Fiamma Nirenstein Blog

Hamas e Fatah insieme al governo. E Israele s'infuria

martedì 3 giugno 2014 Il Giornale 3 commenti

Il Giornale, 03 giugno 2014

Gerusalemme. La cravatta è una gran cosa: rende presentabili anche i peggiori terroristi. E così ieri, alla Mukata, i 17 nuovi ministro definiti "tecnocratici" del governo Fatah-Hamas, non si distinguevano gli uni dagli altri e da qualsiasi altro politico nel mondo, tutta gente per bene. Abu Mazen appariva gioioso che fosse stata posta fine a una rottura "che tanto danno ha portato al popolo palestinese", le varie dichiarazioni ribadivano la giornata storica dopo sette anni di aspra divisione.

Abu Mazen, cercando una risposta alle preoccupazioni americane espresse da una telefonata di Kerry, ha detto che gli accordi con Israele verranno rispettati, come lo scopo di uno Stato nei confini del '67. Ma l'ex primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh ha ribadito il concetto a modo suo, anche lui molto contento della raggiunta unità perchè si continuerà a "perseguire la resistenza in tutte le sue forme" (ovvero, secondo la tradizione, si deve intendere, con attacchi terroristi e lanci di missili da Gaza)ha anche detto che adesso le Brigate Izz ad Din al Qassam, ovvero la milizia armata di Hamas "diventa un vero esercito".

Un profondo disaccordo dell'ultima ora delle due parti sulla scelta di Abu Mazen di abolire il ministero per i prigionieri, è stato affannosamente superato, dopo che il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri aveva esplicitato che si trattava di un vero tradimento di coloro che dedicano tutta la loro vita a Dio, e senza quel ministero l'accordo era finito. Il bandolo della matassa l'ha sciolto Abu Mazen incaricando del compito il primo Ministro Rami al Hamdallah. Così oggi il governo è stato varato nella prospettiva di elezioni, che dovranno aver luogo nel 2015.

Le parti hanno accettato di riaccoppiarsi per motivi diversi, alla base del quale c'è tuttavia la necessità, grande molla della storia: Hamas dopo la sconfitta in Egitto dei Fratelli Musulmani di cui fa parte, è considerato un nemico dal generale Sisi dopo che l'ha abbandonato anche il solido sostegno di Assad, di cui era ospite con l'efficiente e doviziosa sede di Damasco. Il suo nesso con l'Iran è sempre attuale, ma indebolito com'è e anche minacciato al suo interno dai più svariati gruppi che scorrazzano per Gaza, deve sostenerlo con una politica attiva, che invogli gli investimenti jihadisti. Essenziale anche il fatto che da mesi i dipendenti militari e civili non vedono lo stipendio. Tutto rendeva necessario un cambio di politica.

Per Abu Mazen, la mossa di avvicinamento è un gesto che gli consente di galleggiare su un'opinione pubblica sempre più delusa dai suoi fallimenti, e molto critica dei suoi rapporti con Israele egli USA. Hamas è forte nell'Autorità palestinese. Abu Mazen ruppe i colloqui di pace in aprile, prima dei nove mesi fissati, con l'accordo con Hamas per dimostrare con un'alzata di capo di essere un grande leader. Così lavava l'offesa che secondo lui aveva subito da Netanyahu per il rifiuto di liberare altri prigionieri dopo che Abu Mazen aveva, prima, compiuto passi unilaterali all'ONU. Gli USA al momento restarono stupefatti, Hamas è nella lista delle organizzazioni terroristiche, ha nella sua carta istitutiva la promessa di uccidere tutti gli ebrei e di stabilire il califfato universale, ha inondato di terroristi suicidi Israele, e durante la guerra con Fatah ha compiuto crimini anche contro Fatah. Abu Mazen certo ricorda quando i suoi uomini venivano gettati dai tetti di Gaza. Kerry domenica ha telefonato di nuovo a Abu Mazen, esprimendogli la sua preoccupazione, ma il portavoce del governo ha subito aggiunto obamianamente che "gli USA monitoreranno la situazione da vicino e giudicheranno qualsiasi governo in base alla sua composizione, alle sue politiche, alle sue azioni".

Di nuovo il tono americano fa la realtà: si crea qui un governo che non potrà accedere a nessun processo di pace, la cosa che sta tanto a cuore a Kerry e al suo presidente. Netanyahu ha annunciato intanto che finchè Hamas è nel governo non si parla di trattative, e che non capisce perchè l'Europa, che ha condannato il terrorismo di Bruxelles parli "quasi amichevolmente" di un governo in cui siedono terroristi comprovati. "Adesso, anche se tornassimo ai confini del 67 e smantellassimo gli insediamenti, il conflitto non potrà finire perchè la sua radice risiede nella mancanza di volontà di riconoscere l'esistenza stessa di Israele".

 

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Silvio Riva , MILANO - ITALIA
 mercoledì 4 giugno 2014  13:07:37

Cara Fiamma,mi pare che, alla base di tutto, in Palestina, Turchia, Iran, Pakistan ed altri paesi retti da regimi islamici, ci sia il delirante progetto di califfato mondiale, perseguendo il quale, tutti gli avversari sono da distruggere.Sfortunatamente molti Paesi islamici godono dei ricchi proventi derivati dalle riserve di gas e petrolio e, dato che in quella religione si attribuisce tutto al volere di "Allah", ritenendo quindi un segno divino il loro potere economico, si regolano di conseguenza.Con i "petrodollari" stanno comprando tutto quello che possono e che può potenziare la loro immagine ed il potere contrattuale e di ricatto verso gli altri Paesi.Per svincolarsi da questa situazione, si devono cercare fonti di approvvigionamento al di fuori di Paesi islamici (per esempio gas off-shore, al largo di Israele), e fonti alternative di energia.E' vero che ci sono Paesi non fanatici, come la Giordania, ma sono isolette nell'oceano. Tra l'altro il padre dell'attuale regnante ha dovuto ricorrere al "settembre nero" contro i palestinesi che ospitava, per impedire a questi di impadronirsi del potere.Ritengo che fino a che i religiosi islamici non sconfesseranno la lettura aggressiva del Corano contro gli "infedeli", l'attuale situazione non migliorerà.Peraltro non credo che rinunceranno al LORO potere (altro che "Allah" !)Quindi, come ho già scritto, "si vis pacem, para bellum".....come fa Israele.E' solo per questo che, dopo le batoste militari prese, si limitano a violenze verbali.Si possono sempre fare accordi di pace, ma se la controparte continua a propagandare la nostra distruzione non si vedono svolte positive.I "guerrafondai" devono essere messi in condizione di non poter nuocere.



Francesco Salatino , Francorte/Germania
 mercoledì 4 giugno 2014  11:18:53

Cara Fiamma,FATAH/ANP e HAMAS hanno fatto un governo unico dopo che i dipendentipalestinesi non vedono lo stipendio.L'UNIONE EUROPEA ha versato dal 2008 al 2012 più di 2 miliardi di Euro e continuerà a pagare e ad essere ricattata cosi come Israele, costretto a rilasciare i prigionieri palestinesi con le mani sporche di sangue che,non trovando lavoro, si occuperanno dell'unica cosa che sanno fare: lanciare razzicontro Israele. Tanto gli alleati non mancano: i paesi islamici e le dittature comuniste nell'ONU e in italia il MOVIMENTO CINQUE STELLE di Grilloe gran parte della sinistra.



Ferruccio barbieri , Mantova
 martedì 3 giugno 2014  13:24:37

La buona fede e le buone intenzioni possono essere subito verificate : Il nuovo Governo palestinese anche nella sua componente di hamas , riconoscano lo Stato d'Israele ed il suo diritto ad esistere. Senza questo riconoscimento nessuna trattativa seria e duratura può intraprendersi . Si pretende che Israele disarmi, offra la testa ai carnefici che la circondano e che non sognano altro che il suo annientamento. L'America smetta di corteggiare l'Islam a scapito d'Israele



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