Fiamma Nirenstein Blog

Gli ultimi interventi sulla polemica della vignetta di Vauro

lunedì 6 febbraio 2012 Generico 2 commenti

"Dedicato a quel brutto nasone di Vauro"

Vanity Fair, 1 febbraio 2012 di Gad Lerner

Non avevo nessuna voglia di scriverlo, questo articolo: un battibecco fra soliti noti, una tempesta in un bicchier d’acqua, una spirale interminabile di polemiche. Poi c’è quella insistenza sul naso adunco, capirete bene, col profilo caprino che mi ritrovo (a scanso di equivoci, è una citazione del poeta di maternità ebraica Umberto Saba, “in una capra dal viso semita”)… Ma provateci voi a ricevere una dopo l’altra le telefonate di un Vauro tetro e costernato che ti ripete: “Hai letto, Gad? Mi danno dell’antisemita, è l’offesa più schifosa che si possa rivolgere a uno come me. Peppino Caldarola l’ho querelato ed è stato condannato a una multa di 25 mila euro perché mi ha attribuito falsamente quella frase velenosa, ‘sporca ebrea’, mai rivolta a Fiamma Nirenstein, e che io neppure potrei concepire. Ma loro insistono, sui giornali figura come vittima il Caldarola che mi ha appiccicato parole infamanti, perseguitato da me e dal giudice che ne ha certificato l’invenzione”.

Per chi non lo sapesse, tutto comincia da una vignetta in cui Vauro mette in ridicolo la contraddizione di, testuale, “Fiamma Frankestein”, cioè della Nirenstein che ha deciso di candidarsi al Parlamento nel Pdl, partito in cui militano anche persone di estrema destra come Alessandra Mussolini e Giuseppe Ciarrapico (quest’ultimo nostalgico antisemita per davvero). La disegna col suo profilo corredato da simboli che, affiancati, stridono e fanno male: la stella di Davide e il fascio, oltre allo stemma del Pdl.

Se ne poteva opinare il gusto e l’umorismo carogna. Invece, apriti cielo: l’interessata per prima grida all’antisemitismo, come dimostrerebbe il naso attribuitole da Vauro. Sono sempre stato dell’idea che un’accusa così grave andrebbe soppesata con cautela, evitandone l’abuso. Ricordo la volta in cui il rabbino capo di Torino mi sollecitò a protestare contro Forattini che mi aveva disegnato, secondo lui, col tipico naso adunco dell’iconografia fascista. La vignetta era cattiva, ma pregai il rabbino di lasciar perdere: in fondo si trattava del mio naso. Imperfetto, ne convengo, ma noi ci conviviamo volentieri da generazioni (senza generalizzare: conosco pure ebrei col nasino all’insù). Forattini mi sta antipatico, ma se avessi scritto che mi dava dello “sporco ebreo”, a buon diritto lui si sarebbe potuto offendere.

Siccome il destino è beffardo, la Nirenstein ha voluto ribadire la sua accusa di antisemitismo a Vauro sul “Giornale” diretto da Alessandro Sallusti proprio lo stesso giorno in cui quest’ultimo sparava in prima pagina il titolo: “Lettera ai tedeschi. A noi Schettino a voi Auschwitz”. In un demenziale impeto patriottico Sallusti scaraventava addosso al sito internet del settimanale tedesco “Der Spiegel”, colpevole di una sgradevole satira antitaliana, niente meno che i sei milioni di morti della Shoah. Per giunta negando la corresponsabilità del fascismo italiano nella persecuzione degli ebrei. Sfortunata, la Fiamma, ma non per questo le darò della “Frankestein”. Mi limito a consigliarle maggior parsimonia nel dispensare marchi d’infamia mortificanti nei confronti degli avversari politici come Vauro.

Ce n’è già abbastanza in giro di antisemitismo, e più in generale di odio razziale rivolto contro altri popoli ed altre fedi religiose, senza bisogno di inventarsi pure un Vauro che dà della “sporca ebrea” a chicchessia. Se poi quest’ultimo, il Vauro, si accontentasse della sentenza che ne riconferma l’onorabilità indiscussa, e rinunciasse ai soldi di Caldarola, avremmo fatto bingo.

"Antisemita a chi? Se la destra gioca sporco sulla Shoah"

l’Unità, 3 febbraio 2012 di Moni Ovadia

Vi è mai capitato di sentirvi dare dell'antisemita? A Vauro è capitato. A me, ebreo che ha dedicato una parte significativa della propria vita al pensiero ebraico e ai suoi valori, è capitato. Mi è capitato anche di sentirmi dare del nemico del popolo ebraico solo per aver espresso opinioni aspramente critiche nei confronti del governo israeliano per la politica di occupazione e di colonizzazione delle terre palestinesi. Avete idea di come ci si possa sentire? Forse voi non lo sapete ma io sì, non solo e non tanto perché sono ebreo, ma perché, come Vauro, in ogni fibra del mio corpo e della mia mente, esprimo ripulsa per qualsivoglia forma di razzismo o di xenofobia. Per questa ragione so come si deve essere sentito Vauro quando si è sentito infamare con l'accusa di essere antisemitaL'accusa è nata a scoppio ritardato a seguito di una vignetta in cui il mirabile disegnatore ritraeva una nota giornalista e parlamentare italiana ebrea, Fiamma Nierenstein, come una specie di Frankenstein fricchettona in gonnella, con un abitino stazzonato su cui esibisce alcuni badge di partiti politici - e specificamente Pdl e Forza Nuova - e una stella di Davide. La vignetta intendeva stigmatizzare la disinvoltura strumentale con cui la Nierenstein, a ogni pié sospinto, offre il suo sostegno totale e acritico al governo israeliano in carica, pavesandosi talora con la bandiera dello Stato d'Israele su cui campeggia la stella a sei punte in occasione delle manifestazioni pro Nethanyahu (surrettiziamente definite pro Israele) e trovando contemporaneamente naturale, aderire ad alleanze politiche che comprendono partiti neofascisti e neonazisti. Tutto qui.

Le vignette di Vauro sono giustamente feroci, così deve essere la grande satira, ma per sostenere che quella vignetta avesse intenzioni antisemite, antiebraiche o anti israeliane tout court, bisogna essere profondamente in malafede. Il linguaggio della vignetta è trasparente e prende di mira, insieme alla signora Nierenstein, tutti coloro che fanno dell'ebraismo o delle simpatie filosemite un'ideologia politica che mira ad accreditare le destre berlusconiana e post fascista come i veri amici degli ebrei. Comunque, qualora Fiamma Nierenstein si fosse sentita autenticamente oggetto di un'aggressione antisemita - reato odioso e ripugnante - avrebbe dovuto citare Vauro in giudizio. Tuttavia, farlo sarebbe stato troppo rischioso vista la totale inconsistenza dell'addebito. Meglio cogliere la palla al balzo per dare nuova linfa al proprio furore ideologico. Un'ideologia politica che mira a separare la persecuzione degli ebrei dagli altri crimini del fascismo e che prende le distanze dai valori della Resistenza antifascista.

L'intento ultimo è quello di criminalizzare la sinistra in quanto tale, di attribuirle pulsioni antiebraiche ed antisioniste e imprimere il marchio di antisemita su qualsiasi vero oppositore del governo israeliano. Vauro è stato sottoposto ad un fuoco di fila di calunnie vergate anche da penne "indipendenti" perché è di sinistra e perché è antifascista ma soprattutto perché, agli occhi di tutti i sostenitori del governo ultrareazionario e pararazzista di Netanyahu e di Lieberman, ha commesso la grave colpa di aderire alla Freedom Flottilla con lo scopo sostenere i sacrosanti diritti del popolo palestinese.
Fra i calunniatori di Vauro si è distinto per zelo interpretativo Giuseppe Caldarola che, sul quotidiano il Riformista, lo ha accusato di avere definito nella sua vignetta Fiamma Nierenstein «una sporca ebrea». Vauro ha risposto all'infamante accusa con una denuncia per diffamazione contro Caldarola. Il tribunale ha dato ragione a Vauro condannando Caldarola al pagamento di una penale di 25000 euro per diffamazione aggravata. A questo punto apriti cielo! Si è scatenata sulla stampa e sulla rete un ondata di grottesco vittimismo contro il vignettista.

Da molti anni è in corso una perniciosa campagna ideologica che fa un uso strumentale, capzioso e persino mercantile, della Memoria e della Shoah. Esiste ormai una ricca letteratura che denuncia questa micidiale deriva e se non verrà arrestata con un grande sforzo di onestà intellettuale e di coraggio anticonformista, la memoria si trasformerà in culto della falsa coscienza e della banalità retorica. L'insulto di «antisemita» diventerà meno grave di «sciocchino».
Personalmente sono grato a Vauro per avere denunciato con la folgorante sintesi che gli è propria il marasma di stereotipi che sostiene il mediocre polverone propagandistico della nostra patetica destra «filoisraeliana» & Co.

"Con la vignetta anti-Nirenstein, Moni, Gad e Vauro fanno Bingo!"

L’Occidentale
, 5 febbraio 2012 di Giancarlo Loquenzi

Hanno ragione Moni Ovadia e Gad Lerner: l’accusa di antisemitismo non deve essere banalizzata, non può essere sparsa a manciate per il solo gusto polemico, altrimenti il termine perde di senso e profondità.

Ma certo non può essere la scricchiolante tribuna morale della sinistra sui cui i due sono costantemente impancati a poter decidere quando e a chi quell’accusa si attagli. Se Vauro e la sua vignetta contro Fiamma Nirenstein non rientrano sotto la categoria dell’antisemitismo è per il semplice fatto che Vauro è uno di loro, uno che sta dalla parte giusta, è un “mirabile disegnatore” come dice Ovadia e la sua vignetta è solo “giustamente feroce” e non certo anitsemita: certificato e garantito dagli ebrei “buoni” e di sinistra.

Per questo ritrarre Fiamma Nirenstein come un Frankestein dal naso adunco, con cuciti adosso gli stemmi della stella di David (come nei campi di concentramento) assieme al fascio littorio e al simbolo elettorale del Pdl, non equivale a dire “sporca ebrea”, come aveva suggerito Peppino Caldarola beccandosi una provvisionale da 25.000 euro. No, è una mirabile e giustificata accusa alla Nirenstein, la cui colpa è quella di “fare dell’ebraismo o delle simpatie filosemite un’ideologia politica che mira ad accreditare le destre berlusconiane e post-fasciste come i veri amici degli ebrei”. Non solo, Fiamma non sarebbe affatto un’amica di Israele, ma solo del governo “pararazzista” di Nethanyahu. Agli occhi di Vauro, Gad, e Moni quella vignetta deve essere parsa fin troppo gentile. Tanto che , ci racconta Gad: “Vauro è costernato” e si lamenta del fatto che dargli dell’antisemita “è l’accusa più schifosa che si possa fare a uno come me”. Povero Vauro! Invece a una come Fiamma basta appena.

E una come Fiamma io la conosco dagli inizi degli anni 80, e già da anni si batteva come un leone per Israele e contro l’antisemitismo, quando Berlusconi era ancora alle prese con il Mudialito, Moni Ovadia era un illustre sconosciuto e Gad passava da Lotta Continua, al Manifesto e all’Espresso, dove deve essersi forgiato il suo strano e declamato amore per Israele. In quegli anni il “pararazzista” Nethanyahu era solo l’ambasciatore di Israele all’Onu.

Fiamma era per Israele quando l’ho conosciuta, lo era con tutto il cuore e con tutte le sue energie e lo è stata sempre attraverso i 10 governi israeliani che si sono avvicendati nei quasi trent’anni successivi, che fossero del Likud, del Labour o di Kadima. Fiamma era ed è stata con Israele come giornalista, come corrispondente, come scrittrice, come direttore dell’Istituto di Cultura italiano a Tel Aviv, come opinionista, poi solo negli ultimi anni come parlamentare, vice-presidente della Commssione Esteri della Camera: scelta di cui, se si fosse muniti di un minimo di onestà intellettuale, bisognerebbe dare atto a Berlusconi non ritorcela contro Fiamma. Perchè tutti ricordano la nomina a commissario europeo di Emma Bonino (i radicali si presentarono con Forza Italia nel ’94) come uno dei momenti più illuminati di Berlusconi, mentre l’aver scelto Fiamma Nirenstein come perno della politica estera del partito di governo ricade su di lei come un’infamia?

La verità è che i Lerner, gli Ovadia e i molti come loro odiano Berlusconi molto più di quanto non amino israele e hanno fondato le loro carriere e il loro caratteri pubblici molto più sull’antiberlusconismo che sulla lotta all’antisemitismo. Il loro è un ebraismo tiepido e imbarazzato che cede volentieri il passo ai più alti dettami della correttezza politica de sinistra. Come si può essere con Israele, se questa dichiara l’Italia di Berlusconi il suo miglior alleato in Europa? E allora al diavolo Israele giù botte a Berlusconi e a chi lo sostiene. Se poi è una giornalista ebrea allora eccola come un Frankestein col naso adunco e un po’ fascista.

Vauro, Ovadia, Lerner, accusano Fiamma di usare l’ebraismo a fini politici di parte e non si accorgono di fare molto peggio e da sempre: sacrificano l’ebraismo, mettono il condizionale all’amore e alla difesa di israele, usano metodi antisemiti in nome di un misero e salottiero antiberlusconismo di maniera, persino in tempi post-berlusconiani. Lo spettacolo che hanno offerto nei loro articoli e nei loro interventi è miserando: si danno di gomito, ammiccano tra di loro, Vauro si lamenta con Lerner, Gad lo consola, Moni si dice “grato per la folgorante sintesi” di Vauro, i tre insieme cincischiano con Caldarola e sono convinti che se Vauro rinunciasse ai 25.000 euro tutto sarebbe felicemente risolto. Lo dice Lerner senza vergogna: "Se poi quest’ultimo, il Vauro, si accontentasse della sentenza che ne riconferma l’onorabilità indiscussa, e rinunciasse ai soldi di Caldarola, avremmo fatto bingo". Capito? Loro avrebbero fatto bingo, avrebbero vinto alla lotteria, tutti insieme: tre palle un soldo contro una donna, ebrea, giornalista.

Dalla festosa ricomposizione resta infatti fuori Fiamma, vittima di una violenta character assassination il cui autore è stato premiato da un tribunale italiano, esposta all’odio di chiunque possa sentirsi incoraggiato da una vignetta “giustamente feroce”, vittima dell'ormai accertata conclusione che essere antisemiti nei confronti di un ebreo berlusconiano o di destra è infondo accettabile. Specie se lo dicono Moni, Gad e Vauro...e fanno Bingo.

"Non c'è un 'nasone' politicamente corretto"

Corriere della Sera,
6 febbraio 2012 di Pierlugi Battista

Se si applicasse il principio un po' barbaro del «non poteva non sapere», Moni Ovadia sarebbe condannato con una pena molto severa. Moni Ovadia che non sa che la raffigurazione mostrificante del naso adunco fa parte di una lunga e spregevole tradizione iconografica antisemita? Ma andiamo, è impossibile. Perciò se Moni Ovadia ha deciso di congratularsi con il vignettista di nome Vauro che aveva dileggiato con il naso adunco e una stella di Davide come segno identificatore un'ebrea italiana, Fiamma Nirenstein, «colpevole» solo di pensarla diversamente da Vauro e di aver scelto uno schieramento politico opposto a quello del vignettista, allora ne dobbiamo dedurre che Moni Ovadia si è distratto. O che è vittima di un oscuramento momentaneo della sua vigile coscienza. Oppure, ma davvero non vorremmo pensarlo, che ha scelto di transigere su una brutta storia di antisemitismo camuffato, di non vedere, accecato da una faziosità politica furente a sensibilità doppia: severo, severissimo con i nemici, indulgente, accomodante, per così dire omertoso con i suoi compagni di avventura politica.

Se fosse vera l'ultima ipotesi, ma tremiamo alla sola idea che un raffinato intellettuale come Moni Ovadia possa cadere in un'ipocrisia così miserabile, dovremmo concludere che la battaglia contro la tentazione antisemita vada a corrente alternata. Inoltre Moni Ovadia sembra prigioniero di una forma acuta di paranoia politica. Dice che Vauro sarebbe vittima di un'occulta manovra di una Destra tentacolare e insidiosa. Ma omette di dire che il giornalista condannato da un tribunale italiano solo per aver rudemente criticato la vignetta dell'ebrea con il naso adunco, Peppino Caldarola, è un giornalista di sinistra, con un passato e un presente tutto interno alla tradizione della sinistra, e in particolare della sinistra cresciuta nel Partito comunista italiano. Ma l'accecamento politico è proprio questo: sorvola sul naso adunco e sul dileggio della stella di Davide quando è frutto di una vignetta disegnata da chi è politicamente vicino e si inventa, come i paranoici, un gigantesco complotto della Destra mondiale per colpire un povero disegnatore.

No, non può essere malafede: sarebbe una delusione troppo grande per chi ha nutrito stima per Moni Ovadia. Diciamo che il doppio standard gli viene naturale. O patologico, come un tic che non si riesce a controllare. E poi si può sempre legittimamente cambiare idea. Come Gad Lerner, che scherza con quel discolaccio di Vauro per via del «nasone». Ma scherza solo ora, perché quando un topo da Radio Padania berciò sconcezze sul «nasone» di Lerner, quest'ultimo giustamente non scherzò e querelò chi aveva associato un ebreo a un «nasone». Certo, il «nasone» del leghista è antropologicamente inferiore al «nasone» del vignettista politicamente corretto. E quindi si capisce che Lerner applichi due pesi a due misure diverse. Mica i «nasoni» hanno tutti lo stesso peso. 

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Romina , Italia
 giovedì 31 ottobre 2013  14:12:19

Gentile sig.ra Nirenstein ho visto la vignetta di Vauro e andrebbe multato già solo perchè non fa ridere, anzi fa piangere. Quello che lei ha visto nella vignetta lo vedo anche io e ne inorridisco. Ma non abbiamo proprio imparato niente dalla storia? Sono senza parole, poteva esprimere lo stesso concetto (chissà quale, perchè non è chiaro) in altro modo, magari avrebbe fatto addirittura ridere. La cosa strana è che c'è questo antisemitismo diffuso e chiaramente dichiarato anche se velato da un "no io sono solo contro Israele". Ho di recente visto un film sul nazismo e la vignetta in questione è molto simile alle caricature fatte dagli "scienziati" nazisti nei libri di testo scolastici per insegnare ai giovani tedeschi come fare per riconoscere un ebreo. La mia domanda è: ma chi è che lo ha assolto?



Ilaria , Rivoli
 venerdì 10 febbraio 2012  18:01:45

Non credo che Moni e Gad Lerner possano essere definiti antisemiti, andando contro loro stessi. Però, non mi é piaciuta per niente la vignetta di Vauro che reputo fortemente antisemita. Un saluto, e buon sabato, Signora Nirenstein.



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