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E’ GIA’ AVVENUTO ALL’ EPOCA DEGLI ACCORDI DI OSLO E PER CAMP DAVID Il sangue puntuale come tutte le volte Il sinistro segnale inviato dai terroris ti agli elettori: ecco che cosa vi aspetta se questo progetto andrà in porto

lunedì 3 maggio 2004 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NONOSTANTE lo schiaffo ricevuto ieri dal suo partito, Sharon, che è un mastino, seguiterà col suo piano di ritiro da Gaza e di guerra ai terroristi. Se, com’ è possibile, il suo governo non lo seguirà , allora nascerà un governo di coalizione con la sinistra che, ora che il premier ha contro tutti i coloni, sarà più di prima pronta ad affiancarlo. Quanto efferato e strategicamente attrezzato sia oggi il terrorismo palestinese lo si è visto ancora una volta ieri, con l’ uccisione di una madre e delle sue quattro bambine proprio mentre i 193.190 membri registrati del Likud andavano a votare su una delle più rivoluzionarie svolte da dieci anni a questa parte. E’ del tutto evidente che l’ intento dei killer è stato quello di far passare fra i votanti l’ idea che la prospettiva del ritiro da Gaza premia e promuove il terrore mostrando Israele debole, spaventata, in fuga. Molti israeliani di sinistra e del centro, appena ricevuta la notizia, oltre a disperarsi hanno pensato che si stavano realizzando le peggiori preoccupazioni di Sharon, che ieri aveva detto in un’ intervista: « Il ritiro da Gaza è una decisione fatale, dura, ma di immensa importanza, che può determinare se Israele progredirà nell’ area quanto a sicurezza, economia, educazione, industria, relazioni con gli Stati Uniti, oppure se torneremo indietro... Ogni persona deve pensare bene al futuro dei suoi figli e al proprio futuro, e votare per il mio piano» . Gaza ha una tradizione di terribili attacchi all'insediamento ebraico di Gush Katif, che è situato nel Nord della Striscia di Gaza. Uno, a un bus scolastico, oltre a fare molte vittime troncò le gambe di netto a due fratellini: i coloni nella zona sapevano di essere divenuti l’ esempio dell’ impossibilità di dominare un altro popolo. La popolazione palestinese in costante aumento verticale sottolineava il pericolo demografico, Hamas e il suo feroce integralismo erano una prova dell’ impossibilità di sanare un odio che chiede solo distanza e un’ attenta autodifesa. Gaza può restare la dimostrazione della bontà della proposta di ritiro di Sharon finché non suscita un’ enorme reazione popolare israeliana che escluda il compromesso o, come dicono i coloni, l’ idea di « dare un premio ai terroristi» . Sharon ha cercato nelle settimane scorse, tramite gli attacchi mirati alla leadership di Hamas, di preparare l’ idea che Gaza possa diventare un terreno di esperimento di governo per i palestinesi e che con una leadership moderata si possa riaprire una trattativa che riconduca alla Road Map, il tracciato di pace per il Medio Oriente del Quartetto Usa-Ue-Onu-Russia, dichiarato « morto» da Sharon nei giorni scorsi, dopo l’ uccisione dei due leader di Hamas, Ahmed Yassin e Abdelaziz Rantisi. Ed ecco la risposta: una predeterminata strage di bambini con la loro mamma in stato di gravidanza. Simbolicamente, sull’ auto di Tali c’ era una scritta che sembra rafforzare le idee della destra estrema del Likud: « Sradicare gli insediamenti, vittoria per il terrorismo» . I palestinesi che hanno firmato l’ attentato, « eroico» come lo hanno chiamato, sono un gruppo di organizzazioni, dalla Jihad islamica ai Comitati di resistenza popolare, un « ombrello» legato, si dice, ad Al Fatah. Le radio hanno seguitato a chiamare « cinque coloni» Tali e le sue quattro bambine - che avevano dai 2 agli 11 anni -, dimostrando così un certo imbarazzo. C’ è da pensare che l’ attacco fosse stato pianificato da tempo ma che la volontà di influenzare le elezioni abbia, per esempio, resa più urgente la sua esecuzione; e che la mescolanza di sigle tenda a creare una nebbia per proteggere Arafat e la nuova leadership di Hamas. Certamente la risposta di Sharon, che ieri era in corso con gli elicotteri e i missili contro una radio di Hamas, sarà dura: deve dimostrare che il primo ministro israeliano in questa tempesta è deciso a non abbandonare la nave (« non mi dimetterò , quale che sia il risultato delle elezioni» , ha detto) né il suo piano, che considera l’ unica salvezza per il suo Paese, la strada aperta per il ripristino di trattative di pace e la via maestra nel rapporto strategico con l’ amministrazione Bush in quella che è intesa come la futura rivoluzione democratica del Medio Oriente. I terroristi di nuovo hanno rimescolato le carte nel sangue: è la loro specialità , lo fecero ai tempi dell’ accordo di Oslo con duecento morti sugli autobus di Gerusalemme in due mesi; l’ hanno rifatto con Camp David, mille morti in tre anni; e ci riprovano fin da ora con il previsto sgombero di Gaza e di parte della Cisgiordania. Ma, come abbiamo detto, Sharon è un duro. E non recederà dal suo piano.

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