I GRUPPI ARMATI SI UCCIDONO GLI ISRAELIANI PER RAPPRESAGLIA E PER MAN DARE SEGNALI INEQUIVOCABILI AL PRESIDENTE ABU MAZEN Il messaggio al Raiss : non ci disarmerete
giovedì 27 ottobre 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Il chiosco di Falaffel Barzilai, 60 anni, sullo stesso angolo, le polpette
di ceci e verdure fritte che si mangiano con la pita e con l’ humus, nel
centro del mercato di Hadera, può essere ritenuto un luogo simbolico in
Israele, per la povera gente, quasi quanto può esserlo un monumento
nazionale. Le persone che erano destinate a morirvi o a subire orribili
ferite per mano di un terrorista suicida, agli occhi della Jihad islamica
sono né più né meno che l’ israeliano tipico che deve essere ucciso solo per
il fatto di vivere nello Stato degli ebrei. E il chiosco del pranzo è un suo
rifugio naturale. La scelta della Jihad, anche se viene ricordato il nome
del suo capo Luay Sa’ adi eliminato in Cisgiordania dopo l’ attacco
palestinese che ha assassinato tre giovani sulla strada quattro giorni or
sono, fa parte di una larga strategia, per cui la polizia israeliana ha
messo in piedi una sorveglianza speciale per la durata di tutte le feste
religiose (capodanno, kippur, etc). Ad oggi ci sono avvertimenti per trenta
attentati in cui sono implicate tutte le organizzazioni estremiste.
Cosa ci dicono gli attentati in corso? Vi si può leggere un chiaro
avvertimento ad Abu Mazen, che pure è appena tornato dalla visita negli Usa
dove ha spiegato a Bush, consenziente, che non potrà tenere le elezioni di
gennaio senza lasciare che Hamas vi partecipi. L’ avvertimento dice al Raiss:
« Non lasceremo che il tuo preannunciato incontro con Sharon abbia luogo
tanto presto; non lasceremo che tu disarmi le milizie esistenti anche se gli
Usa te lo chiedono; non ci interessa che durante la seduta del Parlamento
ieri tu abbia detto che gli attentati portano danno soprattutto ai
palestinesi. Proseguiamo, e non osare intervenire» .
La scelta di colpire Israele ha uno sfondo ideologico e anche geografico
molto largo: un assistente di Sharon, David Baker, ieri ha dichiarato che « i
terroristi sono molto incoraggiati in questi giorni sia dalle uscite del
capo di Hamas, Mahmoud Zahar che da quelli del presidente iraniano Mahmoud
Ahmadinejad» . Il primo « incoraggiamento» consiste in una dettagliata
intervista ad « Haaretz» di Zahar: il leader di Hamas promette un’ ondata di
rapimenti sulle tracce dei terroristi iracheni, e ripete che, per Hamas,
Israele « dal fiume al mare» (dal Giordano al Mediterraneo) è terra islamica
e che ogni altra soluzione è solo temporanea. Il secondo « incoraggiamento» è
l’ invito pubblico tenuto durante una grande manifestazione dal presidente
Ahmadinejad a distruggere Israele. La Jihad Islamica è molto ispirata
dall’ Iran, il grande potere islamico assoluto nato da una rivoluzione che fa
sognare anche agli estremisti palestinesi soluzioni analoghe. Le parole del
Raiss iraniano, mai sentite prima in questi termini, suonano come una
poderosa promessa di aiuto. Inoltre, le convulsioni del regime siriano
mandano da Damasco segnali alle organizzazioni che hanno la loro sede nella
capitale di Bashar Assad. Gli attacchi palestinesi e anche quelli in Iraq
negli ultimi giorni, sembrano segnali minacciosi: come una promessa di
sollevare il caos dopo il documento dell’ Onu. Del resto Mahmoud Abbas si è
lamentato pubblicamente del fatto che i palestinesi nei campi profughi
libanesi vengono avviati al terrorismo e forniti di armi. E da chi, se non
dagli Hezbollah, dipendenti dai Siriani e dall’ Iran? Infine, l’ attentato di
ieri dimostra, probabilmente, che Hamas e Jihad stanno organizzando in
Cisgiordania la mano pesante, così come finora era organizzata a Gaza. La
loro parola d’ ordine: abbiamo cacciato Israele da Gaza con la forza, lo
stesso avverrà in Cisgiordania.