Gerusalemme invasa da pastrani e cappelli neri: siamo esuli in una pa tria che offende la religione Israele, 250 mila no allo Stato laico La fiumana degli ultraortodossi contro la Corte Suprema
lunedì 15 febbraio 1999 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
NOSTRO SERVIZIO
È il grande giorno degli ultra ortodossi, del popolo dei haredim,
il giorno della manifestazione contro la Corte Suprema, o se si
vuole contro lo Stato di diritto. Un mare nero sale, alle 2 di
pomeriggio, verso Gerusalemme alta nel sole. Sono centinaia di
migliaia, dicono 250 mila. Le donne portano la camicia bianca, la
parrucca, la gonna fino a terra. Gli uomini, tutti quanti,
indossano il cappello nero a larghe falde, oppure la kippà , e
vestono la giacca nera o la gabbana, la camicia bianca, la
cravatta. Ciascuno, bambini e adulti, porta riccioli laterali
acconciati secondo il gruppo di appartenenza. Come rondini bianche
e nere arrivano in grandi stormi, scendono dai torpedoni che li
hanno portati da tutta Israele come l'organizzazione di un grande
partito. Strette di mano, sorrisi d'intesa, danze in cerchio appena
si giunge davanti all'ufficio dei Rabbini Capo d'Israele: non
verranno alla manifestazione per amor di pace con lo Stato, ma
certo da dietro la finestra vedono la forza dei loro confratelli
ormai sul piede di guerra contro "libertà , eguaglianza e
fratellanza" di cui la Corte Suprema è lo storico erede e
l'ambasciatore consolidato. Con le sue decisioni egualitarie, e
quindi contrarie alla legge della Torah li ha fatti sentire degli
estranei nel loro Paese, come spiega il loro capo il rabbino
Menahem Porush, mentre la grande barba bianca gli danza nel vento.
Ha cancellato i diritti e i sogni di essere in uno Stato ebraico
come lo intendono loro. I negozi aperti e le automobili che
viaggiano di sabato, la coscrizione obbligatoria per i giovani
religiosi, l'immissione di ebrei riformati nei consigli religiosi
dello Stato, e tante decisioni a favore della presenza mista di
uomini e donne ovunque, la sottrazione del monopolio dei decessi e
dei matrimoni... E tanti altri sgarri basilari, dice Porush, ci
hanno resi cittadini di serie B. Non veniteci a parlare di
democrazia. Poco lontano, intanto, al giardino Sacher, su un prato,
al di là di una marea di polizia si svolge l'altra manifestazione:
è stata indetta dai laici a favore dello Stato di diritto e della
democrazia, ma è poco più di un quinto della manifestazione
religiosa, anche se qui fanno alati discorsi ministri e uomini
politici di tutti i partiti. Ehud Barak, il capo dell'opposizione,
non ha aderito per evitare spaccature verticali sotto le elezioni.
Il pubblico hared invece gonfio, immenso, in una scena
apocalittica. La musica e la danza impazzano, costituiscono il
solito grande lusso della parte più povera della popolazione. Le
donne restano dietro un tendone blu, invisibili ai maschi. E anche
le giornaliste vengono cacciate indietro. I bambini sono
mingherlini, pallidi, abituati alla fatica della Bibbia, ma ora
corrono pazzi di gioia. Alcuni giovani vigorosi, di provenienza
americana o francese, ridono felici insieme scuotendo i riccioli
laterali. È l'ora della riscossa, vinceremo, dicono. Il gruppo
dirigente della manifestazione ha deciso che non si terranno
discorsi. Già sono volate parole grosse, i religiosi, da politici,
non vogliono troppo entrare nella parte del cattivo. Dal palco, su
cui è scritto "Incontro di preghiera e di protesta contro la
persecuzione della revisione della tradizione d'Israele" si levano
a gran voce, secondo il rito e la pronuncia ashkenazita, solo
preghiere. Solo!: si fa per dire. La forza del canto singhiozzante
alla maniera dell'Europa Orientale stringe in un sol viluppo 250
mila anime infuriate. Una folla senza fine si dondola come un campo
di canne nere sotto il soffio di Dio. E quando si recitano i 13
attributi divini la folla urla in un ruggito: "Kaddosh, Kaddosh,
Kaddosh". Sanctus, Sanctus, Sanctus. Sei solo nostro. Poi suonano
gli shoffar, i corni degli arieti, con quel suono desertico che ha
cinque millenni, e i haredim dichiarano di fronte alle telecamere
che mai si sono sentiti così forti. Lo Stato laico, anche se gli
ultra religiosi sono solo il 10 per cento, dovrà fare i conti con
loro. I laici sono molti ma molti di più , ma non riescono a
mettere in piazza altro che qualche decina di migliaia di
affezionati. La Corte Suprema, dislocata al centro fra le due
manifestazioni, è forse il più bello edificio moderno di
Gerusalemme. Ben Gurion ne sarebbe stato fiero, e lo avrebbe visto
come il simbolo irrinunciabile dell'essenza stessa del nuovo Stato.
Il suono dello shoffar allora era molto meno pauroso, sembrava
innocuo. Ora il fanatismo diviene audace e oltraggioso. Tuttavia,
ieri, le due folle non si sono scontrate, ma anzi un gruppo misto
si è fermato a discutere. E nessuno ha assalito la Corte Suprema,
che ha lavorato tutto il giorno regolarmente.
Fiamma Nirenstein