Ben venga l'accordo con Israele
giovedì 30 giugno 2016 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 30 giugno 2016Non ci poteva essere niente di più sensato e inevitabile, specie dopo il terribile attentato di martedì dell'accordo fra Israele e Turchia che è stato sancito ieri dal Gabinetto di sicurezza. Eppure il documento è stato segnato da una discussione furiosa ed emotiva, come avviene da queste parti dove democrazia significa spesso dissenso furioso. Mentre le televisioni mostrano le immagini dell'aeroporto Ataturk e studiano i fatti con lo sguardo fraterno di chi sa tutto di queste situazioni, gli esperti si avventurano non solo nel definire i terroristi (qui ritenuti di Daesh) ma anche nel vagliare le tecniche con cui si può difendere anche il ventre più molle delle democrazia, l'aeroporto.
La collaborazione contro il terrorismo è uno dei punti importanti dell'accordo siglato ieri, ed è interessante notare che la Turchia (che ha avuto 250 vittime nell'ultimo anno) da protagonista in odore di rapporti sotterranei con Daesh, adesso è alleata con il peggior nemico del terrorismo internazionale, Israele. Certo questo non piace a Isis. Erdogan ha sempre usato l'odio per Israele come manifesto della sua identità islamista. L'accordo che ha dovuto siglare cercando di uscire dall'isolamento internazionale è una rinuncia ideologica importante, che dà un buon segnale, anche se superficiale agli altri acerrimi nemici di Israele, fra questi l'Iran; in secondo luogo cerca il turismo israeliano, immagina un reciproco incremento tecnologico e economico, disegna un possibile gasdotto che la liberi dalla penuria energetica, può essere un ponte fra Israele e la Nato, e non ottiene niente per il suo amico Hamas: Israele ha rifiutato qualsiasi trasferimento diretto di beni o l'apertura di Gaza, tutto deve passare attraverso il porto di Ashod, come ai tempi della Mavi Marmara, la nave che voleva portare aiuti ad Hamas su incitamento turco e fu fermata in mare, con nove morti.
Israele è criticata oggi per i 200 milioni che verserà alle famiglie degli uccisi, si è detto che questo sostituisce una premessa ad altri risarcimenti paradossali a famiglie di terroristi. Ma oggi la Turchia si impegna a impedire ad Hamas azioni militari dal suo territorio e a ritirare accuse che possano portare soldati israeliani al tribunale internazionale. Però, la grande obiezione è più seria della politica: le famiglie di due soldati dispersi nell'ultima guerra a Gaza, Hadar Goldin e Oron Shaul, vogliono riavere i loro cari, la mamma di Hadar sente che il figlio è ancora in vita, e la famiglia di Goldin vuole le sue spoglie. Un altro israeliano Avra Mengistu, di origine etiope, è sparito dentro Gaza dal settembre 2014. Le famiglie protestano disperatamente perché nell'accordo non c'è l'imposizione a Erdogan di chiedere a Hamas di restituire i ragazzi. Ma era impossibile: l'eventuale difetto dell'accordo è tutto nelle sue machiavelliche ambizioni imperiali, che ora gioca la carta dell'Isis o di Hamas, ora quella del mussulmano moderato: ma Israele lo sa.
venerdì 1 luglio 2016 18:16:43
Non sono contro l'accordo con la Turchia. Sta di fatto che il Sultano islamofascista e antisemita comincia ad avere paura, soprattutto di Putin. Noi europei occidentali continuiamo a leccargli i piedi. La Turchia si può salvare solo con un golpe militare, con un nuovo Atatürk, come hanno fatto gli egiziani guidati dal generale as-Sisi.