BATTAGLIE CON LA POLIZIA: TRENTUNO ARRESTI Torna la tensione, scontri nel cuore di Gerusalemme Ultrà ebrei sulla Spianata delle Moschee, Hamas mobili ta i musulmani
lunedì 11 aprile 2005 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
STATO d'Israele, stato di polizia! Sharon traditore! Sharon delinquente! e
voi tutti quanti, poliziotti schifosi, anche voi siete degli schiavi di uno
Stato fascista» . Non è una manifestazione di estremisti palestinesi, è
invece un gruppo piuttosto sparuto di pittoreschi estremisti appartenenti a
Yrgun Revavà (l'organizzazione dei diecimila) che si agita nel sole del
grande piazzale di fronte al Muro del Tempio.
Il Muro bimillenario, dove il papa depose il suo messaggio a Dio secondo
l'uso ebraico, è fra le vestigia più sante per tutto il mondo ebraico perché
è ciò che rimane del tempio distrutto dai Romani nel 70 d.C. E di fatto
sostiene la grande Spianata delle Moschee, dove sorge Al Aqsa, uno dei
luoghi più santi per l'Islam: si narra che Maometto vi giunse in volo dalla
Mecca. Gli estremisti, ben sapendo di andare a toccare un punto
terribilmente sensibile, avevano promesso di salire alla Spianata per
festeggiare l'inizio del mese in cui si celebra Pesach, la Pasqua ebraica.
Invece un enorme cordone di 7500 poliziotti che il governo di Sharon ha
chiamato da tutta Israele, ha impedito persino l'inizio di una
manifestazione. I loro convogli sono stati fermati lontano dal Muro;
trentuno persone sono state arrestate, di cui due soltanto sotto la
Spianata, tre poliziotti sono stati ammaccati più che feriti sul serio dai
manifestanti, e molti girotondi di ragazzini con i riccioli sono stati
seguiti dai giornalisti di tutto il mondo, più numerosi dei manifestanti.
Intanto però sulla Spianata avveniva qualcosa di molto più drammatico, data
che la vera « organizzazione dei diecimila» era di fatto diventata quella
sopra la spianata delle Moschee. Infatti negli ultimi giorni su vari fogli e
tv arabe, i religiosi hanno cominciato a chiamare i musulmani alla difesa
della Moschea di al Aqsa, ventilando un attacco massiccio di organizzazioni
israeliane. Lo sceicco Ahsam Yussuf, capo di Hamas a Ramallah è riuscito a
portare alla Spianata centinaia di appartenenti all'organizzazione e ha
chiamato alla guerra santa: solo per la presenza della polizia e forse anche
perché fra i fedeli musulmani di Gerusalemme la Jihad non è così popolare
come nei territori e Abbas è amato, dalla spianata non è partito nessun
incidente, una delle solite sassaiole sui fedeli ebrei riuniti presso il
Muro del Pianto che poi fa scattare la polizia e porta agli scontri
sanguinosi che il mondo intero ricorda all'inizio dell'Intifada.
La polizia ha seguitato a giungere in affannati drappelli anche quando era
ormai chiaro che l'Irgun Revavà era stato, per questa volta, disperso. Gli
scontri possono diventare micidiali quando cominciano presso il grande pomo
della discordia, e hanno una portata politica che supera i confini di
Israele. « La nostra missione - dice il capo della polizia Shaul Naim - va
sotto il capitolo Pericolo per lo stato. Perché le minacce alle Moschee
hanno sempre un pauroso sottinteso, quello delle organizzazioni terroriste
ebraiche. È in gioco la fine del mondo, l'idea apocalittica di centinaia di
milioni di musulmani che corrono verso la loro Moschea di Al Aqsa
attaccata» . Per ora, vestiti di bianco, con gli shofar, i grandi corni di
ariete che si suonano nelle solennità religiose, i ragazzini che ballavano e
cantavano in cerchio, i manifestanti non avevano un’ aria pericolosa, ma
neppure sconfitta. Il loro capo David ha-Ivri ha già promesso un ritorno più
riorganizzato fra trenta giorni, e il vento del dissenso contro lo sgombero
soffia sul fuoco: il bilancio del governo Sharon è passato, con esso il
finanziamento dello sgombero; il referendum è stato bocciato. La destra è
nell’ angolo, i tentativi di fermare Sharon possono farsi disperati.
E anche da parte palestinese, nei gruppi per cui l'idea di ogni accordo con
Israele suona blasfema e si vuole solo eliminare lo stato ebraico, la linea
Abu Mazen è invisa: dopo l'attentato di Tel Aviv, ce ne sono stati molti
altri minori. Gli Hezbollah fanno di tutto per rinfocolare le forze di chi è
disposto a cercare di distruggere la linea di Abu Mazen, che invece vorrebbe
arrivare tranquillamente allo sgombero. E dopo l'uccisione di tre
palestinesi vicino alla Strada di Filadelfia, a Gaza, sono piovute sugli
insediamenti del Gush Kativ non meno di cento colpi di mortaio.
Sotto le Moschee, tuttavia, quando si chiede a Arieh Eldad un deputato della
destra molto contrario allo sgombero e che tenta, senza spingere ma con
determinazione, di salire alla spianata, si sentono spiegazioni diverse da
quelle politiche.« Ci chiediamo - dice - perché mentre tutti i musulmani e i
turisti possono salire sulla Spianata, il nostro Stato, che dovrebbe capire
le ragioni della tradizione ebraica, proibisce agli ebrei di pregare sopra
le rovine di quello che per è il centro più importante della loro identità
religiosa« » . Ma santo cielo, perché questo può diventare un casus belli
gigantesco, non saranno mai pronte al compromesso le persone religiose, a
capire le ragioni degli altri? « Che il governo, al minimo, ci consenta un
angolo dove pregare, così è una cosa sconcia, si metta d'accordo con le
autorità » .
Ma non le sembra, diciamo a Moshe Feiglin, un estremista che ha anche fatto
qualche anno di galera, che spostando l'attenzione sulle Moschee, non fate
davvero un piacere ai vostri amici degli insediamenti, che hanno un vero,
immediato problema? « Un vero problema? Il vero problema è questo - e indica
il Muro del Pianto - è che i nostri governanti non sono più ebrei, non
riconoscono il sacro, per questo danno via i territori» . Un poliziotto lo
ascolta triste, è già tardi, il sole picchia, vorrebbe andare a casa.