DONNE IN PARLAMENTO, TEST PER TUTTI MISOGINIA SINISTRA
giovedì 29 marzo 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
LA prova dei numeri per le donne è sempre stata decisiva: per questo
da
decenni esiste negli Stati Uniti l’ affermative action, per questo le
belle
parole degli uomini, dei politici stanno sempre a zero e le promesse
sono
solo vellicamenti paternalistici. La domanda che ieri è stata posta
dalle
donne del Centro Sinistra ai propri partner politici: quante
deputate?
Quante senatrici? È una buona domanda. Protestano in un documento
pubblico
le donne della sinistra firmato anche da note intellettuali, che non
importa
se sia Ulivo o DS, la sinistra vuole sacrificare le candidature
femminili,
non fornisce collegi sicuri, non le fa capolista quanto occorre,
riduce la
percentuale delle candidate.
È triste, è miope. Una delle pochissime carte buone (nel senso del
suo
valore, della sua genuinità ) che la sinistra, storicamente, può
giocare, è
la riscossa femminile. Già nel 96 alla Camera su 623 deputati il
Centro
Sinistra ne ha eletti 54; e il Senato - su 313 - 22. Una miseria. E
ora si
vorrebbe scendere, secondo le accuse ben motivate delle militanti,
anche da
questo gradino. Eppure le donne nella politica della sinistra sono
l’ elemento strategico più connesso al post comunismo, per il suo
aggancio
con due temi portanti della modenità : la democrazia e il mercato.
Per Berlusconi sarebbe stato un tema naturale, dunque, data
l’ impostazione
della sua campagna, e invece no: il Polo non ha osato avventurarsi
nella
dinamica rivoluzionaria (in senso liberale) dell’ emancipazione
femminile per
come è legato alla modernizzazione dell’ Italia. Ha preferito restare
ancorato al tema della famiglia: così la convention femminile di
pochi
giorni fa, a Milano, ha evitato di parlare di aborto perché i dubbi
del
centro destra sull’ argomento sono grandi; il suo atteggiamento sulla
procreazione assistita, sulla bioetica e sulle famiglie di fatto ha
occhieggiato alla Chiesa bloccando vite e leggi. La sinistra che
invece è
arretrata su tanti temi, fra cui la politica internazionale, sulle
donne
aveva seguito una linea tutto sommato coerente, aveva tentato di
mettersi al
passo con i Paesi europei avanzati e con gli USA. Peccato che alla
prova dei
numeri non sappia poi alzare una bandiera che ha portato.
Berlusconi e la destra sono a loro volta ancora in trattative per
stabilire
quante donne mandare in parlamento: erano ancora molte meno (15 alla
camera,
4 al senato), Forza Italia ha promesso tempi migliori a Maria Teresa
Armosino, leader delle Azzurre, un balzo nelle presenze. Chissà se
questo si
accompagnerà finalmente, a posizioni meno familistiche, meno
paternalistiche, meno clericali. Per i due schieramenti, è un test
cruciale.