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Fallaci: contro il terrore la forza della profezia

sabato 12 gennaio 2002 La Stampa 0 commenti
CI sono tre messaggi incrociati ne La Rabbia e l'Orgoglio di Oriana Fallaci, più uno che non riguarda tanto i moltissimi lettori del libro, quanto gli intellettuali e i politici italiani: il primo riguarda l'Islam e il terrorismo, l'inevitabilità storica e l'immenso potenziale di distruzione contenuto in questo intreccio. Il secondo parla della paura e della vanità dell'Europa, in particolare dell'Italia; il terzo riguarda gli Stati Uniti Uniti di America, il loro coraggio civile e intellettuale. Il lettore comune sobbalza di fronte a parole tanto dirette e chiare e appassionate, ma sbalordendo, comprende. Ma ciò che commuove e che ha qualcosa di molto coraggioso è il quarto messaggio sotteso ai tre di cui parlavo, e che se dovesse essere espresso in poche parole, più o meno suonerebbe così : so che nessun intellettuale o politico italiano ed europeo, o quasi, potrà ammettere che ho ragione. Ogni autentica profezia che leda lo spirito profondo delle classi dirigenti risulta insopportabile. La folla sente bisogno di verità , ma è l'é lite che decide quando fornirla. Cassandra parla al vento e pur sapendo di farlo, lo fa con tutta se stessa. Lo deve fare. Cicerone rimase inascoltato, Theodoro Herzl apparve come un idiota, Galileo rischiò di essere bruciato, chi aveva riconosciuto Hitler fu preso in giro, Moshe Dayan che quando nel ‘ 67 prese Gerusalemme disse « e ora che ce ne facciamo di questo vaticano» sembrò un pazzo. I profeti vedono tutto ciò che è proibito vedere, e il dono del cielo che ricevono è poterlo ammantare di poesia. Così è il testo di Oriana Fallaci: veritiero, poetico e disperato, consapevole che il suo contenuto non è oggi accettabile proprio a causa della sua intrinseca struttura, del suo impossibile messaggio. Infatti la paura dell'Islam e il suo dilagare, la speranza di inglobarne l'invidia accarezzandola e riempiendola di inutili doni, sono parte stessa di ciò che l'Europa e l'Italia sono al giorno d'oggi. L'incapacità dell'Europa di affrontare il problema della sua erosione interna e del terrorismo di distruzione di massa è legata proprio alla perdita di tutte quelle doti che Oriana attribuisce all'Italia di suo padre, e all'Italia che ha preso la strada degli Stati Uniti. L'Italia è semmai parte, infatti, di quel coro di invidia che circonda gli Usa per quell'insieme di caratteri moral-intellettuali che Oriana denuncia come perduti in Italia. Che cosa fa Oriana Fallaci quando spiega forte e chiaro che viviamo in un mondo in cui il terrorismo avrà una crescita verticale, che o ci decidiamo a riconoscere il problema o siamo morti? Fa qualcosa di profondamente americano, ovvero di consequenziale e incurante dei vincoli che non siano quelli della logica, fa qualcosa di incompatibile con la cultura degli schieramenti e delle strumentalizzazioni, ovvero fa un uso diretto e morale dell'osservazione della realtà , non si cura di nessuna logica del potere, segue la sua stella nella convinzione che con una mano sul cuore, come lei dice, il cervello funzioni meglio. Si vede da come scrive che non ha paura della passione perché sa di saperla modulare nelle parole, che non teme di essere scambiata per un'americana perché è comunque una borghese, e una fiorentina. E' una scelta molto potente la sua, che si fa carico di tutto il narcisismo che può esserci in una donna magnificamente sola; questa scelta potente non è altro che una logica americana, quella di dire pane al pane, di dirlo il meglio possibile e di aspettarsi per questo ammirazione e un inevitabile levarsi di onde consistenti col messaggio lanciato. Noi, gli italiani, non sappiamo dare ammirazione. La cultura dell'ammirazione è dei forti. E' degli americani anche sapere tenere senza infingimenti (con una mano sul cuore) per la democrazia: Oriana, che ne ricorda una fila di eroi e che è una paladina ontologica della libertà , sembra dimenticare che agli italiani importa semmai molto della questione sociale, ma che della democrazia non gliene importa più di tanto. Le loro due culture di base, quella cattolica e quella comunista, amano i poveri, ma non lo Stato di diritto. Samuel Huntington, quando era ancora un giovane studioso, scoprì e sostenne che una verità non è più tale quando si comincia a ornarla di se e di ma, quando la si copre di fronzoli. Oriana Fallaci sa bene che ciò che taglia come una lama non ammette poi confessione o contrizione, e che quindi il suo libro non entrerà a far parte del corpus ecclesiastico. Non sarà parte dei « Re» che come insegna la Bibbia hanno sempre fatto politica, ma accetterà il fardello di stare con i « Profeti» . Col suo libro Oriana Fallaci getta un ponte che ancora gli intellettuali italiani hanno tanta paura di attraversare, quello verso la consistency americana. Lo fa passando sopra la più spaventosa delle voragini, quella dell'odio islamico. Sa che è un'impresa disperata, ma quella è la strada obbligata. Solo la terribile consistenza della lotta al terrorismo può insegnare, paradossalmente, la modernità , e può imporre di uscire dalla vanità . Che almeno serva a questo. La Fallaci, prova a fornire un senso morale e culturale a questo passaggio.

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