Così l'Iran inganna l'Occidente sul nucleare
Il Giornale, 23 aprile 2014
Ogni giorno un nuovo titolo ci garantisce che i colloqui con l'Iran sulle sue strutture atomiche vanno non bene, benissimo. E' formidabile la notizia di ieri che le parti si incontreranno a New York, mai successo prima, nelle giornate fra il 5 e il 9 maggio. Si parla anche di un accordo a breve sul reattore ad acqua pesante di Arak. L'agenzia degli Studenti Iraniani cita il negoziatore Abbas Araghchi che annuncia che i negoziati vi saranno tenuti a lato di un incontro sul Trattato di Non Proliferazione.
Niente può essere più promettente, più internazionale e pacifista, gli iraniani ce la mettono tutta per superare scogli "complessi e difficili" dice Araghchi. Sorridono Obama e la baronessa Ashton del sogno bello della fine della minaccia nucleare iraniana, sarebbe una "legacy" che fa scordare tanti fallimenti. Turba un po' l'atmosfera Fereydon Abbasi, ex capo del programma nucleare, che accusa che le agenzie di intelligence americane di aver usato gli ispettori per sabotare la consegna di equipaggiamento, o di averla consentita dopo aver sabotato gli oggetti da consegnare al mercato nero. Anche i sistemi elettronici così sono stati infettati con virus, secondo gli iraniani. Insomma, l'Iran è la candita vittima della furbizia occidentale, eppure è pronto all'accordo.
Tanto che, si è saputo ieri,il presidente Hassan Rouhani ha rimescolato tutta la sua agenzia nucleare per cacciare gli oppositori delle concessioni al P5+1. Adesso, se tutto questo avesse un senso, dovremmo solo aspettare fino al 20 luglio, la dead line, e stappare una bottiglia. Ma anche gli ottimisti fra gli interlocutori delle trattative notano che "alcuni elementi del programma contravvengono gli accordi internazionali". Ciò che appare fin'ora è che la bomba non svanisce all'orizzonte. In parole povere, l'Iran, anche se ha ridotto le percentuali di parte dell'uranio arricchito, ha le centrifughe e le riserve sul territorio pronti a entrare in funzione sela volontà politica di Khamenei, il leader supremo, lo deciderà. Arricchire è operazione veloce.E sia l'arricchimento dell'uranio che Arak sono per ora aperti.
La concessione di centrifughe per la ricerca scientifica è pericolosa. Sul tavolo,i sorrisi di Rouhani, la riduzione dell'uranio arricchito che può essere velocemente rimpolpato e il desiderio di pace dell'Occidente. Ma proprio Rouhani rivendicò i suoi meriti: "Mentre parlavamo con gli europei, a Ishfahan istallavamo gli impianti", disse tutto fiero a un giornale nel 2006.