I collaboratori di Trump? Tutti mostri
venerdì 25 novembre 2016 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 25 novembre 2016Che magnifica sensazione immergersi nelle familiari acque dell'anti-americanismo, potere immaginare che alla Casa Bianca siede il capo di una cospirazione mondiale anti Terzo Mondo, antidonne, antigay, antisemita, antipersone perbene. E' accaduto con Reagan, è accaduto con i due Bush, ma anche i democratici americani, compreso Kennedy antisovietico, compreso Clinton emissario del sionismo internazionale, Lyndon Johnson da "presidente dei diritti civili" divenuto il guerrafondaio del Vietnam… Quasi non c'è stato fino ad Obama presidente cui non si sia appiccicata l'etichetta di imperialista, di sostenitore di un'egemonia economica spietata.
Obama è piaciuto agli europei alle minoranze etniche, all'UE, a molti musulmani, ma meno agli americani che non gli hanno concesso il regale privilegio di una successione programmata. E questo sgarro disturba le regole del progressismo. Turba un modo di essere, di parlare, di formulare i propri pensieri che, violato, criminalizza il rivale fino all'isteria e alla violenza. Nelle manifestazioni post-elezioni la legittimità democratica è stata rinnegata dai democratici.
Che Trump sia "SIX HIRB" ovvero Sessista, Intollerante, Xenofobico, Homofobico, Islamofobico, Razzista, Bigotto come ha sintetizzato l'opinionista Dennis Prager... Ormai lo sappiamo da tutti i giornali, da tutte le reti televisive. Semmai poi gli articoli del Corriere, di Repubblica, del Fatto Quotidiano, di Le Monde, del New York Times, Guardian eccetera, dicono alla fine che Trump non farà poi tutte quelle cose terribili: forse non odierà istituzionalmente le donne, dato che ne ha già messe due nel suo gabinetto (Nikki Haley, di discendenza indiana, e Betsy DeVos)… E forse, come ha annunciato, non costruirà il muro (già in parte esistente) con la frontiera messicana; e pazzoide e autoritario com'è, sta discutendo la possibilità di dare a uno dei suoi più duri critici, Mitt Romney, il ruolo di segretario di Stato. Ma che importa. Il governo Trump sarà il coacervo di male assoluto che ha sempre caratterizzato l'America. Persino politici come Mogherini e il presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz proditoriamente si sono lasciati andare a dire che chiunque sia eletto, vabbé, comunque l'America è importante e bisogna averci a che fare.
Il panico è comprensibile dato che la stampa disegna Trump come emanazioni del male assoluto. La scelta di Michael Flynn per la Sicurezza Nazionale, di Jeff Sessions per la Giustizia e di Mike Pompeo per la Cia, ha disegnato sui giornali una crisi isterica di destra: Flynn per quanto certo non uno zuccherino (mica tutti lo devono essere!) è un generale che si è distinto nella lotta contro il terrorismo, ne ha smantellato le reti in Afghanistan, che anche Obama aveva prescelto, ma per il Corriere diventa uno che è piaciuto a Trump proprio "per la sua mancanza di equilibrio". Il crimine è una twittata in cui definiva "razionale" aver paura del mondo musulmano. Un vero mostro. E Pompeo, che viene descritto per la verità anche come "acuto, brillante, silenzioso, membro da anni del Comitato di intelligence del Congress, vede, ma come si può!, l'accordo con l'Iran come un vero errore, e giustifica "tecniche non convenzionali" negli interrogatori pensando che sia giusto mantenere Guantanamo, che per altro anche Obama ha stentato lungamente a smantellare. E Sessions, che negli anni '80 si vide bocciare quando Reagan lo nominò giudice federale, e dopo trent'anni, poveretto, è ancora "accusato di razzismo e ostile ai clandestini", dice il titolo del Corriere anche se lui smentisce.
Altro caso è quello di Steve Bannon, ora capo-stratega della Casa Bianca, che a capo del sito Breitbart, di destra, è ormai un antisemita patentato perché la moglie divorziata l'ha denunciata "non mando le bambine a scuola con gli ebrei" avrebbe detto. Ma lui, se si cerca, non ha mai scritto ne detto una parola antisemita. E vero, sì, che i suoi lettori ne hanno scritte sul suo sito. Ma non si è responsabili per tutto quello che dicono i nostri: altrimenti che dire di Obama, che seguiva i sermoni antisemiti del pastore Jeremiah Wright, da cui si fece anche celebrare il matrimonio, lo mise nell'American Religious Leadership Commitee? Nessuno ha mai accusato Obama di essere amico antisemita per questo. Perché Obama era l'America che piace alla gente per bene, e invece Bannon e Trump sono là per dimostrare che l'America è ha sempre la K.
venerdì 25 novembre 2016 18:04:31
Ma non dimentichiamo mai che gli Americani che hanno votato la Clinton sono più di due milioni di quelli che hanno scelto mister Trump.E quindi confido che cercherà di comportarsi in modo irreprensibile per non inimicarsi la maggioranza degli Americani e sorprenderà i suoi troppo numerosi detrattori con il suo pragmatismo, così che noi europei diventeremo più autonomi e cominceremo finalmente a saperci difendere da soli.
Sandro961 , Torino/Italia
venerdì 25 novembre 2016 13:10:33
Tra l'Europa (ideologizzata) e l'America (reale) c'è di mezzo un oceano. Grande distanza che può impedire di vedere la realtà quale veramente è, e può favorire la nascita di luoghi comuni e leggende metropolitane che, alimentate e gonfiate dal lievito degli stereotipi già esistenti e consolidati (ad esempio America capitalista ed imperialista, schiavista, ecc...) possono dare adito a idee distorte e deformanti della realtà.L'America, purtroppo, ha una lunga tradizione di presidenti assassinati. Ed è tutta gente che voleva percorrere nuove vie - come si dice: "uscire dal seminato" mettendo in discussione tradizioni e modi di vedere il mondo.Lo si è visto con Lincoln, (repubblicano, non democratico - qualcuno potrebbe obiettare che il partito repubblicano del 1865 non è uguale a quello odierno). e lo si è visto con Kennedy - che voleva aprire una "nuova frontiera".Ed ora ci troviamo di fronte ad un altro caso di "uscita dal seminato". Questo nuovo presidente vuole mettere in discussione i perbenismi e le ipocrisie dei nuovi benpensanti, che non sono più quelli degli anni 50 pieni di dogmi religiosi fino agli occhi, ma un nuovo tipo di benpensanti partoriti dalle ideologie fiorite con il 68.Si sperava che, dopo la caduta del Muro di Berlino, anche le relative ideologie fossero morte e sepolte e che l'opinione pubblica fosse diventata più matura e meno influenzabile.Ma, a quanto è dato di vedere, è una pia illusione.
maria angela gobbi , colico-Italia
venerdì 25 novembre 2016 12:53:20
Tutte cose che pensiamo in tanti,e meno male che c'è chi-come Lei- le scrive e le pubblica!Io ho potuto solo scambiare una telefonata con una cugina,che istericamente a momenti mi butta giù la cornetta,senza nemmeno ascoltare i miei commenti.E si fanno chiamare "democratici",ma la democrazia per loro vale solo in caso di vittoria...Basta,conviene aspettare e poi giudicare,per ora facciamo auguri a USA e Israele,e di conseguenza a tutti noi...
roberto santachiara , pavia
venerdì 25 novembre 2016 10:53:51
non sopporto Hillary Clinton e trovo Trump ripugnante ma diciamoci la verita'entrambi rappresentano gli Stati Uniti d'America. il 50% degli Americani ha votato questi due e l'altra meta' non ha votato. Quindi il nostro giudizio su entrambi non piu' che essere il nostro giudizio sugli USA. Detto questo non demonizzo nessuno, vedremo che cosa fara' Trump. La speranza e' che storicamente il 99% dei politici non mantiene cio' che promette nei programmi elettorali ( a memoria l'unico che disse prima tutto quello che avrebbe fatto se fosse stato eletto e poi -ahime'- mantenne fu Hitler, vedi Mein Kampf....) Certo basterebbe che Trump facesse un terzo di quanto ha fatto Reagan e sarebbe nel novero dei grandi presidenti americani