I RETROSCENA DELLA PAUSA NEGLI ATTENTATI DA PARTE DELL’ ESTREMISMO PAL ESTINESE Una « Hudna» piena di incertezze Gerusalemme: è una trincea per lanc iare altri attacchi
giovedì 26 giugno 2003 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
MILLE e non più mille, ma sarà vero? Per uno strano giuoco del
destino è
nella millesima sera dall’ inizio dell’ Intifada di Al Aqsa che Hamas,
responsabile del maggior numero degli attacchi terroristici di questi
tre
anni, dal Cairo ha mostrato la sua disponibilità a una tregua di tre
mesi.
Si tratta della famosa Hudna di cui si parla dal summit di Aqaba.
Allora Abu
Mazen promise a Bush, in presenza di Sharon, di fermare il terrorismo
di
casa sua, in cambio dell’ inizio dello sgombero israeliano e del
blocco degli
insediamenti, prima di trattative onnicomprensive. Ben presto però fu
chiaro
che Abu Mazen, che tuttavia si era garantito contro il parere di
Arafat i
servizi di Mohammed Dahlan, un ministro degli Interni che è di fatto
un uomo
d’ armi, intendeva arrivare al blocco del terrorismo non arrestandone
i capi
o impegnandosi in uno scontro anche violento, ma accordandosi con le
organizzazioni estremiste per raggiungere, appunto,una tregua, la
Hudna.
In cambio Abu Mazen, che si è incontrato varie volte con Hamas, le
Brigate
di Al Aqsa, la Jihad Islamica, offriva loro promesse di
compartecipazione al
governo, spinto a questo anche da Arafat, che non ha mai inteso
alienare la
simpatia dei gruppi terroristi alla casa madre. Inoltre, come
dimostrano
alcune minute venute nelle mani del quotidiano « Haaretz» , agli uomini
di
Hamas che chiedevano duramente conto ad Abu Mazen perché li avesse,
secondo
loro, traditi col discorso di Aqaba, Abu Mazen ha spiegato che non
aveva e
non ha molte scelte: Bush, ha detto ai suoi significativamente il
primo
ministro, ha deciso per una guerra santa contro il terrorismo
ovunque,
quindi corriamo il serio rischio di diventare i prossimi della lista
dopo
l’ Afghanistan e l’ Iraq. Tutti qui, ha detto Abu Mazen, pagheremo le
spese
del vostro rifiuto. Le eliminazioni israeliane di vari capi di Hamas
ha
fatto pendere la discussione verso l’ accettazione della tregua.
All’ accettatzione, secondo la Road Map, dovrebbe seguire l’ immediato
sgombero delle truppe israeliane da Gaza e da Betlemme, e la
sicurezza
diventerebbe appannaggio esclusivo degli uomini di Dahlan. Sharon
dovrebbe
dare luogo agli sgomberi degli insediamenti illegali e al blocco
delle
costruzioni.
Ora che Hamas è stremata e decimata, pronta a alla tregua, ci si può
aspettare che la porta della pace si apra? Tralasciando per un attimo
la
parte israeliana, e quindi la sua fedeltà agli impegni che si
tratterà di
verificare sul campo nei prossimi giorni, che possibilità ha la Hudna
di
diventare pace? Intanto la parola Hudna stessa non è promettente: è
usata
nell’ intero mondo musulmano per ricordare soprattutto la tregua di
dieci
anni stipulata da Maometto con la tribù dei Quraysh che controllava
la Mecca
nel settimo secolo. Dopo due anni la tregua fu rotta per
un’ infrazione
minore dei Quraysh e Maometto lanciò la piena conquista della Mecca.
Arafat
usò questa parola per definire il suo impegno rispetto all’ accordo di
Oslo
nel 1994. La Hudna serve a rimettersi in sesto, per curare le ferite.
In
secondo luogo, la richiesta di una tregua allarma Israele, che teme
proprio
un ulteriore attacco a base di tritolo e armi non convenzionali
varie. Solo
il disarmo delle organizzazioni terroriste, dicono gli israliani, può
portare alla pace, e Abu Mazen non vuole decidersi.
Il sospetto che la Hudna sia una trincea per lanciare ulteriori
attacchi da
subito è rafforzata dall’ enorme consenso popolare che accompagna
sempre gli
attacchi terroristici, l’ arma base di reclutamento per le
organizzazioni
terroriste, e dall’ idolatria verso la figura dello shahid, ancora un
modello
sui mezzi di informazioni e di educazione dalla nuova gestione Abu
Mazen.
Inoltre da Arafat vengono segnali contrari alla sospensione del
terrorismo
come arma strategica palestinese. Dahlan poi, negli incontri con Amos
Gilad,
incaricato da Israele di tenere i rapporti di sicurezza in previsione
dello
sgombero e del passaggio delle consegne, ha detto che la sua polizia
non
attaccherà frontalmente, e che comunque non intende fornire nessun
piano di
azione per battere il terrorismo. E’ poco promettente anche che la
Hudna
venga presentata dal Cairo e non dall’ interno dell’ Autonomia
palestinese, a
diminuire la forza della presa di responsabilità delle parti.