gli indù e i confuciani hanno ancora 
altri 
celestiali sistemi, gli ebrei contano dalla creazione dell’ uomo e 
insieme 
del mondo secondo i calcoli dei grandi interpreti della Torah. 
Celebrando la 
nascita di Adamo ed Eva, il capodanno ebraico assume un significato 
che va 
oltre la religione e riguarda tutti: non è legato a una data storica, 
ma a 
quello che i rabbini considerano l’ inizio dei tempi, e ricorda la 
madre e il 
padre dell’ umanità . 
In nome di questa memoria universale, gli ebrei si riuniscono al 
tempio per 
pregare, ma soprattutto festeggiano in famiglia a sera (non fino a 
mezzanotte perché il giorno comincia già con il calar del Sole del 
giorno 
avanti, onde la speranza non si addormenti mai) e ancora il giorno 
dopo. La 
mattina di domenica suonerà sette volte lo Shoffar, l’ antico corno 
del 
montone, con la voce che ai bambini sembra discendere, solenne e 
profonda, 
direttamente dal cielo; mentre sotto il Tallit, il manto di 
preghiera, 
ciascuno riceve la benedizione e l’ augurio per un felice anno nuovo. 
Così si 
celebrava nei villaggi dell’ Est europeo cancellati dall’ Olocausto 
sotto la 
dittatura nazista, così si celebra ancora oggi in Israele, sotto le 
torri di 
New York come a Torino. 
Anche noi facciamo il nostro: possa la scansione del tempo restare 
misteriosa, in mani lontane e non nostre, possa ogni calendario 
valerne un 
altro; ogni augurio essere di egual peso non solo agli occhi del 
Cielo ma 
anche a quelli così totalitari degli uomini che si illudono di essere 
i 
padroni del tempo. 
            