FRA LE 12 PERSONE-SIMBOLO DEL PAESE ISRAELE, L’ EROE È DOWN
giovedì 11 maggio 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
DA lontano, contro lo sfondo sfarzoso della celebrazione ufficiale
del 52°
anniversario dello Stato d'Israele che si è aperta lunedì sera alle
otto,
quel giovane sotto i riflettori che parlava con voce ferma a un
pubblico
immenso, è apparso all'inizio semplicemente uno delle dodici
persone-simbolo
che il Paese sceglie a rappresentare il meglio di sé stesso. Il
titolo della
cerimonia era: « Diversi ma eguali» . Tutta Israele davanti ai
teleschermi
guardava i dodici eroi che accendevano la loro fiaccola dopo poche
parole di
autopresentazione. C'erano due ragazzine, un'ebrea e una palestinese,
impegnate in un lavoro di conoscenza fra ragazzi; c'era un
sopravvissuto
dell'Olocausto che si adopera per sanare il terribile strappo fra
laici e
religiosi; e poi un druso che serve da 16 anni nell'esercito con
grande
valore, una piccola russa immigrata da poco, ginnasta provetta che si
prepara per le Olimpiadi, una donna etiope a capo dell'organizzazione
che
aiuta i suoi connazionali nella difficile strada dell'integrazione.
Poi è
arrivato lui, Yoram Cohen, corpulento, timido, e mentre la sua voce
dichiarava appena tremante la scelta di aiutare chi è sfortunato, di
essere
indipendente, di mantenersi da solo, i grandi schermi accanto al
palcoscenico e le tv di tutta Israele hanno mostrato in primo piano
lo
sguardo dolce di una persona affetta dalla sindrome di Down.
Fra gli eroi di Israele, Yoram Cohen è subito apparso grande: nato 35
anni
fa a Kiriat Ono, vicino a Tel Aviv, ha sempre voluto studiare e
lavorare.
Soprattutto nelle case di riposo, dove è aiuta le persone più malate,
più
immobili, più intrattabili. Yoram li riempie d'amore, è costante e
paziente,
ci sa fare. Guadagna abbastanza per potersi permettere qualche
viaggio
all'estero con altri giovani che condividono le sue difficoltà o ne
affrontano di simili. Vive in una comune. Dà all'esercito con grande
fierezza un giorno la settimana di lavoro volontario, ma ci sono
altri
giovani con la sindrome di Down che servono in reparti speciali con
tempi
continuativi. Sono seguiti dall'organizzazione Yatet, sulla base dei
programmi di quel genio molto discusso che è il professor Feuerstein.
Ma il
più lo fanno una innata generosità e una volontà strenua di vivere,
la
sensibilità e un'intelligenza speciale, molto passibile di sviluppo
se
trattata come si deve. Prima di tutto, occorre che la società non li
spinga
in un angolo. Yoram Cohen qualche volta balbetta: stavolta non ha
sbagliato
neppure una parola. Qualche volta si è anche innamorato. Ma non vuole
sposarsi perché teme che i suoi figli potrebbero un giorno chiedergli
perché
balbetta. Di tutte le scelte che accendono il fuoco del futuro,
Israele non
avrebbe potuto farne una migliore.