I VECCHI PROBLEMI IN AGGUATO DOPO IL LUNGO ISOLAMENTO Feste e guai: c he cosa attende il Raí ss Hamas e Jihad islamica pronte a denunciare il « trad imento»
martedì 30 aprile 2002 La Stampa 0 commenti
                
GERUSALEMME 
PER prima cosa, al ritorno di Arafat ci sarà una grande 
manifestazione di 
gioia, e più che di gioia, di vittoria. Non era affatto detto che 
Sharon, 
che lo ritiene il responsabile dell’ intera valanga di attacchi 
terroristici, 
consentisse a ritrovarselo di fronte come interlocutore in trono. 
Tutta 
l'Autonomia palestinese è consapevole in queste ore di avere ottenuto 
una 
vittoria, che molti attribuiscono allo scontro molto più che 
all'intervento 
di Bush. Ma da quel che si capisce in queste ore, Arafat ha avuto 
conversazioni con gli americani e con altri leader arabi che volevano 
convincerlo ad avere più che l'immagine di un re guerriero, del 
generale 
Arafat, come lui in questi giorni si è sempre e solamente 
autodefinito, 
quella di un benevole, anziano sovrano. Sorridente, pacifico, 
rassicurante. 
Gli americani chiedono a Arafat, dopo avergli regalato la libertà , 
che cambi 
del tutto atteggiamento, che fermi il terrorismo, e per questo 
intendono 
sottoporlo a un'autentica sorveglianza non diretta, fatta da un 
« comitato di 
supervisione» per l'interposta persona dei governi arabi più 
interessati 
alla tranquillità nell'area. Per esempio i sauditi, gli egiziani, i 
giordani. Questo dovrebbe portare alla diminuzione degli attentati, e 
di 
conseguenza al ritorno del tavolo delle trattative. 
Arafat al momento, almeno finchè non esce dalla Muqata, risponde 
positivamente alle telefonate da Washington e da Riad e dichiara la 
sua 
soddisfazione; ma in realtà si trova in una situazione imbarazzante. 
Perché , 
dopo la festa del ritorno, ricomincerà il grande tormento 
dell’ opposizione 
interna: ormai Hamas e la Jihad islamica si erano abituati alla 
libertà di 
iniziativa purchè si attenessero alla norma della fedeltà interna e 
dell'unità di azione. Avevano anche perso un po' di statura quando i 
Tanzim, 
con le loro Brigate dei Martiri di Al Aqsa, hanno preso il comando 
del 
terrorismo suicida: ma di fronte ad Arafat si tenevano in disparte e 
gli 
testimoniavano continuamente la loro solidarietà nel confino della 
Muqata. 
Adesso, da venerdì scorso, si notano segnali che Hamas abbia ricevuto 
il 
messaggio di un'era nuova, anzi, vecchia: quella della discordia tra 
fazioni. La manifestazione partita dalla moschea di Ramallah venerdì 
come 
tutte le settimane si è diretta verso la Muqata per testimoniare la 
solidarietà dei religiosi ad Arafat. Ma stavolta, all'ultimo minuto 
il 
corteo ha preso una strada diversa: esprimere solidarietà a un leader 
che 
intrattiene trattative con gli americani, è parso agli integralisti 
islamici 
del tutto sbagliato. 
Il Raí ss è stato criticato duramente, per la prima volta da molto 
tempo. 
Inoltre, sabato sono stati distribuiti a Ramallah volantini di Hamas, 
poi 
condannati dal supremo comando di Al Fatah, in cui il capo della 
polizia 
Jibril Rajub veniva accusato di aver tradito gli uomini di Hamas 
nascosti 
nella sua caserma, poi catturati dagli israeliani. Al Fatah ha 
dichiarato in 
sostanza che non è il tempo per scherzare, che « il volantino è un 
avvertimento contro ogni scontro e protesta interna» . Jibril, come 
tutti 
sanno, è il capo della polizia e uno degli uomini forti di Arafat; in 
questi 
giorni, avendo l'Autorità palestinese richiesto aiuti per ricostruire 
la 
polizia dopo la guerra, Jibril sta ricevendo un aiuto americano 
specifico 
per riedificare il suo quartier generale. Hamas, invece, poiché gli 
americani hanno chiesto ai sauditi e ad altri finanziatori di evitare 
di 
dare fondi alle organizzazioni estremiste islamiche, sta andando in 
rosso. 
Inoltre, il fatto che i ragazzini terroristi suicidi di 13 e 14 anni 
sono 
stati preparati e lanciati nell'azione proprio da Hamas ha suscitato 
fra le 
famiglie palestinesi una critica dell'organizzazione. Hamas è dunque 
in 
allarme, e aspetta Arafat a Gaza, dove è molto forte, in posizione 
circospetta, anche se per ora l'Intifada non è affatto stata sospesa. 
Se 
Arafat si affaccerà sulla strada della pace, certo le righe 
dell'organizzazione integralista, che sono state sciolte nel periodo 
degli 
attacchi suicidi indiscriminati, saranno subito rinserrate. 
            