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Che ipocrisia l'Iran "difensore delle donne"

sabato 4 maggio 2013 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 04 maggio 2013

Mi aspetto che il supremo leader iraniano Ali Khamenei troverà estimatori anche del discorso per l’anniversario di Fatima figlia del Profeta, dato che i diritti umani sono ormai un’opinione. Riporta l’agenzia iraniana Fars News che Khamenei ha detto che l’Occidente è destinato ben presto a collassare “a causa delle sue demoniache regole sessuali”. Ovvero: le donne da noi soffrono di “sfruttamento e uso come oggetti”, peccati “le cui conseguenze sono irreparabili”. Per esempio, “lo sfruttamento mina la famiglia e aumenta il traffico delle donne e le nascite illegittime”; il mondo “è diviso in due parti gli uomini sono i beneficiari del sistema,le donne sono sfruttate e usate dai maschi”; così le donne “in Europa e negli USA fronteggiano quotidianamente la violazione dei loro diritti umani”.

Ok, si potrebbe anche concordare. Ma per favore, da che pulpito. Nonostante più volte le autorità iraniane abbiamo affermato di avere modificato il codice, abbiamo notizie di lapidazioni e di condanne a quell’orrida pena di morte soprattutto di donne, fino alla famosa vicenda di Sahine Mohamadei Ashtiani, che non si capisce come sia andata a finire. Di altre ancora nel 2006 (Mahboubeh M.) e nel 2007 lo sappiamo: finite da sassi che non devono essere troppo grandi per non uccidere subito, né troppo piccoli.

Da quando c’è il regime le esecuzioni (anche di maschi) con le pietre sarebbero state 77 e adesso ci sarebbero 15 condannati in attesa. A monte di questo orrore, prima di tutto ci viene davanti agli occhi l’immagine della donna iraniana: lo chador quasi sempre la copre da capo a piedi pena il disdoro, le aggressioni delle Guardie della Rivoluzione e simili. Il codice le conferisce metà del valore del maschio nell’eredità, nella testimonianza in tribunale, nel valore dell’indennizzo. Le iraniane non hanno diritto a decidere del proprio divorzio né a custodire i figli né a ricevere un passaporto se il marito non acconsente. Una bambina può essere data in sposa a 13 anni. E poi ci sono le violenze domestiche, la vita quotidiana per cui la donna, anche se ha un alto tasso di scolarizzazione, entra nel lavoro ai margini... Insomma, questo apartheid di genere è stato raccontato da tante iraniane. In genere, queste preferiscono vivere nell’orribile inferno che è la società occidentale.

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