ELEZIONI USA Nessuna "marea Dem" nell'America profonda
giovedì 5 novembre 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 05 novembre 2020
"Sì, almeno metà degli elettori di Donald Trump si annovera in quello che chiamo il gruppo dei deplorevoli: i razzisti, omofobi, xenofobi, islamofobi… Sfortunatamente è gente di questo tipo… E lui li ha esaltati". Lui, poi fu eletto presidente degli Stati Uniti d’America. Lei, ovvero la persona che nel settembre del 2016 si lasciò andare a questa definizione poi rimasta nella storia era Hillary Clinton, la sua antagonista. Ma i "deplorevoli", abbiamo verificato ieri, seguitano a essere circa il cinquanta per cento dei cittadini americani.
Contro le previsioni della collettività entusiasta dei sondaggisti, ripresi con ancora maggiore entusiasmo dai media, fino a quest'ora si può dire che Donald Trump, lungi dall' essere lo storico sconfitto raso al suolo da queste elezioni, il "deplorevole" per eccellenza finalmente riconosciuto come tale dalla storia oltre che dal New York Times e da tanti tanti ironici giornalisti, ha ricevuto il consenso almeno della metà della più alta percentuale di votanti mai vista negli States, il 65 per cento, 154 milioni di persone. Chi seguiva i rally degli ultimi giorni, ha sentito che in quelli superaffollati di Trump vibrava una nota guascone, poco consona ai tempi di lutto da Covid,una vitalità difficileda individuare nelle folle peraltro esemplari di Biden, tutte con mascherina, poca gente virtuosa. Ma, ed è probabilmente fuori luogo temere l'incitamento di Trump a custodire a tutti i costi quella che lui ha dichiarato già, troppo presto, una vittoria elettorale, le folle del Presidente fin'ora non hanno dato segno di violenza.
I movimenti suprematisti sono stati da lui più volte sconfessati nei pubblici dibattiti, senza sconti. Il vezzo odioso di dare di fascista a chi non è d'accordo con te, ereditato fin dalla generazione del '68 e degli anni '80, è stato usato come un'arma ossessiva contro di lui mentre, a nostra conoscenza, dalla sua parte non ne sia mai venuto nessun segnale. Mentre di certo il movimento che più lo odia e che non è mai stato sconfessato da Biden, Antifa, che ha bruciato, sfondato, distrutto e picchiato in nome del suo antifascismo e antirazzismo, è senz'altro un movimento squadrista.
L'America è divisa in due adesso, sia socialmente che culturalmente: sulle carte che da ieri disegnano la dislocazione del voto, si vede che le città e banlieue sono di Biden, e le altre, le zone rurali e industriali aperte, sono di Trump. Questa differenza è verificata da minuziosi lavori, fra cui le indagini Gallup e da un approfondito studio della Washington University di St. Louis. Il mondo suburbano è più povero e più attaccato a valori tradizionali, vuole prospettive concrete e valori chiari, ama l'immagine dell'America che dirige e salva il mondo ma nello stesso tempo che si fa paladina del bene universale. Praticata o sottintesa, la fede in Dio ne è una caratteristica, mentre non lo è nelle città. Questo mondo non è razzista né fascista, come lo si vuol dipingere, ma è lontano dalla cultura dominante nelle elite della sinistra urbana, quella di un "intersezionalismo" contro tutte le "oppressioni", con al centro la religione della natura e del clima, e per morale la cultura della colpa. Questa cultura, estremizzata ha portato nei mesi scorsi ad abbattere i monumenti e a deplorare la nostra civilizzazione come colpevole della schiavitù, dell'oppressione femminile, degli indiani, dei gay. Nessuno si è ricordato che l'America ha già avuto un presidente afroamericano, forse un giorno verrà colpevolizzato anche lui.
L' ipotesi di questi movimenti, che non potrà mai essere verificata, e che noi contemporanei, fossimo stati al posto di quei marrani d'un tempo, avremmo fatto molto meglio di loro. Interessante notare che nella foga movimentistica gli ebrei, identificati con Israele, sono stati messi nella lista dei cattivi specialmente da un gruppo di parlamentari democratici alla cui testa si trova Rashida Tlaib, una rumorosa antisemita anti-Trump. Trump non ha avuto buone parole per lei, e il fatto che Rashida sia donna e palestinese ne ha fatto un'eroina. Tanti sono gli elementi culturali che sono stati convogliati contro di lui, il senso di colpa delle società avanzate che non trovano una risposta al tema dell'immigrazione cui lui gli si oppone, la crisi economica che si è rovesciata sugli USA insieme al Covid...