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GLI ALLARMANTI SCENARI DELLA MISSIONE DEL SEGRETARIO DI STATO Tra p ietre, missili e terrore la guerra prossima ventura

domenica 25 febbraio 2001 La Stampa 0 commenti
LAGGIU’ , nel Negev, non molto lontano dal centro nucleare di Dimona, due battaglioni di missili americani Patriot sono stati messi in posizione per simulare un attacco iracheno. L’ esercitazione è stata tenuta da israeliani e americani insieme. E’ stata definita « operazione Juniper Cobra» ed ha avuto luogo esattamente negli stessi giorni in cui la nuova Amministrazione Americana ha attaccato Saddam Hussein, e una settimana precisa prima dell’ arrivo in Medio Oriente del nuovo Segretario di Stato Colin Powell, al Cairo per tutta la giornata di ieri, in Israele da ieri sera e poi in vista quasi in tutte le capitali mediorentali. Marty Downey, il portavoce dell’ esercito israeliano si è affannato a ripetere l'esercitazione è stata una pura coincidenza. Ma certo, Colin Powell non considera inutile o pleonastico l’ aver schierato insieme forze israeliane e americane in funzione antiaerea , con i missili Arrow, installato solo un anno fa, sperimentati operativamente. Egli sa che la situazione dell’ area è ormai sull’ orlo di una conflagrazione, e che solo un miracolo o una situazione di forte deterrenza potrebbe salvare la situazione. Vediamo, fronte per fronte, lo scenario che Powell si trova di fronte. I Palestinesi: per ora, Arafat non da nessun segno di voler ordinare il cessate il fuoco, e gli scontri ormai sono passati dalle pietre alle pallottole. Oltre alle armi leggere fornite in base all’ accordo di Oslo da Israele stesso, secondo fonti di intelligence confermate da quanto accade sul campo (è comune da parte palestinese l'uso di mortai e armi antitank) dal ‘ 96 i palestinesi hanno contrabbandato una quantità di armi attraverso il confine giordano (di provenienza irachena) e dall’ Egitto attraverso i tunnel sotterranei di Rafah. Si suppone (la fonte è un discorso del Generale Aharon Farkash, capo dei servizi tecnologici e logistici dell’ esercito) che, a causa dei rapporti sempre più stretti con gli hezbollah, potrebbero fare la comparsa in campo palestinese i lanciarazzi multiplici « katiusha» ; e si sa che le eleganti automobili dei Vip palestinesi che, secondo l’ accordo di Oslo non possono essere perquisite, trasportano armi illegali nei Territori. In generale, negli ultime sette anni i palestinesi si sono dotati un esercito di varie divisioni, con armi moderne. Il fronte del nord è quello che può portare più facilmente alla conflagrazione generale: un attacco degli hezbollah che causasse vittime civili potrebbe essere seguito da una rappresaglia israliana dura, con il successivo coinvolgimento del Libano e poi della Siria. A questo seguirebbe l’ intervento iracheno, che cercherebbe di trascinare nel conflitto la Giordania. L’ Iran nel frattempo di mobiliterebbe in aiuto degli hezbollah, e i palestinesi naturalmente sarebbero il fronte di prima linea. Il giovane Assad ha dato luce verde agli Hezbollah, che pochi giorni fa hanno di nuovo ucciso un soldato. Sono ben armati dall’ Iran, che li considera il suo biglietto da visita (si tratta di una forza integralista islamica che compie continui attentati terroristici, anche adesso che Israele si è ritirata dal Libano) e Bashar Assad, al contario del padre che li controllava con deteminazione e forniva o negava loro i rifornimenti a secondo della situazione, di fatto dimostra molta simpatia per la loro visione di mobilitazione generale del Medio Oriente in funzione antisraeliana e antiamericana. Bashar dispone a sua volta di un esercito che è stato, dopo un periodo postsovietico di crisi, riarmato dalla nuova Russia di Putin. Il raì s siriano ama svolgere un ruolo di ponte fra Iran e Iraq, due potenze che nel passato antagoniste fra di loro, tendono oggi a formare un fronte di falchi. Saddam Hussein è il leader-simbolo di questo fronte, di cui i palestinesi sono tornati ad essere, con l’ Intifada, la stella polare. Con la parata del 31 dicembre ha mostrato al mondo che il suo esercito e le sue attrezzature sono in perfetta efficienza. Tutti questi Paesi si sono sentiti molto incoraggiati dagli aiuti ricevuti dalla Cina , dalla Russia e in parte dall’ Europa. Adesso si tratta di vedere cosa farà la nuova Amministrazione Usa: l’ impressione è che Powell non verrà nell’ area con l’ intenzione di riproporsi come mediatore in un processo di pace che è fallito, ma per dire alle parti: « Il primo che da fuoco alla miccia, l’ avrà che fare con noi» .

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