Egitto, il compromesso impossibile della Ashton
mercoledì 31 luglio 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 31 luglio 2013 La Fratellanza e Morsi non accetteranno mai di cederer il potere. E così pure l'esercito
Ramadan disegna in Medio Oriente un grande popolo orante, assettato nella calura, affamato nell’ombra e poi, a sera, nelle case quando le lampadine colorate si accendono di nuovo alla gioia e alla vita, le donne servono i cibi e le bevande migliori. E’ allora che scoppia la guerra civile, quando si recuperano le forze. Così anche stanotte al Cairo i Fratelli Musulmani e l’esercito si sono scontrati, quando il popolo della Fratellanza, incurante della visita di lady Ashton per portare concordia, si è rovesciato nelle strade secondo l’invito dei leader; un milione di militanti. E incurante della presenza europea è certamente anche il capo dell’esercito il generale Sisi, che sente come una personale missione l’ordine a ogni costo, che fa morti e feriti nel contenere il nuovo tentativo dei Fratelli di tornare al potere dopo l’espulsione a forza da parte del popolo e delle forze armate. I molteplici colloqui della signora Ashton con i rappresentanti del nuovo potere e con i leader della Fratellanza, il fatto che ieri le sia stato consentito di vedere in un luogo segreto il presidente deposto Morsi, è un tentativo del nuovo potere non tanto di trovare un’impossibile mediazione, quanto di qualificarsi presso il consesso internazionale come legittimo responsabile del potere.
La Ashton ha ascoltato molti “no” dei compagni di Morsi e probabilmente di Morsi stesso alla richiesta di abbandonare la presidenza per accedere a una trattativa. Ma per i Fratelli è semplicemente inconcepibile. Né d’altra parte l’esercito egiziano, di fatto al potere dal 1952, ha interesse a cedere una parte del Paese a una forza molto bene organizzata che una volta in sella, vorrebbe riconquistare il governo: per i Fratelli Musulmani, l’Islam è la risposta, non il compromesso politico, i decenni trascorsi in clandestinità in una guerra che è costata loro morti e feriti e la successiva presa del potere li ha convinti di essere sulla strada verso l’obiettivo, l’insistenza con cui presidiano il Cairo testimonia la profonda convinzione che sia possibile riprendersi il mal tolto. Il rifiuto di qualsiasi compromesso è uno stilema tipico dello scontro politico nelle società islamiche, basta guardare alla Siria: lo sfondo ideologico, che è religioso o nazionalista, non consente di cambiare strada. Inoltre, la Fratellanza può ben sperare di estendere la propria influenza: secondo una Pew poll del 2011 in Egitto, contro la media corrente nei Paesi musulmani del 37 per cento, l’88 per cento dei cittadini sostiene che chi si converte deve essere condannato a morte, e il 75 per cento vuole la sharia contro il 39 per cento.
Essere un Fratello musulmano non è come avere una tessera di un partito: i ragazzi si reclutano a scuola secondo criteri di fede, non politici, di padre in figlio, di sceicco in sceicco; gli aspiranti passano da uno a tre anni in difficili prove di dottrina, di solidarietà e sacrificio. Se ce la fai, passi da muhib a muayyad, sostenitore, senza il diritto di voto. Dopo un anno puoi diventare muntasib, membro, e studiare i Testi. Alla fine sei un Achmal, un fratello vero, e puoi votare anche le più delicate scelte, mentre i Fratelli ti aiutano, ti indottrinano, ti sorvegliano. Un esercito di pii militanti si infiltra, si impossessa, alla fine vince le elezioni in Tunisia domina in Turchia, prende l’Egitto, possiede Gaza, in Giordania è forte, in Libia pure, si batte in Siria per cacciare Assad, riceve miliardi dal Qatar.
La Fratellanza è presente in 70 Paesi, è capace di alleanze che rompono gli schemi come quella tentata da Morsi con l’Iran sciita, pur di far vincere all’Islam la guerra mondiale in cui crede. E’ un sistema che non rinuncerà tanto facilmente al potere anche perché l’ha appena afferrato, perché ha fede, perché è consapevole della sua grande forza internazionale. Del resto la guerra fra nazionalisti e islamisti è antica, l’altalena non conosce tregua ed è sempre bagnata di sangue.