DOPO L’ UCCISIONE DI SETTE RAGAZZI PALESTINESI Abu Mazen parla di « nem ico sionista»
mercoledì 5 gennaio 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
« Il nemico sionista» ? Ma non esisteva più ! Questa era infatti un’ espressione
usata dal mondo arabo come estremo segno di rifiuto, una vendetta verbale
potentemente delegittimante,come dire che Israele non esiste neppure in
quanto nome proprio di Stato. Questa espressione era stata messa nel
cassetto anche da Arafat, ripristinata solo dall’ estremismo islamista di
Hamas, e neppure tanto spesso. E adesso il candidato principe alle prossime
elezioni presidenziali palestinesi, Abu Mazen, considerato nel mondo intero
un moderato, un’ autentica promessa di ritorno alla trattativa dopo quasi
cinque anni di Intifada dei terroristi suicidi, ha riproposto questa
espressione durante un bagno di folla.
Negli ultimi giorni, l’ escalation verbale che accompagna la sua campagna è
diventata uno stile che fa agitare gli israeliani, ma anche il resto del
mondo. E’ accaduto dirante la giornara di campagna elettorale di ieri: la
mattina Abu Mazen era ancora a Gaza, a Khan Yunes, e il pomeriggio a
Ramallah: in ambedue i luoghi il Fatah ha organizzato comizi di massa. A
Rammallah una folla nutrita e composta da due gruppi distinti caratterizza
queste manifestazioni. La gente: negozianti, impiegati, avvocati, studenti
universitari, molti bambini, ragazze in blue jeans oppure con gli abiti
tradizionali della religone islamica, grandi gruppi compatti di fellah, i
contadini con la kefia e il bastone, la povera gente vestita solo con una
felpa vecchia nel freddo invernale, i notabili con la cravatta e le giacche
italiane che si fanno vedere l’ uno all’ altro per dire « “ io c’ ero” ; e poi la
folla giovanile e ribollente dell’ Intifada, i giovani ora diciottenni o
ventenni che non hanno mai visto altro che spargimento di sangue, tutti
ornati di nastri e bandane con bandiere e kefie; molti sono parte dei
tanzim, parecchi delle Brigate di Al Aqsa, alcuni sono ricercati a cui Abu
Mazen ha promesso un futuro senza doversi più nascondere. Lo sostengono, ha
promesso loro la vita.
Gridano, sventolano bandiere, scandiscono insieme il nome di Abu Mazen e di
Arafat, giurano di vendicare gli shahid, di proseguire la rivoluzione, ma
scandiscono anche « ti abbiamo scelto, Abu Mazen» , e suona come una minaccia
e una promessa. Ieri la giornata era molto dura: fra la sera di lunedì e la
giornata di ieri, gli israeliani avevano ricevuto una scarica di missili
Kassam nella zona di Gaza, dentro e fuori la linea verde;uno di questi
missili ha quasi centrato un autobus pieno di bambini, altri la cittadina di
Sderot (nella Linea Verde) che ha già avuto vari morti, e una fabbrica a
Netzarim, negli insedimenti. La risposta è stata durissima: un cannone ha
sparato da un tank un proiettile che a Beth Lakia, nel nord della
Striscia,ha ucciso sette ragazzi; un’ escalation imprevista e terribile,
tanto che il comandante dell’ unità israeliana ha dichiarato il suo
dispiacere, ripetendo che tuttavia era impossibile evitare il tentativo di
scovare i nidi dei kassam, pronti a sparare di nuovo i loro missili.
Probabilemente, Abu Mazen ha sentito la pressione della folla infuriata:
così , ha aggiunto a una collana di dichiarazione contradditorie (« la lotta
armata ha danneggiato la nostra causa e deve avere termine» ma anche
« fratelli di Hamas, non si romperà mai l’ unità fra tutte le fazioni» ; « E’ un
errore sparare missili kassam» ma anche « fratelli militanti (ovvero armati),
siete eroi combattenti della libertà » ; « cercheremo la trattativa» ma anche
« il diritto al ritorno è una strada obbligata» ) anche quella, molto pesante,
del « nemico sionista» . Abu Mazen vuole evitare che a lui si pensi come a un
burattino degli israliani.
Ma gli israeliani, che fino ad ora avevano mantenuto un compunto silenzio
sull’ uomo che deve sostituire Arafat, cominciano a percepirlo come un grande
punto interrogativo. Il vice di Ariel Sharon, Ehud Olmert, ha detto che si
tratta di una dichiarazione « intollerabile e inaccettabile» e che « non può
servire come base per nessuna futura collaborazione, e dopo il nove di
gennaio, guarderemo questi commenti in modo diverso da come li guardiamo
oggi» . E anche Silvan Shalom, ministro degli Esteri, contegnoso e riservato
sulle elezioni, secondo la linea del governo, ha esclamato: « Questa poi non
si era sentita da molto tempo» . E tuttavia, Abu Abbas lunedì a Gaza non si
era peritato di sollevare l’ ira di Hamas sostenendo che gli attacchi con i
missili sono inutili. Cerchiobottismo palestinese.