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CADE UN TABÙ Israele laica arruola gli studenti di Bibbia

giovedì 10 dicembre 1998 La Stampa 0 commenti
FUOCO di fuori, e fuoco di dentro: mentre volano le pietre e già si parla di una nuova Intifada, il cuore più segreto e sconosciuto d'Israele ribolle di rabbia, si sente oltraggiato. I ragazzi con i grandi cappelli neri e gli occhialini, pallidi a forza di dondolarsi nella preghiera, saranno dunque coscritti, saranno forzati a servire nell'esercito che è anche la vita stessa d'Israele? Sembra impossibile! È uno scandalo politico e culturale senza precedenti. Qualcuno ieri, anche se è proibito, ha persino acceso la radio nei quartieri di Meah Shearim a Gerusalemme o di Bnè i Brach a Tel Aviv, dove formicola la vita degli ultrareligiosi, i Haredim, vestiti di nero e con i riccioli laterali come nella Polonia dell'800. La radio racconta eccitata che l'Alta Corte di Giustizia, una specie di vacca sacra dell'immaginario collettivo democratico, un Corpo che non sbaglia mai, dove siedono giudici laici e religiosi, ebrei e arabi, ha dichiarato al Paese che così non si può andare avanti: la decisione che risale ai tempi di Ben Gurion e Moshé Dayan di lasciare a casa i ragazzi delle Yeshivà , le scuole dove chini sulla Bibbia e sul Talmud e su tutti i testi ebraici si studia e si discute per una vita intera senza voler sapere altro del mondo, è stata dichiarata contraria alla legge e ormai anche impossibile da praticare. Entro un anno la Knesset, ovvero il Parlamento, dice la Corte Suprema, deve promulgare una legge giusta che renda uguali tutti i diciottenni di fronte al terribile fardello dei tre anni che qui dura l'esercito, sempre in guerra, di fronte alla morte che si porta via almeno due ragazzi al mese sul maledetto fronte del Libano. Specie dopo i risultati di un'indagine di una commissione dell'esercito iniziata nel 1992, appare inverosimile il privilegio di poter scegliere di starsene al caldo di fronte ai libri, magari prendendo moglie o giocando con i bambini, mentre sotto le tende i propri coetanei tremano di freddo o arrostiscono nel deserto. La Corte è arrivata alla grande decisione che tutti debbano fare il soldato non solo per un generico senso di giustizia; anche l'appello sottopostole dai due parlamentari di sinistra Amnon Rubinstein e Chaim Oron e dall'Associazione degli Studenti di Tel Aviv a cui ha risposto la delibera, è solo l'ultimo capitolo di una lunga storia di reciproco disprezzo fra religiosi e laici. Quello che ha portato all'esasperazione sia la società laica che l'Alta Corte è il fatto, accertato dalla commissione dell'esercito, che le quote degli studenti ultrareligiosi che chiedono e ottengono l'esenzione per motivi di studio, è cresciuta smisuratamente e anche truffaldinamente. L'idea originale, infatti, era che qualche migliaio di studenti, intesi come giovani custodi delle cose sante, dedicassero anima e corpo allo studio, e che la società , esimendoli dalla costrizione e anzi sussidiandoli, li vedesse come i depositari del grande compito della tradizione. Di fatto loro così si autodescrivono. Ma la verità è che ormai l'esenzione oscilla tra i 30 mila e gli 80 mila giovani, i quali quando si presentano alla prima chiamata dichiarano che non lavoreranno fino all'età di 25 anni per dedicarsi alla Bibbia. Ma non è vero. Talvolta con la complicità delle maggiori scuole religiose, molti giovani di fatto violano la legge andando a lavorare. Chi si sposa, chi tira su i bambini, molti aiutano la famiglia d'origine, altri si dedicano anche alla politica e al proselitismo (fra ebrei, si capisce). "Noi siamo già soldati d'Israele, soldati di un ebraismo che questo Paese laico tradisce ogni giorno. La nostra legge è scritta dal Signore del Mondo, il sionismo ci interessa poco", hanno reagito i Haredim. Gafni, uno dei rabbini ultrareligiosi, ha suscitato grande consenso tra i suoi quando ha detto i religiosi non faranno tante storie se passerà una legge che spedisce i ragazzi nell'esercito: "Semplicemente, ce ne andremo via da Israele. Oppure tutti insieme, maestri e allievi, siederemo in cella a studiare i Sacri testi". Già i politici tuttavia immaginano qualche compromesso che possa evitare uno scontro che neppure il laicissimo Ben Gurion pensò di poter sopportare. E l'ebraismo, proprio perché conta una grande quantità di laici, sente il bisogno dei suoi custodi. Fiamma Nirenstein

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