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Gerusalemme capitale comune "Gli arabi sono pronti da tempo per la pa ce"

mercoledì 17 febbraio 1999 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME ESCA, esca all'aperto, apra, guardi". Andrè Chouraqui, levando il bastone dalla poltrona dietro la scrivania, indica la grande finestra, la terrazza su Gerusalemme antica. Le mura merlate contro il cielo azzurro racchiudono tutto: il Muro del Pianto, le Moschee, il Santo Sepolcro. Da cinquant'anni Chouraqui contempla, fra un viaggio e l'altro, questo panorama. E dietro di lui, nella biblioteca, la muraglia di testi scritti in 82 anni di vita, esegesi della Torah, del Corano, del Vangelo, dei Salmi, della più varia letteratura religiosa. L'utopia più ambiziosa, ovvero la pace universale, è il lavoro di quest'uomo piccolo, con gli occhiali, un sorriso cocciuto e dolcissimo come garanzia della veridicità delle sue impossibili profezie. Professore, qual è la sua prima ispirazione? Algeri, dove è nato ebreo in terra araba; la Francia, dove ha lottato nella resistenza; Ben Gurion che la incaricò della fusione in un solo popolo ebraico nella nuova Israele di marocchini e russi, yemeniti e polacchi? "Tutto nasce nell'amore. Se sei pieno di amore, sai riconoscere in ogni uomo quel che c'è di positivo. L'amore nutre la saggezza. Ecco qua un commentario di Salmi scritto da un mio avo ad Algeri nel 1650. Si chiamava Saadia Chouraqui: a ogni verso dedica lo stesso spazio che io ho dedicato all'intero Libro dei Salmi, 800 pagine. Ogni sua parola è piena di mistico amore e della sapienza che ne deriva. L'amore, per me, era la certezza assoluta della vittoria del Bene su Hitler mentre deportavano i miei confratelli. Eravamo 33 ragazzi alla macchia: quando me ne sono caduti davanti 29, non ho mai dubitato. Anche oggi sono certo che il mondo va verso il Bene. Non c'è nessun dubbio...". Eppure, poche ore fa, qui a Gerusalemme lei ha assistito a un'invasione di ultraortodossi che proclamavano la loro primogenitura sullo Stato di diritto che lei stesso ha contribuito a fondare. L'integralismo è un male in crescita, soprattutto nell'islam. Esso vuole dettar legge a ogni costo in nome di Dio. "Ma certo molto meno che nel passato! Il fascismo, il nazismo sono state religioni ben più assassine e integraliste, e la democrazia ne è uscita vittoriosa. Oggi il mondo è un inusitato tripudio di valori della tolleranza, e quando si usa il nome di Dio in senso contrario semplicemente si sbaglia indirizzo. Il Corano, per esempio, è pieno di parole di amore e di ammirazione per gli ebrei... Quanto agli ebrei, Adonai della Bibbia, Colui che fu che è e che sarà , è stato completamente stravolto e occidentalizzato dalla tradizione greca e latina. È un Dominus Deus mitologico e non più sinaitico. Il segreto della ricongiunzione delle religioni sta nella ricongiunzione dell'Occidente con la riscoperta dell'Oriente, ciascuno deve comprendere i significati dell'altro, e già ci siamo molto avvicinati a questo. Questo Papa ha fatto molto!". Che cosa ha fatto il Papa? "Ha posto fine all'antisemitismo teologico riconoscendo lo Stato d'Israele. Il 13 dicembre 1993 è una delle date più importanti per la riconciliazione delle fedi". Ma con l'islam il rapporto è duro e teso... "Sono i dittatori, i signori della guerra che vogliono così . L'Iraq, l'Iran, la Siria. Ma gli arabi in generale da tempo sono pronti per la pace". Lei non crede che il processo di pace sia fermo? "No, niente affatto. Ci sono stalli, rallentamenti, ma ormai la strada è evidente ed è obbligata". Questa città tuttavia resta un mare di fede e di sangue. "A suo tempo proposi a Ben Gurion, che era sostanzialmente d'accordo, e poi a Rabin e Peres che si misero a lavorarci sopra, la mia soluzione per Gerusalemme: capitale di uno Stato confederato fra Israele, Palestina e Giordania, con un consiglio comunale misto... Israele deve dichiararla capitale dell'ebraismo, dell'islam e del cristianesimo...". Ma è un'utopia senza speranza! "Al contrario, è l'unica soluzione perché qui non ci sia un giorno una guerra totale. La convivenza è ben più facile di quello che sembra. La storia delle civiltà , che è il mio lavoro, ce lo insegna. In essa è contenuto il concetto di tolleranza e collaborazione che ormai molti sono pronti a fare riemergere. Se il Papa, che ho incontrato quattro volte, verrà in Israele come ha promesso, farà un grande regalo al mondo gettando un ponte tra l'Oriente e l'Occidente. Speriamo che lo decida prima che dobbiamo incontrarci nel Regno dei cieli". Israele, il sionismo, sono un successo? "Un successo meraviglioso, il sionismo è scritto nei sacri testi, e l'averlo realizzato è il più bel miracolo che si possa immaginare. A volte è difficile per gli ebrei gestire questo miracolo, ma in generale siamo sulla giusta via della pace". Lei riceve un premio legato al suo grande lavoro per la tolleranza e l'integrazione, e lo riceve in Italia. Che cosa le dice questa circostanza? "Sono molto felice per me e per Israele, questo premio consolida un legame speciale. La prima volta ascesi la Penisola quando avevo vent'anni, negli anni anteriori alla seconda guerra mondiale. Viaggiavo solo in bicicletta, osservavo minutamente quel mondo che era parte della famiglia mediterranea. Già pensavo: siamo la stessa gente, la stessa famiglia di pazzi. Grande famiglia mediterranea, che talvolta perde il senso di se stessa, ma che si riempie di gioia e di speranza quando improvvisamente lo riscopre". Fiamma Nirenstein

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