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Bibi cerca il governo di unità nazionale. Immunità certa solo con l'esecutivo

venerdì 20 settembre 2019 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 20 settembre 2019

Chi pensava che finalmente la terribile campagna elettorale in Israele fosse finita, non ha fatto i conti con la determinazione delle due parti: Benny Gantz, che alla fine della conta ha ricevuto, secondo il Canale tv 13, 33 seggi, e Netanyahu, che è rimasto a 31 sono ancora come due galli in battaglia. Il primo quindi, se si conta anche il dubbio consenso della lista araba, coi suoi 13 seggi avrebbe 57 seggi, e Bibi 55. Ne occorrono 61 per fare il governo. Nel mezzo come l'araba fenice, Yvette Lieberman con i suoi seggi, che da 9 sono ieri diventati 8. Bibi, a parte che non crede fino in fondo che il consenso sia davvero diminuito ma che le cause dell'insuccesso siano momentanee e casuali, comunque non ha nessuna intenzione di arrendersi. Sa che Israele non intende andare per la terza volta alle elezioni, pensa che comunque questa soluzione forse gli darebbe spazio per riconquistare i voti perduti, e quindi gioca libero e veloce. Ha poco tempo: il 25 a voto certificato, il presidente comincia le consultazioni, in sette giorni, il 2 ottobre, deve concludere e dare il mandato e il prescelto ha poi 28 giorni fino al voto di fiducia. Proprio il 2 ottobre Bibi sarà sentito dai giudici per una eventuale incriminazione, e qui scatta la sua necessità di ricevere l'immunità parlamentare che gli sarebbe garantire solo se ha il governo. Conta sul suo carisma ancora molto forte e sulla inesperienza e la scarsa coesione del suo diretto interlocutore e nemico, Benny Gantz, un bravo generale ma un neonato del parlamento.

Ed ecco dunque ieri mattina nell'anniversario della morte di Shimon Peres, fra le tombe dei grandi e i discorsi in commossa memoria del grande uomo di pace, Netanyahu incontra, insieme, il presidente Reuven Rivlin (non un suo grande amico) e Benny Gantz; afferra le mani dei due con un gran sorriso, i fotografi scattano. Gli occhi dietro gli occhiali da sole nella calura gerusalemitana non si incontrano. Ma la foto parla chiaro: sorrisi, speranza, unità nazionale! Quello di cui Israele ha bisogno per curare le ferite: Bibi lo sa bene, ha perduto, ma non ha subito una sconfitta drammatica, i numeri lo dicono. Segue subito un video in cui chiama l'altro duellante a un incontro a due per discutere l'unità nazionale, il governo di coalizione "per tutti quelli che credono in Israele come Stato ebraico e democratico".

Senza precondizioni, dice Bibi, non dobbiamo andare a nuove elezioni, e ricorda come Shimon Peres e Yitzchak Shamir, persino loro due, riuscirono a formarlo negli anni 80. La proposta sottintende, così, anche il criterio della rotazione, e quindi la proposta di guidare personalmente il Paese. Rivlin, e questo mostra quanto il presidente sia ansioso di trovare una soluzione di cui le sue scelte sono in parte responsabili, ha subito lodato lo spirito positivo della proposta unitaria. Ma da parte di Gantz la risposta è stata fredda, cauta, nella determinazione di far valere la vittoria, con un'accusa chiara a Netanayhu di tentare una scorciatoia verso un ruolo che ormai appartiene, pensa Gantz, solo a lui.

Le due parti in realtà sono costrette da tutta una serie di lacci e lacciuoli che impediscono di guardare con chiarezza al futuro, e che lasciano aperta l'ipotesi dell'unità nazionale, ma come? Con o senza BIbi? Bibi non ha abbastanza voti per arrivare a 61, e per questo ha riunito subito i partiti religiosi e di destra che stanno dalla sua parte in una promessa di gestire le trattative insieme, come un sol'uomo. Può fidarsene? Non è detto. Gantz sa a sua volta che il partito arabo, di cui dovrebbe ottenere l'appoggio esterno, è spaccato e incerto, e del resto anche i suoi non vogliono certo essere sostenuti da Hanin Zoabi, che venne con la flottiglia turca a Gaza, o dai pargoli di Azmi Bishara, che, eletto alla Knesset, mandava mappe agli hezbollah perchè orientassero il tiro sul nord. Il famoso jolly che potrebbe coi suoi otto seggi risolvere ogni problema ha aggredito troppo direttamente i religiosi perchè ambedue le parti si sentano a loro agio con lui. Ma più di tutto gioca l'ostracismo culturale di tutta la sinistra e anche di Gantz rispetto a Netanyahu: mai con Bibi, diceva tutta la campagna elettorale a sinistra. Il Likud dovrebbe rinunciare a lui, e questo sembra impensabile, ma chi può giurare che nel prossimo futuro non ci sia una rivoluzione?

Trump  ha dichiarato che i due contendenti sono molto vicini, che si vedrà: lui comunque mantiene il rapporto con Israele. Mentre le ombre si addensano e si scalda la situazione fra gli USA e l'Iran che promette morte e distruzione se qualcuno l'attaccherà, arriva in Israele Jason Greenblatt , l'inviato speciale di Trump a Gerusalemme, senza che ce ne sia nessuna ragione apparente. Tutto può essere: si parla di Iran? di processo di pace? Greenblatt incontrerà anche Gantz? Perchè è venuto proprio ora? Da Gaza Sinwar il capo di Hamas attacca Gantz perchè lo considera, da capo di stato maggiore, dice furioso alla folla, un criminale di guerra. Invece Abu Mazen ricorda che il suo nemico è Netanyahu. Bibi da parte sua cancella il suo viaggio all'ONU. Un universo di matti? No, è il Medio Oriente bellezza.

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Adriano Romaldi , Falconara Marittima (AN) ITALIA
 sabato 21 settembre 2019  12:03:54

Posso soltanto augurare che il Governo sia espressione della volontà ebraica di mantenere ferme le proprie radici; per il resto aspettiamo e speriamo in Bibi.Shalom.



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