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DOPO LE APERTURE DEL CAIRO Un avvertimento anche a Gerusalemme

domenica 1 maggio 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein GERUSALEMME « Sei dalla parte della democratizzazione del Medioriente, caro Hosni Mubarak? allora eccoti servita la tua porzione?» . Questo sembra essere il macabro messaggio recapitato al Raiss egiziano ieri col doppio attentato terrorista suicida al Cairo, usando come inchiostro il sangue dei turisti. Se poi ci sono andati di mezzo due israeliani, tanto meglio, stanno certamente pensando gli jihaddisti egiziani. Così , oltre all’ effetto galvanizzante che ha sempre sulle folle mediorientali l’ odio antiisraeliano, si diffonderà l’ idea che è un errore e un abominio tentare, come ha fatto nei recenti mesi Hosni Mubarak, di cooperare con l’ apertura del processo di pace in corso mandando in visita ripetutamente a Gerusalemme Omar Suleiman, restituendo l’ ambasciatore egiziano a Tel Aviv e soprattutto trattando per fornire con il controllo del famoso « Sentiero di Filadelfia» sul confine fra Gaza e l’ Egitto una situazione rassicurante sia per gli israeliani che per i palestinesi. Chi se non l’ Egitto, è stato infatto il mallevadore prescelto non solo dalle due parti in causa, ma anche dagli Usa con il beneplacito Russo (Vladimir Putin è stato appena ricevuto con tutti gli onori al Cairo) ed Europeo per uno sgombero quanto più pacifico possibile da Gaza? Chi parla al telefono con Sharon tra i Raiss arabi quanto Hosni Mubarak? Chi riceve tanti fondi dagli Stati Uniti d’ America? Chi, secondo soltanto a Re Abdallah di Giordania che ha proposto una complessiva normalizzazione del Medioriente, è più affidabile di Mubarak, pur con tutte le sue terribili ambiguità , per quell’ assetto rivoluzionario, ovvero più pacifico e democratico del Medioriente che il mondo intero si aspetta? E che cosa può essere più inviso ai Fratelli Mussulmani che hanno la loro stessa origine sulla terra d’ Egitto e che oggi sono collegati a ogni gruppo di guerriglia e a ogni organizzazione terroristica, da al Qaeda ad Hamas agli Hezbollah devoti alla prosecuzione di una guerra totale e senza quartiere contro l’ Occidente? E qui entra l’ altro elemento evidente nella scelta dei terroristi del Cairo: Mubarak, anche se seguita a sognare che gli succeda il figlio Gamal, pure per la prima volta da quando si è insediato al potere dopo l’ assassinio di Sadat, nell’ ottobre 1981, ha acconsentito che si cambiasse la legge elettorale e che nuovi candidati potessero partecipare alle prossime elezioni di settembre. I democratici guidati dal prigioniero di coscienza testé liberato dalle carceri egiziane Ayman Nur, sono già in piena campagna elettorale. I gruppi estremisti sono banditi dalle elezioni. Ma è chiaro che in vista di quella scadenza, che sarà preceduta a luglio dal voto palestinese in cui Hamas potrebbe addirittura guadagnare la maggioranza, i Fratelli Mussulmani egiziani hanno già inaugurato la loro campagna elettorale. Se Mubarak vuole la democrazia, bene, allora che la gusti fino in fondo. Se vuole il suo Iraq, se vuole compiacere gli americani, se vuole aiutare la pace con Israele, che allora lo abbia con tutto ciò che esso comporta: anche con una sequela infinita di attentati sanguinosi. Questo è il significato del doppio attentato del Cairo.

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