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Di fronte a una folla inferocita duro attacco a Israele per tentare d i smentire le accuse di complicità Arafat: Peres, non tradirmi

lunedì 8 gennaio 1996 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Duro dolente ma moderato: Arafat ha invitato la folla palestinese, fremente di desiderio di vendetta per l'assassinio di Jehje Ayash, il più terribile fra tutti i terroristi di Hamas, a leggere il Corano in memoria dell'ingegnere. In visita nel villaggio di Dura aveva una parvenza più militaresca del solito, come un generale in lutto: ha evitato di eccitare la folla palestinese che da ieri riempie con la sua ira le strade di Gaza e del West Bank. Il senso di rabbia è terribile, e Arafat, con la sua visita di condoglianze in forma privata ad Hamas, e con le sue parole di ieri, gli ha dato voce, e insieme l'ha contenuto: ucciso in violazione degli accordi di pace, ha detto Arafat, che però sa che una clausola dell'accordo di Oslo consente a Israele di intervenire sul suo territorio in seguito a casi particolarmente . E certo l'ingegnere, coi suoi 60 morti all'attivo, con la sua invenzione dei suicidi carichi di tritolo, con la responsabilità in prima persona dell'esplosione degli autobus civili in Israele fin dall'inizio del processo di pace nel settembre del '93, era uno di questi. questo processo. Chiediamo però che l'altra parte non violi questa pace, entrando nel territorio palestinese di Gaza, e assassinando il combattente e martire Jehje Ayash. Una presa di posizione che vuole sfatare l'accusa che ieri volava, pericolosa, negli slogan di Hamas: . Il Rais si è guardato bene dal reagire agli integralisti islamici accusando, o prendendo le distanze dal loro dolore. Piuttosto ha ordinato alla sua polizia di star bene attenta ad evitare qualsiasi incidente. È lontano il novembre del '94, quando la nuova forza dell'Autonomia palestinese disperse una manifestazione di Hamas a Gaza uccidendo 16 persone e ferendone più di 200. Ora invece siamo alla vigilia delle elezioni: è vero che Hamas aveva preso le distanze dall'appuntamento del 20 gennaio. Ma si era impegnato a non sabotare, a non attaccare, a non rovinare la piazza a Fatah e a collocare, anzi, alcuni dei suoi uomini nelle liste indipendenti, con una sotterranea legittimazione. Hamas si era così riservato una ripresa delle attività antagoniste al processo di pace, a cui con la Jiad islamica si è sempre opposto, dopo il consolidamento del potere di Arafat. E si era anche messo al riparo dalla sconfitta elettorale e anche da eventuali colpi bassi della leadership dell'Autonomia palestinese stessa. All'inizio del processo di pace Hamas, forte dell'aiuto internazionale, si era messo di punta contro gli accordi di Oslo; il suo braccio armato, Ezzedin al Kassam, aveva cominciato ad allevare, reclutandoli fra i militanti di base nostalgici dell'intifada, le sue bombe umane, i folli suicidi degli autobus. Ancora pochi giorni fa è stata scoperta a Tulkarem, nella West Bank, un'organizzazione di martiri già pronti al suicidio, già preparati al prossimo attentato. Arafat all'inizio aveva cercato di assorbire i colpi per tenersi buoni i duri fedeli dell'Islam. Quando però gli israeliani gli avevano chiesto a brutto muso un atteggiamento più severo, pena l'interruzione del processo di pace, che rassicurasse anche la sua opinione pubblica interna, Arafat ha dato ordine alla sua polizia di reprimere Hamas. Ci furono allora arresti, botte, morti, sparizioni. Hamas imparò la lezione, e venne a un compromesso con il Rais, promettendogli che mai più gli attentati sarebbero partiti dall'Autonomia palestinese fin dopo le elezioni. E Arafat, in cambio, ha promesso grande rispetto, posti, una fetta di potere. L'ingegnere, da tempo, si sapeva, era nascosto a due passi da Arafat, a Gaza: anche se oggi i palestinesi moderati, come l'intellettuale gerosolimitano Ziad Abu Ziad, dicono che gli israeliani hanno fatto un gesto sbagliato rivolto al passato e non al futuro perché Hamas non dava in questo periodo segni di aggressività , e pure non ci sono ragionevoli dubbi che Ayash fosse un incorreggibile adoratore della dinamite come strada maestra della rivoluzione palestinese, e che presto sarebbe tornato a farsi sentire. Anche se lo zio Ayash Kamal, forse sobillato dal Mossad, sospettato di essere stato il Giuda che ha consegnato all'ingegnere il telefono traditore, fosse innocente, certo il tradimento è maturato molto vicino all'invincibile Ayash, un'autentica Primula Rossa noto per la sua imprendibilità . Questo è un segno che anche per Arafat il pentolone ribollente dell'attuale situazione politica è stracolmo di orribili veleni per tutti. Fiamma Nirenstein

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