DISEGNA GERUSALEMME CAPITALE BOICOTTARE DISNEY
giovedì 16 settembre 1999 La Stampa 0 commenti
                
Fiamma Nirenstein 
SARÀ forse un riflesso condizionato, o un tic, o una di quelle 
azioni 
coattive che ripetiamo malgrado noi stessi: ma è pur sempre 
stupefacente che 
l’ obsoleta arma del boicottaggio che fu sotterrata ancora al tempo 
della 
Conferenza di Madrid, resusciti come un golem proprio adesso che il 
processo 
di pace ha ripreso il suo corso. Nelle ore in cui la delegazione 
palestinese 
sedeva di fronte a quella israeliana per ricominciare, con tremore, 
quell’ operazione chirurgica che sarà lo stato definitivo dei rapporti 
tra 
due entità nazionali e territoriali, i capi della Lega Araba, 
riunitisi al 
Cairo, hanno annunciato al mondo l’ iniziativa di ergersi contro la 
Walt 
Disney Company, ventilando la possibilità del boicottaggio. Perché ? 
Perché 
la grande corporation presenta Gerusalemme come capitale di Israele 
all’ immensa mostra dedicata al mondo intero organizzata presso il 
centro di 
Epcot, in Florida. Quest’ iniziativa segue a un’ altra minaccia andata 
a segno 
dedicata alla multinazionale Burgher King che aveva aperto uno dei 
suoi 
ristoranti a Maalei Adumim, un grosso insediamento ebraico, ormai un 
grande 
quartiere moderno parte di Gerusalemme che neppure il più visionario 
dei 
palestinesi immagina possa essere sgomberato. Burgher King è tornato 
a casa, 
mentre i palestinesi sono ben più intenti al processo di pace che 
alle 
dimostrazioni pubbliche di santità ideologica e politica. Certo non 
si 
metterebbero adesso a questionare su punti di principio senza sbocco, 
né 
userebbero per questo armi violente e passatiste. Ma gli Emirati, o 
l’ Arabia 
Saudita, che sono sempre nel mirino degli islamisti pericolosamente 
severi 
verso i loro rapporti con l’ Occidente e con gli americani in 
particolare, 
non hanno problemi nel roteare la spada e nel compiere gesti più 
realisti 
del re. Nel caso però delle minacce alla Walt Disney, qualcosa non 
quadra: 
mettiamo pure che i palestinesi negozino fino all’ ultimo centimetro 
quadro 
Gerusalemme Est e ne facciano la loro capitale. Questo non 
toglierebbe nulla 
al fatto che il primo gesto di David Ben Gurion nel 1948 proclamando 
lo 
Stato, fu quello di fare Gerusalemme sua capitale, anche se per metà 
era in 
mano dei giordani. Gerusalemme comunque è , e comunque resterà la 
capitale 
d’ Israele anche se la sua mappa dovesse cambiare. Il minacciato 
boicottaggio 
alla Disney tende quindi a negare una verità storica e a rimettere in 
giuoco 
l’ arma estremista del boicottaggio (arma molto efficace che fece di 
Israele 
un paria nello scambio e nei consumi, con pessimi risultati sulla 
disposizione d’ animo nei confronti della pace), e proprio mentre 
l’ atmosfera 
culturale di Israele, e in parte anche quella palestinese cambiano 
velocemente, predisponendosi alle riletture storiche e alle 
concessioni 
dolorose. I passi indietro della Lega Araba non giovano certo alla 
trattativa di pace in generale, e a quella su Gerusalemme, poi, fanno 
certo 
un gran male. 
            