E i gruppi terroristi cercheranno di approfittare del flusso dei tu risti edella visita del Pontefice Israele in tilt per il Giubileo « Troppi pellegrini, non siamo preparati»
mercoledì 22 dicembre 1999 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Non aspetta il permesso degli uomini, il tempo: così in Terra Santa
fra due
giorni si aprono le celebrazioni del Giubileo, e nessuno, tuttavia,
si sente
veramente pronto. Questa zona del mondo, non è mai veramente pronta,
mai
tranquilla e sicura di sé : conflitti, ritardi istituzionali, disguidi
casuali o voluti, offese e scontri fra le tre religioni o
semplicemente
l’ ignoranza l’ una dell’ altra, oppure la tensione per la molto
chiacchierata
visita del Papa, insieme a semplici problemi di bilancio, fanno sì
che
Israele e i palestinesi attendano ambedue i pellegrini cristiani
grattandosi
la testa, con l’ aria di dire « vediamo un po’ come va a finire» .
Però ieri mattina, monsignor Sabbah, il patriarca latino, ha
indossato lo
zucchetto rosso su una rara espressione lieta per raccontare la
specialità
di questo Natale a Betlemme, dove si festeggia l’ autentico, carnale
duemillesimo compleanno di Gesù : « Ringraziamo Dio di questo dono» , ha
detto
naturalmente Sabbah, e non ha rinunciato nella sua tradizione e nel
suo
stile, a chiedere a chiare lettere che il prossimo anno sia quello
dello
Stato palestinese, cosicché si ponga fine al conflitto. Sabbah, nel
suo
stile sempre militante, ha chiesto anche il ritorno degli esuli e la
liberazione dai problemi, oltre all’ internazionalizzazione di
Gerusalemme.
Il 2000 dovrebbe portargli doni non da poco. Però ha assunto un volto
mite e
possibilista sul conflitto di Nazareth, l’ ombra più grande sia sulla
visita
di marzo che il Papa compirà finalmente in Terra Santa, e su un
possibile
quieto numeroso flusso di pellegrini-turisti. « Invece di costruire
una
moschea di fronte alla Chiesa della Natività - ha detto Sabbah - si
potrebbe
sullo stesso spazio costruire un centro interreligioso» . E gli
israeliani,
finora come immobilizzati e spaventati dalla guerra di religione che
non
sono riusciti a sedare, hanno preso sul serio la proposta e si stanno
dando
da fare. Sabbah è stato gentile anche nel mettere in secondo piano la
gaffe
israeliana nel rivelare senza il permesso del Vaticano la data del
viaggio
del Papa: « Ciascuno ha tuttavia fatto molto lavoro per preparare bene
quest’ anno così speciale» , Sabbah ha ripetuto.
E invece i giornali israeliani, titolano: « Duemila, un flop
colossale?» . In
realtà , oltre alla paura politica che ha preso talvolta i pellegrini
e ha
creato cancellazioni a catena soprattutto a Nazareth e in genere nei
tour di
pellegrinaggio, si sono verificati ritardi strutturali che riguardano
vari
aspetti della popolazione, l’ illuminazione e la pulizia di
Gerusalemme,
alcuni grandi piani edilizi, come quello per un facile imbarcadero
destinato
a coloro che volessero provare l’ emozione di imbarcarsi a Cafarnao
sul mare
di Galilea come faceva Gesù : semplicemente, presentato e
strombazzato, non è
stato realizzato. Il venerdì sera, inoltre, serata del Natale e fra
una
settimana anche di Capodanno, poiché è l’ inizio del sabato in cui il
mondo
ebraico non dà luogo ad attività pubbliche di alcun tipo, impiccia e
intralcia lo svolgersi delle feste religiose e civili dei cristiani.
Il
Rabbinato ha disapprovato che gli alberghi allestiscano alberi di
Natale e
festeggino il Capodanno cristiano; in generale, la grande occasione
di
incontro fra Cristianità e Stato degli ebrei, che avrebbe potuto
compiersi
in questa occasione, non ha goduto di un marketing degno. Tuttavia
sono
stati raggiunti 55 mila posti letto per gli attesi tre milioni di
ospiti, e
l’ aeroporto Ben Gurion è stato rafforzato e sveltito. Le operazioni
però
sono assai complicate dai problemi di sicurezza che riguardano sia i
pazzi
millenaristi, sia gli estremisti che potrebbero voler approfittare
della
situazione affollata per la loro scellerata politica. La radio, la
tv, i
giornali israeliani in questi ultimi giorni cercano di rimediare alla
miope
indifferenza e persino all’ ostilità dei mesi passati, e di spiegare
alla
popolazione locale l’ importanza delle feste cristiane: come una
recentissima
indagine Gallup dimostra per il 30 per cento gli israliani ignorano
cosa sia
il Natale e per il 33 per cento giudicano irrilevante la visita del
Papa. La
maggioranza resta sempre amichevole e favorevole, ma ce n’ è del
lavoro da
fare.