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ELEZIONI PALESTINESI DAGLI USA GARANZIE DEL VOTO ANCHE A GERUSALEMME EST Abu Mazen: me ne vado se Hamas vince alle urne analisi

martedì 10 gennaio 2006 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME Ormai la data è così vicina, e le risposte invece tanto lontane: la confusione regna sovrana nel futuro palestinese mentre si avvicina la data delle elezioni del 25 di questo mese, e Sharon giace nel letto dell'ospedale Hadassa di Gerusalemme. Si terranno le elezioni? La confusione vincerà ? Hamas risucirà a farne lo strumento del suo nuovo potere? Le speranze di pace che la violenza di queste settimane fanno impalladire verranno spazzate via da una grande affermazione di Hamas, o Israele impedirà , almeno a Gerusalemme, che si possa votare per l'organizzazione terroristica? Mentre Israele comincia a cedere sul voto dei palestinesi a Gerusalemme Est, dal giornale giordano Al Dastour in un'intervista Abu Mazen segnala il suo grande disagio: se Hamas dovesse vincere il 25 di gennaio, dice, io lo considererei un segno di sfiducia verso la mia persona, e mi dimetterei. D'altra parte, aggiunge il presidente, ho pensato più volte di lasciar perdere. Questa desolata ammissione fa da contraltare alle parole fiere pronunciate da Abu Mazen durante la conferenza stampa di ieri, nel tardo pomeriggio, e che tuttavia lasciano di nuovo aperta una via di fuga nel caso la situazione si faccia insopportabile: « Oggi - ha detto in sostanza Abu Mazen - gli americani hanno finalmente promesso che potremo tenere elezioni a Gerusalemme come le tenemmo nel ‘ 96. Io non accetterò nessuna limitazione al voto; e durante questa campagna elettorale, se Israele ci infastidirà , allora fermerò tutto» . Come dire: io contrariamente a quanto si dice, voglio che si voti. Però , il voto potrebbe saltare. In effetti Israele, che al momento si è impegnata a lasciare fare la campagna elettorale, può controllare i candidati e impedire la partecipazione di Hamas. E allora, che farà Abu Mazen? Minacciando le dimissioni o la bancarotta, Abu Mazen mette in ansia il mondo con la prospettiva del caos e di fatto della resa dell'Autonomia Palestinese alle forze di Hamas; e, d'altra parte, prospetta l'ipotesi che Israele intralci i lavori. Ma il suo vero nemico è Hamas, che al contrario del Fatah, immerso nel caos, prepara le elezioni con geometrica determinazione. Israele ieri, come dicevamo, ha dato i primi segni di cedimento dopo che aveva dichiarato urbi et orbi che mai in Gerusalemme si sarebbero tenute elezioni con la prospettiva di Hamas candidato: un'organizzazione armata e terrorista che ha come scopo dichiarato la distruzione dello Stato d'Israele, ha detto anche Sharon, non può governare un popolo con cui si deve fare la pace. Piano piano la proibizione si è mitigata anche perché gli Stati Uniti premono affinché le elezioni si compiano a tutti i costi, e anche in memoria delle elezioni del ‘ 96. Ieri il ministro della Difesa Shaul Mofaz ha detto che secondo quelle regole, voto per posta dai seggi di Geraselemme Est o dai dintorni, si potrà votare: ma non ha parlato delle intenzioni di Israele verso le liste di Hamas. Netanyahu ieri ha disegnato un panorama pessimista, con Hamas che da Gerusalemme Est sparerà con le katiushe a spalla sul centro della Gerusalemme ebraica. Il ministro della Pubblica Sicurezza Gideon Ezra intanto ha specificato che Israele consentirà la campagna per le elezioni legislative purché non ad « appartenenti di gruppi militanti» , ovvero ad Hamas. Le liste devono sottomettere una richiesta alla polizia, e i gruppi violenti saranno rifiutati. Abu Mazen è nella strana posizione per cui il nemico di Israele è al momento il suo nemico: Fatah arriva spaccato e indebolito da mesi di scontri interni con morti, feriti, rapimenti e ricatti, e anche con la spaccatura interna fra i cinquantenni di Marwan Barghuty, che attaccano la corruzione e non rinunciano alla violenza e il gruppo dei « tunisini» giunti con Arafat e accusati di corruzione. Hamas ha invece costruito una credibilità sulla onestà personale dei mullah e dei capi armati. E non passa giorno che un leader di Hamas non rivendichi il diritto alla violenza. Ma nonostante i suoi 70mila uomini armati, e nonostante la Road Map lo obblighi a questo, Abu Mazen non ha deciso di disarmare i gruppi che ormai minacciano soprattutto il futuro palestinese. Le elezioni, è chiaro, egli non le desidera affatto in queste condizioni; e sembra che non sarà Israele a togliergli le castagne dal fuoco.

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