Braccio di ferro Israele-Onu Sul video che riprende i rapitori He zbollah
mercoledì 11 luglio 2001 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Israele ha di nuovo un soldato in fin di vita dopo aver seppellito
lunedì il
ventiduenne sergente Shai Shalom Cohen ucciso dentro la sua jeep nei
dintorni di Hebron, e i palestinesi sono furiosi per la distruzione
di circa
quindici abitazioni in un campo profughi di Rafah, vicino al confine
Egiziano. Gli israeliani dicono che si trattava di « zona rosa» ovvero
una
zona che secondo gli accordi è di uso militare e non civile e che gli
edifici rappresentavano un pericolo permanente di imboscate e
agguati; i
palestinesi hanno reagito durissimamente, riuscendo a raccogliere il
consenso degli Stati Uniti che anche a seguito della demolizione di
14 case
a Gerusalemme hanno chiesto di desistere dalla demolizione
defininendola
« provocatoria» . Il sindaco di Gerusalemme, Ehud Olmert aveva
insistito per
procedere alla demolizione di edifici illegali, nonostante sia il
Primo
Ministro Ariel Sharon che Shimon Peres fossero di parere contrarie.
Israele, poi, è stupefatta per la vicenda della video cassetta che
l'Onu ha
negato di possedere mentendo, e che ora si appresta a consegnare con
le
facce degli hezbollah cancellate. La storia: il 7 di ottobre
dell'anno
scorso tre soldati di leva vengono rapiti sul confine. Gli Hezbollah
penetrano fra le linee israeliane forzando il cancello 530 e
trascinano via
i giovani di ronda.Poco lontano, in vista, sorveglia la zona
l'Unifil, forza
dell'Onu che deve verificare che non ci siano violazioni della
legalità
internazionale sul confine dopo che Israele si è ritirata.
Tre settimane dopo l'evento che mobilita le famiglie disperate e
ignare
persino della vita o della morte dei loro cari oltre ai politici e a
mediatori soprattutto tedeschi alla ricerca almeno di notizie,
Israele viene
a conoscenza del fatto che un soldato dell'Onu ha filmato 18 ore dopo
il
rapimento una pellicola in cui si vedono le automobili usati dagli
hezbollah
camuffate da veicoli dell'Unifil, trascinate via con un carro
attrezzi. Si
immagina che le immagini diano notizie sui rapiti: sangue, vesti,
oggetti,
che possono dare indicazioni sullo stato dei prigionieri. L'Onu a cui
il
governo israeliano si rivolge per avere la pellicola, nega la sua
stessa
esistenza fino a pochi giorni fa: una televisione locale del nord
compra
pochi fotogrammi in cui si vedono i veicoli, alcuni uomini armati e
addirittura quelli che potrebbero essere due dei giovani rapiti
sdraiati su
due brande.
Allora Israele dice duramente a Terje Larsen, il rappresentante di
Kofi
Annan nella zona, che l'esistenza della cassetta è certa e che l'Onu,
negandone l'esistenza, si rende parte di una congiura del silenzio e
persino
ignora le famiglie dei rapiti. Larsen ha finalmente ammesso e si è
anche
profuso in scuse, mentre a New York l'Onu comunicava che avrebbe
consegnato
la cassetta sia a Israele che al Libano, ma con i volti delle persone
che vi
appaiono, i rapitori, schermati. In Israele ci si chiede prima di
tutto
perché l'Onu abbia mentito, facendo forse perdere delle tracce
fondamentali
e impedendo alle disgraziate famiglie di procurarsi notizie dei
figli. C'è
chi dice che l'Unifil si preoccupi per l'incolumità dei suoi uomini.
E di
fatto, l’ altro ieri Nasrallah, il capo degli hezbollah, ha detto
senza mezzi
termini che se l'Onu consegnerà la cassetta, verrà ritenuta una spia
di
Israele. L'Onu minimizza sostenendo che nel video non c'è niente di
importante, ma Israele è scandalizzata dalla lunga menzogna e anche
dal
fatto che l'Unifil ha guardato senza far nulla un rapimento che si
compiva
sulla sua porta.