Caro Yehoshua, Hamas è terrorista
Il Giornale, 27 novembre 2012
Aleph Beth Yeoshua è un grande scrittore e per me anche un amico di vecchia data. Ma della politica nonostante un suo antico libro molto interessante sul sionismo (Bouli, come lo chiamano tutti, è un vero sionista) edito dalla Giuntina, vede solo ciò che gli sembra delineare i suoi sogni di grande artista, il romanzo, non la realtà sono la sua specialità. Così quando ieri sulla Stampa chiede a Israele di fare un accordo con Hamas, di nuovo fa gli stessi errori che ha fatto mille volte pensando che per fare la pace con il mondo arabo bastasse chiederlo per piacere, e farsi più in là.
Per qualche ragione gli sfugge interamente l’elemento ideologico, che nel caso di Hamas è certamente il primo. Non è che Bibi Netanyahu, come piace dire a Yeoshua, abbia voluto chiamare Hamas “organizzazione terrorista” invece che “nemico”, evitando così possibili accordi: no, Hamas è terrorista per definizione internazionale, l’Europa l’ha messa nella sua lista, così come gli USA, non Israele. Hamas, che non è nè uno “stato” nè un “nemico” come potevano esserlo Giordania o Egitto, ha come suo scopo scritto nella Carta cui è fedele (prego, prendetene visione, è una lettura affascinate nell’orrore) di distruggere Israele e di uccidere tutti gli ebrei, compreso quindi anche Aleph Beth Yeoshua. La Giordania non lo scrive nella costituzione, e neppure la Sria e l’Egitto. Il loro comportamento può essere stato, nelle varie guerre, crudele, imperdonabile: ma nessuno degli Stati circostanti Israele ha come scopo principale di distruggerlo e di far fuori gli ebrei uno a uno, in tutto il mondo. Con loro dunque la pace si può fare. Hamas invece se non fa la guerra all’Occidente, se non proclama la shariah, se non insegna ai bambini a diventare shahid, non esiste. Il riconosimento che Hamas vuole è la medaglia della leadership nella shariah, vuole che le visite dei Capi di Stato proclamino al mondo intero il suo diritto a essere il migliore macellaio di Israele, non il suo eventuale partner.
La richiesta di Bouli appare quindi come una medaglia che Hamas si appunterà sul petto per dire: vedete, quanta paura hanno gli israeliani che li facciamo a pezzi, persino Yeoshua ci chiede un accordo. Questo nella mentalità mediorentale è un danno grave, se hai paura sei morto, se richiedi la pace mentre l’altro ti dichiara guerra eterna non sei per loro che un vigliacco già in fuga. Sarebbe bello patteggiare con i palestinesi “una separazione ragionevole” ma quello che era possibile per re Hussein e per Sadat non lo è per Ismail Hanje o per Khaled Mashaal. Hamas non ha niente da guadagnare a chiedere “una separazione ragionevole”, non gli interessano due stati per due popoli. Intanto essi sarebbero comunque tre, dato che Hamas, come tutti ricorderanno, odia anche l’ANP, riodiata, quindi deve finire di distruggerla, non vuole affatto unificarsi con Abu Mazen, ma inghiottirlo in un’unico feroce hamasland.
Hamas non è asserragliata in una striscia di terra, i valichi sono aperti a mezzi e necessità umanitarie, l’elettricità, l’acqua, i medicinali, internet, flusicono da Israele e forse semmai sarebbe l’ora che questo potere passasse tutto all’Egitto che dovrebbe spalancare del tutto le sue porte perchè per una popolazione araba quello è lo sbocco naturale, vasto e promettente. Non lo è certo la terra in cui si sa che desiderano penetrare portando come hanno sempre fatto, terrorismo suicida e traffici nemici vari. Yeoshua non può aspettarsi che un’apertura a Gaza sia utile alla pace, sa che cosa ne uscirebbe, e sa che Abu Mazen non ne sarebbe affatto contento. Non vuole vedere Hamas sconfinargli in casa. Bouli sa che non furono le elezioni che portarono hamas al potere assoluto a Gaza, ma la guerra fra le due fazioni. Qualcuno ricorderà che uomini di Fatah furono scaraventati dai tetti di Gaza. Storicamente per i palestinesi, tutti, tanto forte è il rifiuto di considerare Israele un vicino ma di vederlo come un corpo estraneo, che anche l’OLP, prima di Arafat e ora di Abu Mazen, ha fatto fallire uno a uno tutti gli accordi tentati nel corso degli anni. L’Autorità Paestinese non cerca oggi di siglare un accordo che, dice piamente Bouli, non può firmare se non c’è Hamas: al contrario loda il terrorismo e la guerra e porta giovedì all’ONU la richiesta di uno stato proclamato unilateralmente, senza trattative, senza sedersi con gli ebrei, con Bouli. Nemmeno loro, quelli dell’ANP; lo vogliono fare, gli costa il disdoro di tutto il mondo religioso islamista, figuriamoci a Hamas. Perchè un Nuovo Mediorente c’è, sì, Bouli, all’orizzonte, ma è quello post “primavere”, in cui la Fratellanza Musulmana, di cui Hamas fa parte, persegue un califfato mondiale di cui Israele è il primo, più saporito boccone.
Ritornando nelle mie visioni non "poetiche" ecco affacciarsi all'orizzonte la bella nave da crociera "Achille Lauro".Sulla cima della prua Arafat (con tanto di sciarpa sbrindellata) insieme ad Altri; uno sparo a bruciapelo sull'uomo in carrozzella colpevole solo di essere Ebreo; dopo un attimo giù dalla nave "ai pesci".Questa premessa è doverosa ed utile in quanto dal "Titolo" si comprende il contenuto del "Libro"; dovrebbe riflettere ogni Persona di buon senso e di acuita analisi!Con stima Adriano da Cingoli
Laura Calasso , Italiana
Grazie per il bellissimo articolo, di una chiarezza disarmante...è proprio il caso di dirlo!Per fare un buon accordo ci vuole la volontà e l'integrità morale dei due contraenti e in questo caso non c'è, perchè Hamas non è un contraente affidabile tanto meno integro moralmente. Il terrorismo di Hamas rimane terrorismo con o senza accordi.Vale la pena ricordare allo Scrittore che Israele ha già pagato a caro prezzo il gesto di pace fatto con sofferenza e tante lacrime da parte degli Ebrei che vi vivevano, quando nel 2005 Gaza è stata "ceduta" ai palestinesi, purtroppo si è rivelato un "cavallo di Troia" per la popolazione ebraica che sta subendo ancora le conseguenze di quel tentativo fatto nel nome della pace.
michele lascaro , matera
Non si offenda, Signora, ma la sinistra fa di tutto per essere buonista. Israele, invece, non ha bisogno di buonisti, che fanno il gioco dei suoi aguzzini, ma di gente buona e leale, qualità di cui sono privi gli islamici. Lo scrittore, cui si rivolge, saprà anche scrivere, ma dà la possibilità ai suoi carnefici di prevalere.
Mara , Bologna
Una semplice considerazione: gli scrittori israeliani, che leggo e ammiro nei loro romanzi, di politica capiscono pochino.Non so se sia piaggeria verso l'occidente, Europa in testa; certo che fan cadere le braccia
gaia , roma
molto semplice ....non mi sembra difficile da comprendere......se poi si vuole ostinatamente vedere altro.......e' impossibile colloquiare!!!Grazie mille a Fiamma