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I guerriglieri filmano gli agguati per aumentare l'orrore Il video ki ller di Hezbollah

sabato 28 novembre 1998 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME È il video, più ancora dell'esplosivo e delle pallottole, che sta riducendo gli israeliani a pezzi, e che in breve porterà di nuovo in piazza, come nell'82, folle furiose che chiederanno il ritiro dal Libano; schiere di madri di soldati di leva che esigeranno il ritorno dei figli dal fronte. E anche: sempre il video, più delle alte strategie, causerà il contrattacco di Tzahal, l'esercito, contro il Libano nelle prossime ore. La nuova arma segreta degli hezbollah infatti è la ripresa televisiva dei loro stessi attentati. Nella zona di Tel Caba o di Carcom, oltre alle cariche di tritolo che vengono azionate al passaggio dei soldati israeliani, oramai si nasconde quasi sempre un cameraman-hezbollah. Da lontano, ma non tanto che non si distingua bene il veicolo o la schiera di soldati che salterà in aria sulle bombe, la morte dei ragazzi di 18, 20 anni, viene ripresa in diretta. In breve essa apparirà su tutti i teleschermi: in Libano, in Siria, in Giordania, nell'intero Medio Oriente, ma soprattutto nelle case israeliane, il piccolo mondo dei 6 milioni di abitanti dello Stato ebraico, nell'appartamento dei genitori dei vari Joni, Avi, Assaf, Ronen, Yehuda, i ragazzi morti in questi giorni, nei salotti dei loro parenti, dei loro compagni di scuola. Il telegiornale non ha pietà : prima si vede il bel paesaggio dei mondi del Sud del Libano, con il cielo azzurro, il nastro della polvere bianca di una strada, intorno le foreste scure o i cespugli. Passa un camion militare, e come in un film salta per aria con una fiammata. I soldati vengono scaraventati fuori, oppure saltano giù . Allora in genere arriva un altro veicolo con i soccorsi, e qui il cameraman-hezbollah, che in anticipo è stato avvertito del copione del film, è pronto per girare i morti prossimi venturi, i soccorritori. Dicono che in Vietnam furono le telecamere a causare il ritiro americano. Almeno erano telecamere americane. Qui, c'è la tragedia di vedere la morte dei propri figli in diretta, e anche la beffa della soddisfazione di chi ha girato il film. Israele si trova a vivere un'enorme contraddizione, che ormai la corrode alle fondamenta, di essere un Paese democratico, praticamente senza censura, e insieme di essere un Paese in guerra. Fu questo che le spezzò il morale quando durante l'Intifada vide i suoi soldati inseguire in diretta dei bambini; e adesso il morale si spezza nel vedere dei figli, che vivono la vita di ogni giorno nello stesso lieto scetticismo di un ragazzo italiano o americano, tra studi, discoteca, vita sessuale libera e Mtv, falciato in diretta su un confine che è anche il confine di un mondo in cui le verità sono schematiche e autoritarie. La televisione israeliana mostra sempre il film quattro o cinque volte ad ogni tg: al rallentatore, evidenziando con cerchietti e quadrati colorati quello che è più importante. Dopo l'esplosione, il teleschermo si riempie di fumo. E quel fumo, mentre i ragazzi poco più in là muoiono, è simbolicamente ciò che Israele esprime oggi. "Basta" ha detto alla radio un genitore di uno dei soldati "quelle immagini non fatele mai più vedere. O ce ne andiamo una volta per sempre, lasciando il confine indifeso, magari lanciando un ultimatum serio, oppure attacchiamo a fondo. Ma stavolta dobbiamo svelare il gioco: non è il Libano, è la Siria, è Damasco il responsabile". Qui gli analisti spiegano che la Siria, dopo la figuraccia (nel suo ambiente, si capisce) per aver cacciato Ocalan cedendo così ai turchi, si rifà con gli hezbollah contro Israele. Fiamma Nirenstein

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