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Così l’Italia si consegnò ai terroristi islamici

mercoledì 16 ottobre 2013 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 16 ottobre 2013

C'è stato un tempo peggiore di questo, in cui attacco ter­roristico e odio antisraelia­no ( e antisemita) si sono sposati gior­no dopo giorno fino a pavimentare una strada larga e comoda per l’attac­co alla sinagoga del 9 ottobre 1982. Al­le 11,55 di mattina un commando pa­lestinese assaltò il Tempio di Roma da cui uscivano soprattutto bambini per mano ai loro genitori, perché era il giorno di Shemini Atzeret, con la tra­dizionale benedizione dei ragazzini. Fu ucciso Stefano Gay Tachè, di due anni. Trentasette persone furono feri­te, alcune molto gravemente.
Un libro edito da Viella, Attentato alla Sinagoga coi sottotitoli Roma, 9 ottobre 1982 e Il conflitto israelo pale­stinese e l’Italia scritto da Arturo Mar­zano e Guri Schwarz, ci riporta senza remissione verso quel giorno, e ci di­mostra che non si sarebbe potuto evi­tare. Perché il carico di odio degli spa­ri dei palestinesi godeva di una inve­rosimile supporto: gli israeliani e gli ebrei erano considerati da quasi tut­ta l’opinione pubblica italiana (e co­munque dai media fuorché il Giorna­le , il Resto del Carlino e il Secolo d’Ita­lia , scrivono gli autori) fascisti colo­nizzatori e neonazisti, e sempre di più via via dalla guerra del ’67 fino a quella del Libano nell’82.

I palestine­si invece venivano lodati come parti­giani, fratelli dei cubani, dei vietnami­ti, del movimento di liberazione anti­fascista in Italia. Sullo sfondo, il volume fa balenare addirittura un accordo fra il governo italiano, il cosiddetto «Lodo Moro» che lasciava ai terroristi palestinesi campo libero contro i loro nemici ebrei israeliani (e poi anche ebrei ita­liani, come si è visto) col patto di non toccare gli italiani. L’attacco al Tem­pio, come dimostra il volume, non fu un’insorgenza sporadica,ma il frutto di una guerra ideologica che avvolse l’Italia e anche l’Europa di quegli an­ni fino ad afferrare Stefano nelle sue spire. Marzano e Schwarz racconta­no come negli anni della crisi energe­tica, anche se non manca il terrori­smo di origine etnica e religiosa ( i ba­schi, i cattolici d'Irlanda) e politica (le Brigate Rosse, la Bader Meinhof, i vari gruppi neonazisti) prende già piede il terrorismo isla­mico, di cui quello pale­stinese è il primo moto­re. Increbile il numero degli attentati: l’oleo­dotto Siot, il giradischi esplosivo nella stiva di un aereo El Al, un attac­co di missili all’aereo­porto di Fiumicino schivato quasi per ca­so, un attentato sul no­stro suolo patrio a Gol­da Meir in visita, un’au­to­bomba in Piazza Bar­berini a Roma, le due spaventose stra­gi di Fiumicino, quella del 1973 e qual­la dell’85, con decine di morti sem­pre per mano palestinese… e tanti al­tri.

In Europa era lo stesso,basta ricor­dare l’attacco agli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco dell’82, di cui peraltro il mondo si infischiò al pun­to che i giochi proseguirono. La logi­ca per cui, nello stesso ’85,gli assassi­ni palestinesi che ucci­sero sulla nave Achille Lauro l’ebreo america­no Klinghof­fer sulla se­dia a rotella gettandolo in mare, furono messi in salvo dal governo ita­liano, è scritta nelle pa­gine della guerra fred­da. C’era una volta un mondo dei diseredati e oppressi, giustificati in ogni azione, anche la più perversa, dal ruolo di vittime, e dall’altra parte i colonialisti oppressori e impe­rialisti, gli americani e gli israeliani. Ha qualcosa di simile alla perver­sione sessuale quello che si è scritto su Israele e sugli ebrei in quegli anni ancora vicini alla Shoah. L’Europa quando parla di ebrei perde la testa. Israele viene descritto dalla maggio­ranza degli articoli e dei testi politici come un serial killer, la formula del «nazisionismo» diventa comune sul­la stampa e nelle manifestazioni, compresa quella della CGIL che de­pone una bara nera proprio davanti alla sinagoga prima dell’attentato. Per anni questa formula è stata uni­versalmente accettata e riprodotta in vignette (anche di Forattini) e battu­te (anche di Dario Fo, Premio Nobel). Giancarlo Pajetta, Rodinson, Avneri e tanti altri hanno creato la base teori­ca per la promozione dell’odio anti­sraeliano e antiebraico, fino all’omi­cidio.
 
Il «lodo Moro» non funzionò, le stragi coinvolsero anche italiani: ma se ne spiegò la violazione dicendo che l’attacco a Fiumicino erano stato compiuto contro la linea aerea israe­liana. Se l’accordo con l’OLP lo strin­se Aldo Moro, niente di più tragica­mente ironico, dato che la sua fine fu scelta da quelle Brigate Rosse con cui scambiarono armi e consigli le orga­nizzazioni palestinesi, libere, grazie al lodo, di scorazzare sul nostro terri­torio. È una triste parabola sul danno provocato dal credere di placare l’ag­gressore, aiutandolo a colpire la sua vittima.

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Francesca K. , Milano e Portogallo
 mercoledì 23 ottobre 2013  15:15:18

Fiamma, spero che l'articolo venga tradotto in inglese ...



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