Bibi e lo Yom Kippur tra i guai giudiziari e il rifiuto di Gantz
giovedì 3 ottobre 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 03 ottobre 2019Due scene molto concrete, su sfondo spirituale: questa è la situazione in Israele mentre si cerca di venire a una conclusione sulla situazione giudiziaria di Benjamin Netanyahu e sul governo di un Paese pericolosamente spenzolato e sull'eventuale terza tornata elettorale in un anno se nessuno ce la fa. Da una parte venti avvocati dello Stato e dieci di Netanyahu discutono da ieri mattina tre possibili accuse che possono trasformarsi in incriminazioni; dall'altra una riunione della fazione di Bibi, 55 seggi in parlamento contro i 44 della sinistra di Benny Gantz, che però ha due seggi in più come partito (33 di Blu8 e Bianco contro i 31 del Likud) si registra che Gantz rifiuta il governo di coalizione se BIBi non va a casa. E lui, non ne ha nessuna intenzione.
Non dimentichiamo lo sfondo spirituale: questo è un Paese che dopo Capodanno, celebrato da domenica fino a martedì sera, prepara Yom Kippur, il giorno della riflessione, del pentimento, delle scuse, di disegnare il futuro in termini moralmente migliori di quelli dell'anno appena trascorso. E invece la situazione politica rende tutto aspro, aggressivo, pieno di accuse e di sospetti: la proposta di Bibi di incontrare Gantz è stata rifiutata con parole ingiuriose, "vuoi tutto il potere, non ti crediamo": il maggiore oppositore è Yair Lapid, che avendo stretto con Gantz un accordo di rotazione, non vuole certo condividerlo con Bibi nell'eventualità di un governo di coalizione che dovrebbe suddividere il ruolo fra le due parti. E c'è anche, naturalmente, il rifiuto legato a un'intera lunga grancassa mediatica anti-Bibi, condannato a essere corrotto molto prima che i giudici persino si riunissero, per cui Gantz incorrerebbe in caso di accordo con lui nell'anatema delle sue truppe. E c'è anche nella speranza che l'avvocatura dello Stato decida che Bibi è incriminato, e così l'ipotesi di averlo di nuovo come Premier diventerebbe molto precaria.