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BARAK COME BEN GURION IL CORAGGIO DEL PROFETA

mercoledì 19 luglio 2000 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein TEL AVIV SEMBRA che in queste ore Barak e Arafat stiano discutendo davvero su Gerusalemme l'intoccabile, il tabù dell'intero mondo ebraico da quando, nel ‘ 67, divenne la « Capitale indivisibile dello Stato d'Israele» , il totem di quasi un miliardo di musulmani che vedono nella Moschea di Al Aksa il simbolo della loro dignità stessa. Se così è , Barak sta compiendo un passo di inestimabile portata storica. « C'è un'affascinate somiglianza fra questi giorni - ha scritto lo scrittore Amos Oz - e le grandi decisioni del novembre 1947 (di accettare la partizione dell'Onu) e del maggio 1948 (la dichiarazione d'indipendenza, con tutti i rischi che sfociarono nell'attacco di sette Stati arabi). Ehud Barak si trova di fronte a una situazione simile a quella di Ben Gurion allora, e sembra stia mostrando lo stesso suo coraggio» . Una settimana fa, quando Barak è salito sull'aereo verso Camp David, con una crisi di governo sulle spalle, la mobilitazione accesa di tutta la destra, la prospettiva di condurre Israele verso un destino nuovo, con nuovi confini, nuovi equilibri, forse nuovi inaspettati conflitti, Yossi Sarid, il leader del Meretz, il partito radicale, lo ha salutato dicendogli: « Tu non parti solo. Al tuo fianco partono Ben Gurion e Yzchak Rabin» . David Ben Gurion è nella storia d'Israele il gigante che ha visto con anticipo profetico quello che nessun altro scorgeva, l'artefice di un destino inconcepibile se non sulla carta, colui che sfidando la paura dei suoi e le reticenze del mondo ha imposto la rinascita di Israele. Barak ha le stesse caratteristiche di preveggenza, di incoercibile vitalità , la stessa capacità di tirare dritto per la sua strada? Sono domande cruciali per il futuro d'Israele. Lo storico Shabtai Tevet è il biografo di Ben Gurion che meglio ne conosce la persona, le carte, gli atti. Nella sua casa di Tel Aviv zeppa di libri si passa pensoso una mano fra i capelli bianchi: « E’ difficile dire se Barak avrà nella storia lo stesso ruolo di Ben Gurion: però posso dire che in comune con ” il vecchio” , come tutti lo chiamavano, ha determinazione, visione, coraggio. Siamo già molto fortunati ad avere oggi un leader come lui. Di Ben Gurion sappiamo che aveva la capacità di vedere sia la vetta della montagna sia quello che c'era oltre, di Barak non possiamo ancora dirlo» . Quello che sembra mancare a Barak, secondo Tevet, è la visione, la politica: « Ben Gurion aveva le idee molto chiare su come utilizzare il partito, come mobilitarlo e convincerlo. Sapeva usare abilmente le varie cerchie del consenso, dagli amici all'ebraismo internazionale. Partiva con meno del 50 per cento dei consensi e arrivava a utilizzare il cento per cento delle forze in campo. E il suo strumento era il partito» . Invece Barak, che condivide con Rabin la caratteristica di donare al Paese la sensazione della sicurezza grazie al suo passato militare, secondo Tevet è negato per i giochi politici. E molti criticano la sua abitudine a rivolgersi direttamente al popolo, a scavalcare le regole della democrazia formale. « Qui i due uomini si incontrano di nuovo - dice Tevet -. Ben Gurion diceva sempre "non so che cosa il popolo pensi sia il suo bene, ma io lo so". Barak si rivolge direttamente alla gente per televisione e non usa, al contrario di Ben Gurion, il mezzo migliore per il consenso, che in Israele è tuttora il partito. Ma non è un comunicatore, anche se ha una cultura immensa, una sveltezza straordinaria e anche un'attenzione per l'interlocutore che certo non era una caratteristica del Vecchio» . Il Vecchio si trincerava, racconta Tevet, in una specie di autismo, frutto (come nel caso di Rabin) di una grande timidezza. « Una volta dovevo intervistare Ben Gurion in occasione di un suo compleanno e portai con me mio figlio Shauli di otto anni, che aveva per lui una valanga di messaggi augurali da tutta la scuola. Incredibilmente, Ben Gurion li lesse uno a uno, poi tenne a mio figlio un lungo discorso di ringraziamento e di esortazione. Shauli uscì in giardino a giocare. Dopo un po’ Ben Gurion mi chiese: “ Dov'è la bambina?” . “ Quale bambina?” , dissi io. “ Quella con cui ho parlato per un'ora” , rispose tranquillo. Quando gli spiegai che era un maschio, non si scompose: in Shauli aveva visto solo un’ occasione per spiegare, educare» . Invece Barak non è mai astratto, distaccato: lo si vede dal fatto che il sorrisetto che i suoi consiglieri gli hanno appiccicato alle labbra in questi giorni cruciali è sparito. Anche Ben Gurion non rideva quasi mai. E Rabin, mai.

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