FERMATI A UN CHECK POINT DELL’ ESERCITO DUE PALESTINESI CON CINTURE ESPLOSIVE Razzi della Jihad su un kibbutz israeliano
sabato 4 febbraio 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Fra due fuochi, e il disegno si ordisce a Damasco con il supporto dell’ Iran:
questo il parere comune dell’ intelligence israeliana dopo gli attacchi
concentrici di ieri, al Nord, al Sud, al centro. Al sud, l’ attacco più
preoccupante, quello al kibbutz Kania, vicino a Ashkelon, dove due missili
Kassam sono piovuti da Gaza, e hanno fatto quattro feriti di cui, molto
grave, un bambino di sette mesi colpito alla testa. Si tratta dei grandi
caravan in cui hanno trovato una casa provvisoria i coloni che sono stati
espulsi da Gaza, e quindi la loro disperazione getta una luce ancora più
drammatica sulle scelte politiche del futuro. E’ un indice puntato contro i
risultati dello sgombero, che avrebbe dovuto portare su una via di pace. La
rivendicazione viene dalla Jihad Islamica, e se è autentica porta a una
conclusione: adesso che Hamas si trattiene dai consueti attacchi nell’ attesa
di prendere decisioni politiche nel suo nuovo ruolo di governo, la Jihad
Islamica cerca di vincere nella gara a chi tiene vivo il fuoco della lotta
armata. D’ altra parte né Hamas né il braccio armato del Fatah si tirano
indietro da questa competizione, dato che è firmato da ambedue le
organizzazioni il tentativo di infiltrare due cinture di sette chili di
tritolo ciascuna dentro Israele: i soldati le hanno scoperte al check point
di Beit Iba a Nablus e hanno arrestato i due terroristi.
Ieri è anche stata rotta anche la calma che regnava sul confine
settentrionale dalla campagna elettorale palestinese. Gli Hezbollah sono
tornati sul campo attaccando con una pioggia di katiusce i kibbutz del Nord,
il Monte Hermon è stato chiuso (è una famosa stazione sciistica, anche
perchè è l’ unica in Israele) e l’ esercito è in massima allerta. Nasrallah,
dopo che l’ esercito israeliano ha due giorni fa ucciso un giovane che oltre
il confine (Israele sostiene che era armato) aveva promesso una dura
vendetta, e ha agito: la nuova posizione di governo in Libano non lo
immobilizza rispetto alla costante bellicosità contro Israele ormai
ritiratasi, e il governo libanese lascia in balia degli Hezbollah il confine
Sud. Sia le forze degli Hezbollah, finanziate dall’ Iran, che la Jihad
islamica giocano la loro esistenza su un continuo eccitamento nello scontro
contro Israele, e vige una sensazione di scontro finale e persino
escatologico, animato da Ahmadinejad.
L’ attacco della jihad islamica è stato compiuto, come dice la rivendicazione
« per difendere il Profeta» : difficilmente di fronte alle folle irate di Gaza
e del Medio Oriente Hamas potrà tirarsi indietro. Intanto Khaled Mashaal,
capo di Hamas a Damasco, ha dichiarato di nuovo che, anche se si può
concepire una tregua, è impensabile riconoscere Israele. Questo ribadisce
l’ idea che Hamas intenda avvalersi dell’ offerta iraniana di sostituire i
Paesi donatori che hanno minacciato di tagliare i fondi se Hamas non
riconosce Israle. Israele intanto ha annunciato che non lascerà che a Gaza
seguitino a sorgere nidi di Kassam, e che nei prossimi giorni muoverà
l’ esercito per impedirlo. E a Gaza, si sa, c’ è soprattutto Hamas, il nuovo
partito di governo palestinese.