Fiamma a Otto e Mezzo: il video

I primi ad arrivare a Roma alla Conferenza “Fighting for democracy in the Islamic World” sono stati gli iracheni, possiamo figurarci con quanta fatica e quanto peso affastellatosi sulle loro spalle in questi quattro anni di libertà guerreggiata e dopo le persecuzioni di Saddam Hussein. E, se si pensa che Mithal Al Alusi, presidente del Partito Nazionale Iracheno, non mostra cedimenti nella sua lotta per la democrazia irachena benchè i suoi due figli siano stati uccisi nel 2005 dopo la sua visita in Israele, si capiscono due spunti della Conferenza che si apre domani nella capitale. Il primo, riguarda i dissidenti stessi: la libertà, con buona pace di chi predica contro l’etnocentrismo occidentale, è per uomini nati e cresciuti in ogni cultura e ad ogni latitudine, un’aspirazione per cui si dona tutto senza esitare; forse è il valore che rende tale l’essere umano. Il secondo, riguarda noi: il mondo occidentale, mentre il disprezzo e l’aggressione jihadista attacca alle fondamenta la nostra civiltà, ha in realtà un punto di riferimento ideale in coloro che combattono a costo della vita per ciò che noi già possediamo e diamo per scontato. Ma non lo sa.
Aiutare i dissidenti significa rivalutare noi stessi, trovare la bussola in quella “crisi di valori” di cui si parla spesso. Non appaia retorico dirlo chiaramente: alla Conferenza, aperta dal grande mediorentalista professor Bernard Lewis, sono pervenuti né più né meno che gli eroi del nostro tempo. Qualche esempio: il leader degli studenti iraniani Amir Abbas Fahravar, oggi rifugiato a Washington. A trent’anni ne ha già alle spalle cinque di carcere nella famigerata prigione di Evin, dove la dissidente Zahra Kazemi è stata torturata a morte nel 2003, e in cui a sua volta ha subito la cosiddetta “tortura bianca”: cella di isolamento bianca, nel silenzio totale, i carcerieri vestiti di bianco, solo riso bianco da mangiare. Fakhravar è un sopravvissuto, se si pensa che ogni giorno con questa e quella scusa in Iran ragazzi iraniani vengono impiccati senza vergogna, talora con accuse politiche; a volte invece, come meno di una settimana fa nel caso del ventunenne Marwan Molodusadeh, con l’accusa di sodomia, altre volte con quella di teppismo.
Parla delle difficoltà democratiche in un paese mediorentale l’intellettuale egiziano Saad Edin Ibrahim, che non ha più dove posare il capo e si sposta continuamente perché minacciato dal regime di Hosni Mubarak che già lo ha incarcerato e lo rilasciò illusoriamente nel 2003 grazie alla pressione internazionale, e che oggi, specie dopo la conferenza dei dissidenti a Praga, cui fa seguito la Conferenza di Roma e il colloquio di Ibrahim con il presidente Bush, è di nuovo nel mirino del regime, ormai provato oltre misura nel fisico. E’ un sopravvissuto anche Mudawi Ibrahim Adam, fondatore dell’organizzazione per lo sviluppo del Sudan, SUDO: lottando contro il genocidio entra e esce dal carcere, dove è stato tenuto in isolamento senza accesso a un avvocato, alla sua famiglia, a un medico. Bassam Eid un palestinese fondatore del Palestinian Human Right Monitoring Group ha portato alla luce le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi, non tirandosi indietro anche quando le violazioni erano compiute dai suoi; e sa bene che sin dai tempi di Arafat questo è costato a parecchi l’accusa di collaborazionista e quindi la morte. Oggi a questo si aggiunge l’attacco fondamentalista di Hamas alla costruzione di una democrazia palestinese.
Al centro dell’agenda dei diritti umani la Siria, di cui racconta la persecuzione dei dissidenti Farid Ghadri, fondatore del partito della Riforma; insieme a lui doveva arrivare a Roma Mahmoun Homsi, un parlamentare siriano che nel marzo del 2002 fu condannato a cinque anni di prigione e che mentre lo trascinavano in carcere gridò: “Per me è un onore essere condannato da un regime come questo”. Homsi ha scritto all’organizzazione della conferenza dal Libano dove si è rifugiato e dove però la democrazia è minacciata, che la sua vita era in pericolo se fosse passato attraverso un aereoporto internazionale e che quindi non avrebbe potuto intervenire.
Era il 1986 quando per la prima volta la cronista intervistò in Israele Natan Sharansky, che concluderà la conferenza dopo gli intereventi di Gianfranco Fini, di Jose Maria Aznar, di Umberto Ranieri, di Fabrizio Cicchitto, di Lord David Trimble, dello scrittore Bruce Bawer. Natan, allora Anatoly, era appena uscito dal carcere ed aveva toccato la sua meta, Israele: l’esperienza dei nove anni trascorsi in carcere e il suo pensiero geniale consegnavano un messaggio mentre l’URSS si frantumava: “Quando i dissidenti riescono a emergere nonostante l’indifferenza e l’opportunismo, quando il mondo è disposto a dare importanza ai diritti umani, il cambio di regime è in vista”. La caduta dell’Unione Sovetica, oltre che a una serie di fattori politici come l’intervento del Papa e lo Scudo Stellare di Reagan, portava certamente il segno della formula: “passaporti contro grano”, l’emendamento Jackson and Vanick che stabiliva che per gli USA i rapporti economici erano legati al rispetto della libertà di movimenti, dei diritti umani. Cadeva con l’URSS non solo il totalitarismo oppressore delle proprie genti, ma anche un grande pericolo per il mondo. Sharansky mi citò Sakarov: “Chi non rispetta il proprio popolo, difficilmente rispetterà gli altri”. Questa impostazione è moltiplicata all’ennesima potenza per i Paesi in cui rischia di prevalere o ha prevalso, come in Iran, l’intergralismo islamico, e le cui dittaure si reggono sull’incitamento contro l’Occidente da cui nasce il terrorismo. La Conferenza è stata promossa dall’Istituto Adelson, parte dello Shalem Center di Gerusalemme, da Magna Carta, da Fare Futuro, dalla Fondazione Craxi, da Appuntamento a Gerusalemme, e da molti donatori, fra cui la Fondazione Camis de Fonseca. Speriamo che sia l’apertura di un cammino.
Vorrei rispondere al signor Jarach.Capisco alla perfezione cosa intende dire, ma l'immagine evocata mi trova in disaccordo, magari a torto, ma cercherò di spiegarmi alla meno peggio.Se non ci fossero persone che hanno il diritto di vivere liberamente, e che di certo non sono responsabili dei "peccati" di cui si parla, non avrebbe alcun senso perseguire la libertà o la verità.Forse addirittura quello che dico è un controsenso, ma senza un' identità di riferimento non ha senso rifiutare quella che vogliono imporre i fondamentalisti islamici.
Mefisto , Padova
Certo i dissidenti sono portatori di una grande lezione di coraggio e democrazia, ma una "ambasciatrice" come lei è indispensabile. Lei buca lo schermo !
clem , montesarchio (BN) Italia
Cara Fiamma sempre con Israele.Spero ci sarai anche tu venerdì 21 dicembre per la manifestazione sotto l'ambasciata iraniana a Roma a difesa dei diritti umani e degli eroici RAGAZZI DI YEHERAN!Ciao,clem
gianfranco pellegrini , Italia - Milano
cara fiamma.il giorno 10 mi sono goduto tutta la puntata di otto e mezzo. Finalmente lei è stata splendida e come mai nessuno tranne oriana fallaci ha sostenuto validamente la causa della civiltà occidentale che poco o punto interessa molti nostri politici, L' islam è un coacervo di aforismi e diconsiderazioni formulati da un cervello adusato a concetti di vita di un popolo beduino per i quali il rapporto tra maschio e femmina è solo l' affermazione dell' assoluta superiorità dell' uomo sulla donna ritenuta essere inferiore. La civiltà occidentale proviene da due millenni di evoluzione del pensiero giudaico cristiano ( e con una pesante assimilazioe della grande civiltà greca aristotelica). Brava fiamma, anche ferrara era molto coinvolto dalla sua dolce parlata fiorantina Cerchi di comparire di più in televisione
Gilberto Cianca , Roma
Gentile Signora,l'ho ascoltata ieri sera a 8 e mezzo da Ferrara.Complimenti! Lei è stata come sempre: semplice, chiara e, principalmente, incisiva.Oriana Fallaci, non è morta.Cordiali saluti
Miguel , Argentina
Seguo con molto interesse quello accaduto a Ayaan Hirsi Ali.Vorrei sapere come se trova questa donna e se il parlamento Olandese continuarà a dare protezione.Grazie.G.MiguelSto guardando la puntata di otto e mezzo.
Marco Jarach , Vicenza / Italia
Complimenti per il magnifico intervento,a Milano, a fianco di Magdi Allam. Se gli uomini liberi rinunciassero ad appendere le palle all'albero di Natale la battaglia per la Democrazia sarebbe vinta ! Questa sera sarò davanti al televisore e...saremo in molti.
Francesco d'Elia , Roma - Italia
Fiamma.. Saremmo insieme a difendere Beaufort dalle granate ma losai che quello che prospetti è impossibile..??