Hamas resiste sotto le bombe: così vince la guerra mediatica
Il Giornale, 13 luglio 2014
(Gerusalemme) Soltanto circa 70 missili missili da Gaza fino alle 6 del pomeriggio.Soltanto. Di nuovo, certo, hanno coperto tutto il terreno nazionale, di nuovo la cronista ha dovuto correre nella stanza di cemento mentre scriveva il pezzo e i gerusalemitani hanno afferrato i bambini correndo al rifugio più vicino, e poi alle 9 un attacco preannunciato ha colpito Tel Aviv, il centro e il sud, per dimostrare che Hamas può arrivare dappertutto, e che gli israeliani corrono nei bunker ai suoi ordini.
Eppure 70 missili nel corso di una intera giornata sono pochi rispetto alle centinaia cadute nei primi cinque giorni, il loro numero è un messaggio, un avviso. Il messaggio è chiaro: Hamas prosegue, ma frena. Qualcosa succede. Le sue tv proclamano la vittoria, maledice l'aggressore sionista, loda l'eroismo dei suoi che affrontano gli F16 senza i rifugi. Quelli, li usa solo la leadership. Ma frenando un po' Hamas facilita, si dice, movimenti diplomatici sotterranei che coinvolgono, oltre a Israele, anche l'Egitto, tradizionale mediatore, anche se nemico della Fratellanza Musulmana di cui Hamas è parte, e il Qatar, l'amico più fidato. Anche Abu Mazen è mobilitato. Sembra che Tony Blair parli con tutti, e sia il jolly della situazione.
E' una guerra difficile da concludere, tuttavia, per ambedue le parti. Ognuno dei due vuole dichiarare vittoria. Per farlo, Israele vuole garantirsi, oltre al cessate il fuoco, un margine per cui Hamas debba cessare per un periodo ragionevole dagli attacchi terroristi e dal bombardamento a tappeto come nel 2009, nel 2012 e adesso.Per avere un gesto significativo Israele potrebbe puntare alla consegna dei missili a un terzo attore, o al passaggio del potere di Gaza a Abu Mazen. Sogni? Sì, anche se Hamas ha avuto già 127 morti e più di mille obiettivi militari sono stati colpiti dall'aviazione , 158 solo nelle ultime 24 ore, mentre Israele con "Kipat Barzel" e la rete di rifugi onnipresenti non ha avuto perdite. Eppure Hamas dichiara la vittoria, e anzi cerca un gesto clamoroso come l'attacco, sventato, dei suoi uomini rana al kibbutz Zikim, o il tentativo di compiere un grande attacco terrorista usando una delle gallerie di Gaza. E' una potente rete che rappresenta un forte deterrente all'ingresso di terra che Israele minaccia: un'autentica città sotterranea, ossigenata e munita di elettricità, profonda fino a trenta metri, dove sono accumulati missili forniti dall'Iran e dagli Hezbollah, protagonisti, con i loro ingegneri, della costruzione dei cunicoli, degli uffici, delle abitazioni, dei depositi sotterranei. Fu da uno di quei tunnel che uscì nel 2006 il commando che rapì Gilad Shalit, centinaia di attentati arrivano in Israele tramite le gallerie. In questi giorni Israele ne ha distrutte 100, ma siamo lontani da risultati strategici.
Hamas vuole resistere quanto può per ripristinare la sua importanza e il suo "appeal" antisraeliano. Soprattutto, ha bisogno che dopo l'abbandono dell'Egitto, il Qatar ripristini le donazioni che le consentivano di arrivare al budget di 4miliardi e 600milioni che le permette di mantenere i suoi 70mila dipendenti e che oggi è sprofondato. La disoccupazione a Gaza è del 38,5 per cento: il denaro è uno dei nomi del gioco. Ma il punto vero per cui Hamas resiste e un altro: ogni minuto di più le fotografie provenienti da Gaza toccano le corde politiche della stampa internazionale: Hamas vince una guerra di opinione che la rende la star del momento nel mondo che ama odiare Israele.
Le dimostrazioni ormai punteggiano l'Europa, i titoli dei giornali dimenticano che la popolazione israeliana è nei bunker, e che i palestinesi nascondono le rampe, i missili, i terroristi, in mezzo alla popolazione. Guida la danza il New York Times, che assicura il suo pubblico che mentre Israele attacca con gli aerei, Hamas, innocente, si limita a rispondere a un atteggiamento crudele e incurante della vita umana. La BBC promuove la bugia che addirittura Israele prenda di mira i civili a Gaza, e ignora del tutto il fatto, unico al mondo, che mentre Israele copre di telefonate, volantini, messaggi email i palestinesi per invitarli a uscire da casa quando attacca un sito di importanza strategica o un comandante di Hamas, i cittadini ricevono da Khaled Mashaal o da altri l'ordine di restare a casa o addirittura di salire sui tetti.
Le organizzazioni internazionali, come il Consiglio dell'ONU per i Diritti Umani mettono in moto il consueto meccanismo di condanna contro Israele e cercano di fermarlo, ciò che procrastinerà la guerra all'infinito. Ogni giorno in più che Hamas lancerà i missili sui civili israeliani, sarà un giorno a suo favore e di condanna di Israele.
Cara Fiamma, continua lo stillicidio di questo infame "Risiko", non certo un gioco.L'ipotesi che Hamas stia esaurendo le scorte di missili, è plausibile, e se così è, si arriverà ad una tregua che consentirà ai terroristi di ricostituire le riserve.Forse sarebbe opportuno infischiarsene delle reazioni occidentali, ostili alle risposte israeliane.E' un po' come se una persona continuasse a tirare calci ad un altra (e i presenti stessero zitti), ma se poi quello preso a calci afferrasse un bastone e picchiasse "di brutto" il "calciatore", quegli stessi presenti si indignassero per la brutalità del "bastonatore".Con questi giochini disonesti si può andare avanti per generazioni.C'è chi sostiene le "ragioni" dei palestinesi, per il fatto che, dopo la diaspora, gli israeliani avevano perso il diritto della loro terra a favore dei palestinesi. ma, come ha fatto notare Samir Khalil Samir (egiziano, nostro coetaneo, del 1938, divenuto cristiano e poi padre gesuita) se usassimo questo metro di giudizio quasi tutti i Paesi del mondo sarebbero in guerra con altri, per rivendicazioni infinite (Samir afferma anche che il mondo arabo-islamico finirà con l'autodistruggersi inseguendo chimere attribuite al Corano, che lui conosce benissimo, e che invece quelle cose non dice).A parte il fatto che, prima della risoluzione Balfour, molti ebrei erano già tornati in Israele, pacificamente, comprando terreni dagli arabi, e solo in seguito era iniziata l'opposizione al loro rientro in massa (non a caso, il "Gran Muftì" di Gerusalemme ha poi espresso la sua ammirazione e vicinanza ad Hitler per il suo antisionismo).Se si studiasse attentamente e senza pregiudizi (o militanze politiche) la storia del '900, certe pazzie non avrebbero più ragione di essere.
Mario Scapecchi , Italy
Buongiorno Fiamma.Ieri sera stavo pasteggiando una pizza con un amico quando alla domanda: ma come fa quel Popolo a resistere? Gli ho risposto: ecco vedi, fai conto che in questo momento suoni la sirena di allarme e chiunque seduto accanto a te e noi stessi dovessimo correre – più veloce possibile – al bunker più vicino. Senza telefonate o volantini di avviso, da quel Paese, quale è Israele, la vita scorre così da sempre. Poi riflette e dice: Ma come mai si aprla tanto dei - pur - troppi morti palestinesi e si tende a tenere la sordina sulle centinaia di migliaia di morti in Siria, Nigeria, o altrove, laddove pare sia lecito uccidersi a vicenda, tra fazioni armate diverse, ma, in maggior parte, appartenenti alla medesima religione Islamica? Ho risposto che i giochi della "politica" sono i maggiori artefezi di tutti i guai e i disastri che vengono prodotti in questo mondo. Mi riferisco ad ogni interesse di businness che può, complice l'ideologia, provocare tutto ciò che avviene. Infine mi chiede: pensi che a tutto questo vi sia una soluzione?Semplice! Gli dico. Basterebbe che ogni Capo di Stato, di qualunque Stato, mettesse in primo piano tutto l'impegno morale e civile di far vivere decentemente il propio Popolo. Aiutarlo, soccorrerlo, farlo crescere in una condizione di rispetto verso gli altri Popoli.Ieri, riflettevo su un video andato in onda su France 24 nel quale veniva intervistato un comune cittadino di Gaza. Questi, a piedi scalzi, spingeva un piccolo barroccio. Vendeva – mi pare – radici della sua terra. L'ortolano spigava che a lui non interessava niente di Al Fatah o Hamas, questi voleva soltanto vivere tranquillo. Ti pare poco?