Fiamma Nirenstein Blog

I palestinesi che insegnano sul web come accoltellare e uccidere gli ebrei

domenica 18 ottobre 2015 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 18 ottobre 2015


E' certamente peccato che Bian Asila, 17 anni, abbia tentato di colpire una soldatessa a Hebron, l'abbia ferita a una mano e poi sia rimasta uccisa quando la soldatessa ha reagito. E'peccato, come lo è che un altro ragazzo abbia seguito la stessa sorte, e la soldatessa ha anche detto che "non ne ricavava nessuna soddisfazione". Ma ieri sono stati di nuovo tre gli attentati terroristici, due a Hebron e uno a Gerusalemme: i giovani che brandiscono il coltello cercano di colpire chi gli capita a tiro, soldati o civili, e la reazione che li ferma può essere letale.

Molte volte non è così e allora, come nel caso per esempio di Shuria Dweyat, 17 anni, o di Feli Alloun o del tredicenne Ahmed Manasra (la cui vittima 13enne è ancora in gravissime condizioni) che Abu Mazen aveva dato per "giustiziato", i giovani vengono ricoverati all'ospedale e curati. E poichè tutti hanno la carta d'identità azzurra, ovvero sono arabi israeliani, oltre alla doverosa cura che i soccorritori e i medici riservano loro ("per me è solo un ferito" ho sentito ripetere un infermiere del Mada giunto sull'ambulanza), si attiva anche tutto il trattamento assicurativo che ogni israeliano paga con le sue tasse. E di fatto moltissimi dei giovani terroristi vivono come ogni israeliano, hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, salvo quello di votare alla Knesset e di fare il servizio militare.

Per il resto, se si guarda alle loro case e alle loro vite, si scorgerà una doppia immagine che complica molto la definizione semplicistica che in genere si dà dei terroristi come di giovani senza speranza. Infatti molti di loro sono studenti, molti proprio (come i loro genitori lamentano quando ne rivendicano l'innocenza) "guardano Tom e Jerry alla tv", molti hanno una moto, amano i vestiti, le ragazze si fotografano con allegri selfie. La loro vita, in cui c'è la musica e il cinema e si può parlare fra i ragazzi dei due sessi puntando a un futuro migliore, è però avvelenata da quella che è la causa scatenante di questa guerra senza un generale.

Un bruco infame scava nella loro testa sin dai tempi dell'asilo infantile, quando la tv mostra loro Mickey Mouse ucciso dai soldati israeliani, o si applaude quando durante uno show una bambina di cinque anni dice che vuole diventare grande perché così potrà uccidere un israeliano. E l'intervistatrice sorride. L'incitamento ha ucciso qualsiasi processo di pace, l'obiettivo si distruggere Israele è molto più presente di quello della pace, Abu Mazen può ringraziare la sua condiscendenza al fiume d'odio che lo ha portato a legiferare per uno stipendio fisso ai terroristi in carcere e a dare il loro nome alle piazze se ora questa Intifada ne mette a repentaglio il potere.

In questi giorni se prendiamo i social network troveremo una quantità di orrifiche indicazioni su come ammazzare. Zahrab Barbah spiega dove infilare il coltello sotto l'hashtag "Stab", pugnala, e lo fa Yussuf sotto l'hashtag "Uccidere gli ebrei". Si presenta uno schema scientifico del corpo umano e si indica bene la giugulare: " A destra, se colpita dà solo un minuto di vita". Si deve anche "colpire la testa, poi girare il coltello e dopo estrarlo". Karen da Gaza suggerisce di avvelenare l'arma prima di usarla: "Affonda il coltello nel veleno, così anche se il pugnale non uccide, il veleno lo farà". Altrove si scrive di badare che non ci siano vie di fuga, ma più che altro molti spiegano che non importa usare armi grosse "perché gli israeliani usano metal detector", basta munirsi di una siringa caricata a veleno". Quale veleno? E' facile: acido solforico, o gas. Questa indicazione appare particolarmente ghiotta, si chiede di impegnarsi nel circolarla.

La lista dell'incitamento è infinita, impossibile non conoscerla, ma lo è anche quella dell'incitamento di chi sui mezzi di stampa ama definire i poveri cittadini colpiti dal pugnale "settler","coloni", "ebrei ultraortodossi" per privarli della loro identità di israeliani o meglio per segnalare una connivenza con il politically correct che non considera esseri umani uguali i cittadini del West Bank. Non si ricorda che si tratta di territorio conquistato dalla Giordania (non dai palestinesi) durante una guerra, destinato dall'ONU a essere discusso in una trattativa che i palestinesi non vogliono affrontare. La verità è che sotto tutta questa ignominia ce n'è una maggiore, ovvero il sogno di vedere un giorno sparire lo Stato d'Israele.

Netanyahu e Kerry stanno per incontrarsi a Berlino. Dopo le affermazioni avventate del primo unite a quelle del portavoce del Dipartimento di Stato che accusavano Israele di costruire troppo (Netanyahu è il Premier che ha costruito meno di tutti nell'West Bank) e di usare forza eccessiva nel difendersi, Obama ha invece riconosciuto il diritto di Israele a difendersi dall'ondata terroristica. Finalmente. Chissà che lo studio forzato dei documenti non induca il modo intero a raccontarsi un giorno la verità.

 Lascia il tuo commento

giuseppe casarini , binasco (MI)
 domenica 18 ottobre 2015  10:25:51

. Chissà che lo studio forzato dei documenti non induca il modo intero a raccontarsi un giorno la verità. Ben detto1shalom



Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.